All’interno del dibattito cultura le, sociale e politico collegato al programma di governo di Mario D raghi , diventa sempre piu’ diffuso l ’interrogativo sulla sua capacita’ di coniugare le rigide regole della finanza e del mercato con l’economia civile e l’auspicata prospettiva di di contrastare l’incredibile aumento delle disuguaglianze. In particolare non sono pochi quelli che si domandano come Draghi , gia’ nominato da Papa Francesco membro dell’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali, riuscira’ a sintonizzarsi , nella sua azione di governo, con Stefano Zamagni, Presidente della stessa Accademia , esperto economista, da anni impegnato a superare le distanze economiche e sociali dei Paesi del pianeta.
Nello mese di ottobre dello scorso anno Zamagni ha data alle stampe un libro rivoluzionario dal titolo “Disuguali”, edito dalla Aboca Edizioni. Rivoluzionario perché invita a cambiare radicalmente le regole e le istituzioni economiche internazionali se davvero si vuole superare le attuali e sempre piu’ crescenti disuguaglianze di ogni genere.Nello speciico del suo pensiero economico Zamagni ritiene che non saranno la cospicua cooperazione internazionale e la filantropia senza progetto di sviluppo a risolvere il problema delle disuguaglianze. La storia internazionale degli ultimi decenni dimostra , con i non pochi insuccessi, l’attendibilita’ del pensiero socioeconomico di Zamagni che arriva , addirittura, a mettere in discussione il “diritto assoluto ed intoccabile della proprieta’ privata”.Dopo aver ricordato che il c antiere delle attuali regole dell’economia fu aperto nel 1975, a Rambuillet, presso Parigi , con il primo vertice del G6 , Zamagni chiarisce che il progetto della globalizzazione è molto diverso da quello della internalizzazione.
Perché mentre prima l’oggetto della transazione economica tra gli Stati , erano le sole merci, con la globalizzazione tutto l’imput della produzione economica diventa oggetto di scambio: il capitale, il lavoro ed i diritti umani fondamentali. La globalizzazione, altresi’, ha fatto diventare strutturale il fenomeno migratorio che prima era spontaneo. L’approdo progettuale di Zamagni , quindi, è quello di passare da “una economia incivile” ad una “economia civile” costituita da reti di rapporti solidali tra le persone, con una intelligente interazione con l’ambiente e con una cultura diffusa , permanentemente promossa da una significativa consapevolezza generativa della storia umana del progresso integrale. Questa economia , spesso non percepita, c’è in Italia, c’è in Europa e ne mondo, forse non visibile e poco coordinata, ma comunque lodevolmente operante in ambiti sociali dove non arriva l’attenzione delle istituzioni .Su questo fronte non è stata casuale la proposta, per una volta all’anno, di organizzare il “ Festival dell’Economia Civile” che, dal 2019, si tiene a Firenze .Si tratta di una proposta sul ben-vivere, sul ben.intraprendere, sul ben-generare all’interno di progetti e di percorsi di una economia di transizione attraverso l’impegno di tanti uomini e donne che assumono valori e relazione virtuose per costruire concretamente il bene comune.
di Gerardo Salvatore