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Acqua pubblica, tra Aqp e Alto Calore

 

Da sempre l’Alto Calore è stato la madre di tutte le battaglie politiche, il crocevia degli interessi clientelari che per anni hanno animato la politica irpina. Il significato di questo scontro è presto chiarito: secondo una vecchia vulgata l’ente idrico irpino prima di dare l’acqua ha dato il pane. Un numero considerevole di fontanieri e impiegati hanno da sempre affollato la sede di via Roma,crescendo esageratamente di numero negli ultimi anni, tanto da far schizzare in alto la spesa per il personale con il risultato di aggravare il disagio economico della società. Dagli albori della prima Repubblica fino all’avvento della seconda intorno all’Alto calore si sono mossi,dunque, gli interessi politici con uno scontro che spesso è scivolato in lotta all’ interno e tra partiti, scontro che all’epoca del centrosinistra fu superato a discapito dell’Alto Calore, scisso in due società: Alto calore servizi, a guida Margherita e l’Alto Calore patrimonio e infrastrutture a guida Ds. Una inusuale divisione che nel tempo si è rivelata dannosa, peggiorando solo i conti della società idrica senza arrecarne alcun beneficio. Ma la battaglia politica intorno all’Alto calore continua ancora soprattutto nel Pd, dove in questi ultimi tempi fa discutere la proposta di accordo tra la società idrica irpina e la Gesesa, che gestisce il Comune di Benevento e altri comuni del Sannio. La fusione è stata presentata come ineluttabile perché condizionata dalla nuova legge sul riordino idrico approvata dal Consiglio regionale e soprattutto dal disastrato bilancio dell’Alto Calore, gravato da un gigantesco debito che rischia di seppellirlo. Un motivo in più per tentare un accordo con la Gesesa, società piccola ma robusta dal punto di vista finanziario, poiché dietro c’è il colosso idrico Acea controllato dalla famiglia Caltagirone. Una scelta, quella della Gesesa, che si giustifica anche con il fatto che la società opera nel perimetro dell’Ato Calore irpino che geograficamente mette insieme l’Irpinia e il Sannio, ma non tutto il Pd,parte del quale vede con sospetto l’accordo con la Gesesa, pensando che dietro l’operazione ci sia la longa manus del PD beneventano e del suo indiscusso leader Umberto del Basso De Caro che guarda con interesse all’Irpinia, provincia ormai orfana di classe dirigente e,dunque, terra di conquista . E così sul futuro dell’Alto Calore, pesano le prospettive elettorali e congressuali del Pd. Ma quest’ultimo deve fare i conti con molti sindaci e soprattutto con quelli dell’Alta Irpinia, dove il sistema idrico integrato è governato dall’Acquedotto Pugliese che gestisce ben undici comuni. Un’enclave irpina del più grande acquedotto d’Europa che vanta una gestione totalmente pubblica alla quale dovrebbe ispirarsi lo stesso Alto Calore nella scelta del socio, tenendo anche presente che il Moloch idrico pugliese potrebbe mirare ad una sua più significativa presenza in Irpinia dove ci sono le maggiori fonti idriche che nel suo interesse deve anche salvaguardare a differenza di Acea l’importante società idrica che sta dietro Gesesa che dell’acqua ha solo uno scopo utilitaristico. Una maggiore presenza dell’ Acquedotto pugliese sarebbe utile all’Irpinia per ottenere finalmente dalla Regione Puglia il ristoro per l’uso dell’acqua e all’Alto calore per avere un socio affidabile in modo da continuare ad essere una società interamente pubblica.
edito dal Quotidiano del Sud

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