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A proposito dei furbetti del cartellino

 

Si ha la sensazione che la gente voglia rimuovere, non parlandone e non indignandosi, la memoria dei “furbetti del cartellino” che timbravano ed uscivano dall’Asl con una certa frequenza. Con l’eccezione del nostro giornale, che per prima ha pubblicato l’elenco dei nomi, causando proteste, anche la stampa locale ed i politici tendono ad allontanare la discussione con un certo fastidio. Eppure lo scarso civismo, unito ad altre cause, come la burocrazia inefficiente, la corruzione, l’affarismo politico a volte sospetto, sono tra le cause endogene della questione meridionale dei nostri tempi. Non imputabili alle istituzioni centrali e che dovrebbero trovare soluzioni, per quanto ci riguarda più da vicino, per il nostro comportamento. Invece tolleriamo sempre, come in quest’ultimo episodio. A pensarci bene ci si dovrebbe indignare al solo pensiero di come sia stato possibile un fenomeno prolungato, di così palese violazione di norme regolamentari e penali, un vero e proprio reato di truffa nei confronti dello Stato che, se accertato giudizialmente, porta al licenziamento e alla reclusione. Non si capisce come sia potuto accadere sotto l’occhio delle telecamere, installate dalla polizia, che tutti sapevano essere in funzione da mesi e che qualcuno ha irriso e altri hanno tentato di disinstallare. La gravità non si ferma qui perché era noto in azienda che fosse in corso un’inchiesta giudiziaria e le telecamere erano visibili. Il tutto a pochi mesi di distanza dai video, messi in onda, per settimane, dalla televisione, di vigili ed impiegati comunali di San Remo -qualcuno ripreso perfino in mutande- per un analogo comportamento che ha portato a numerosi licenziamenti. Con la maggiore predisposizione d’animo possibile non si riesce proprio a comprendere l’animus operandi se non con una diffusa percezione di impunità, anche di fronte all’evidenza dei fatti e ad un contesto, in gran parte, inquinato e moralmente deprecabile. Qui non si tratta di “chi ha sbagliato è giusto che paghi” perché non si tratta di errori ma di veri e propri reati e non si capisce come la dirigenza dell’Ente sia potuta venir meno, così palesemente, ai suoi obblighi funzionali! Quanto ai furbetti del cartellino, “Colpisce che atteggiamenti così protervi, ai limiti della delinquenza abituale, provengano da soggetti normali” ha detto un magistrato. Ma tant’è non a caso siamo tra gli ultimi per la scarsa presenza di senso civico nella popolazione e per l’innato comportamento del tirare a campare, tanto “così fan tutti!”. Altro silenzio assordante è quello dei politici nostrani i quali non hanno visto, non sanno, e, se proprio tirati per i capelli, biascicano le solite giustificazioni che delle cose positive nessuno parla. A scanso di equivoci riteniamo anche noi che la gran parte dei funzionari, infermieri, medici ed impiegati siano onesti, competenti e si dedichino al loro lavoro con professionalità e serietà. Costoro sono i primi a subire un tale stato di fatto e sono costretti ad operare in un contesto disorganizzato, gestito male, nel quale ognuno cerca di trarre il maggior vantaggio personale possibile, sotto gli occhi assenti di una dirigenza, espressione clientelare di una classe politica che asservisce la Pubblica Amministrazione a fine di catturare consenso elettorale e non solo, come dimostrano i continui episodi di corruzione. Purtroppo le cause di questo fallimento sono note a tutti e costituiscono il motivo principale del distacco di molti cittadini dalla politica e dai partiti. Togliere ai partiti ed ai politici la facoltà di nomina negli Enti pubblici, economici e non, e soprattutto nella Sanità sarebbe una delle riforme che avrebbe dovuto connaturare la politica del rinnovamento e la “rottamazione” della corruzione e dell’inefficienza delle Istituzioni e non “il levati tu che mi ci metto io” che pare aver spinto Renzi alla conquista del partito prima e del governo poi. Di tagli netti e di vere riforme (separare la sanità pubblica da quella privata, provando a metterla in concorrenza, abolire il tempo definito dagli ospedali, abrogare l’intramoenia, come sostiene anche il governatore della Toscana, Rossi del PD) manco a parlarne! “Siamo fessi?” sembrano dire in coro i politici, stavolta in maniera trasversale! La Sanità, soprattutto nel Sud continua a rimanere pessima. L’Ufficio studi della CGIA di Mestre, noto per le sue ricerche rigorose e serie, sostiene che la qualità della P.A italiana è pessima. “Rispetto ai 206 territori interessati il sud d’Italia compare sette volte nel rank dei peggiori con la Campania che si classifica al 202° posto per la burocrazia!
edito dal Quotidiano del Sud

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