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A Carife a confronto sull’antica Romulea

Una tavola rotonda dedicata all’antica Romulea, un nome indicato dallo storico Tito Livio come centro Sannita nel territorio della tribù irpina. E’ l’incontro tenutosi martedì 27 agosto, nella sala convegni del Museo Archeologico di Carife e della Baronia organizzato dall’amministrazione comunale di Carife e dal Museo. Il dibattito si è concentrato tutto sul titolo stesso della manifestazione. Dopo il saluto del sindaco di Carife Antonio Manzi i lavori sono entrati nel vivo. Tra i relatori il consigliere con delega al museo e al turismo Giuseppe de Angelis, convinto assertore dell’identificazione di Carife con Romulea.

Di seguito il dibattito è stato animato dall’apporto di coloro che seguono criteri di indagine diversi: quella degli archeologi e storici Flavio Castaldo direttore del Museo e Mario Cesarano direttore dell’area archeologica di Aeclanum, e quella lo studioso di cartografia architetto Giovanni Panzetta. Punto di partenza del confronto l’ipotesi avanzata dall’archeologo Werner Johannowsky che sosteneva come l’antico centro di Carife potesse identificarsi proprio con Romulea, saccheggiata e distrutta dai Romani. Panzetta ha illustrato la sua ricerca dimostrando come altamente probabile che il monte di Carife possa essere quello nominato nella cartografia settecentesca come Monte Romulo.

I due archeologi hanno, invece, evidenziato come sia necessario evitare facili automatismi seduttivi, poiché non ci sono che prove indiziare per associare Monte Romulo con la Romulea di Livio e con la “sub Romula” indicata nella Tabula Peutingeriana.

La complessità dell’argomento ha interessato un folto gruppo di uditori, tutti concordi con Cesarano, che, al di là della veridicità o meno dell’identificazione, ha sottolineato come sia importante e necessario che l’Irpinia nella sua interezza prenda possesso della sua storia con orgoglio e consapevolezza.

 

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