Corriere dell'Irpinia

Addio Piazza Macello, chiudono anche i Magazzini Americani: “Abbassiamo le serrande dopo più di 60 anni. Trattati come una zona di serie B”

Patrizia Preziuso e Fioravante Cozzolino davanti ai Magazzini Americani di PIazza Macello, Avellino

AVELLINO – Chiude lo storico negozio di piazza Macello ‘Magazzini Americani’: “Abbassiamo le serrande dopo più di 60 anni di attività” ci dicono i proprietari. E’ l’ennesimo segnale di resa che arriva dai commercianti di questa piazza macello serrande abbassate david zona di Avellino. Una zona ormai da anni alle prese con una desertificazione che nessuno sembra intenzionato a combattere. Solo pochi giorni fa, poco distante, ha abbassato le serrande anche un altro negozio, ‘David’. E’ evidente che da quando è stato spostato il terminal dei pullman è cambiata definitivamente la storia di questa parte, pure centrale, del capoluogo. Si poteva fare qualcosa per evitare questa deriva? E’ tardi per rimediare? Invertirà questa tendenza la nuova sindaca Laura Nargi? Domande che abbiamo condiviso con i diretti interessati, a partire dai commercianti che si trovano sotto i portici. Iniziamo da chi oggi ha oscurato le vetrine del negozio con una scritta inappellabile, “Liquidazione totale per chiusura attività”: la famiglia Cozzolino. Stamattina ad organizzare la svendita delle rimanenze di magazzino abbiamo trovato la signora Patrizia Preziuso, moglie di uno dei tre fratelli fondatori dello storico marchio Magazzini Americani, Michele Cozzolino, venuto a mancare solo pochi mesi fa, e il figlio Fioravante. Sono loro, insieme all’altra figlia Antonella, ad aver raccolto il testimone dell’attività. Sono loro ad aver vissuto il periodo d’oro del commercio avellinese, negli anni ’90, e a testimoniare oggi la crisi economica (e sociale) che imbavaglia la zona di piazza Macello e via Carlo del Balzo. “Una zona centrale ma di serie B – dice Fiore –. Il declino è stato lento ed inesorabile, ma si può dire che tutto è davvero cambiato quando hanno spostato la stazione dei pullman. Da quel momento le vendite sono calate del 50%. Anche mio padre diceva che ormai non era più il caso di andare avanti e che bisognava reinventarsi. Per questo con lui e insieme a mia sorella abbiamo iniziato a pensare di cambiare settore e aprire qui, in questi stessi locali, una palestra. Ma anche le istituzioni devono fare la loro parte e tutelare chi qui ci abita o ci lavora”. Cosa si poteva fare per evitare questa crisi? Lo chiediamo a Fioravante ma la risposta arriva quasi in coro anche dalla mamma Patrizia e da una ‘vicina di negozio’, la signora Eliana Hrib che gestisce “La dispensa di Amelia”: “Noi commercianti ce la mettiamo tutta, ma avremmo bisogno di un aiuto da parte delle istituzioni. Per dare un segnale si potrebbe partire con due semplici provvedimenti: l’aumento dell’illuminazione pubblica e l’aumento dei controlli delle forze dell’ordine. Perché qui, soprattutto d’inverno, dalle 18:30 in poi diventa tutto buio e nessuno viene più a comprare. E poi stanno aumentando i casi di cronaca che vedono protagonisti i numerosi extracomunitari che stazionano qui davanti”. “E’ accaduto anche nel mio negozio – dice Eliana –, ricordo che entrò uno di loro come impazzito e buttò all’aria la merce che si trovava sugli scaffali. Non ci sono controlli. Siamo soli”. Non si tratta di pregiudizi razziali. Non c’entra il colore della pelle, c’entrano i comportamenti. “Ci danneggia quello che fanno, non il fatto che siano bianchi o neri. Lo si vede dalla Casina di vetro che hanno costruito pochi anni fa e che ora è abbandonata. Ogni volta che qualcuno prova ad aprirla si verifica sempre la stessa cosa: iniziano a frequentarla questi extracomunitari, che entrano a gruppi di sei o sette, e chi passa di qui preferisce andare altrove. Ormai il pomeriggio qui si vedono solo stranieri. E’ così che la Casina di vetro ha sempre chiuso e ora è abbandonata del tutto. Controlli. Mancano i controlli. Serve un’opera di riqualificazione. Hanno fatto i giardinetti qui davanti, ma poi nulla più. Questa zona è diventata come era prima Piazza Garibaldi a Napoli, nessuno ci andava”. “Cosa chiediamo alla nuova sindaca Nargi? Soprattutto controlli. Poi luce e illuminazione, perché il buio aiuta gli sbandati, si mettono nello scuro e fanno i fatti loro”.

LA STORIA DEI MAGAZZINI AMERICANI, DAGLI ANNI D’ORO DI PIAZZA MACELLO AL DECLINO Ce la racconta Fioravante Cozzolino: “Mio padre Michele era uno dei tre fratelli che oltre 60 anni fa decisero di aprire i Magazzini Americani. C’era anche una succursale a Pescara. Rimasero insieme fino a che, nel 2001, venne a mancare uno di loro. A quel punto mio padre e il fratello Vincenzo decisero di dividersi. Noi siamo rimasti qui con i Magazzini Americani e mio zio Vincenzo ha aperto affianco un nuovo negozio, i Grandi Magazzini. Ognuno ha continuato per conto proprio, fino a che anche mio padre ha iniziato a capire che la crisi era ormai inevitabile e che bisognava dare una svolta: chiudere o rinnovare. Nel frattempo io e mia sorella ci siamo dedicati ad altre attività. Io ho messo su uno studio di registrazione musicale, mentre mia sorella si è dedicata al body building. Proprio ad aprile, dopo la morte di papà, ha fatto la sua prima gara ufficiale ed è diventata professionista. E’ stata una bella soddisfazione. Intanto l’improvvisa scomparsa di nostro padre ci ha portati a prendere la decisione di chiudere. Ma non sarà un’operazione facile. Credo che ci vorrà qualche mese. Fino a fine anno saremo in svendita. In questi primi due mesi continueremo con i capi estivi e poi smaltiremo l’abbigliamento invernale. Con il nuovo anno partiremo con una nuova sfida, l’apertura di una palestra, insieme a mia sorella. Non sarà solo un centro di body building, ma un centro di salute e benessere, per chi vuole mantenersi in forma e per chi vuole trovare bevande e cibi ‘fit’ e proteici. Per farlo ci vorranno altri sei mesi, forse un anno di lavori di ristrutturazione. C’è parecchio da fare, ma soprattutto c’è bisogno che le istituzioni intanto la smettano di considerarci una zona di serie B. Per esempio durante le ultime feste comandante hanno organizzato eventi e concerti un po’ dappertutto, in città e nei quartieri, ma qui a piazza Macello si è vista solo qualche lucina in più. Prima, con la stazione dei pullman, c’era molta più vita”.

L’IMPORTANZA DELLA STAZIONE DEI PULLMAN: LA RICCHEZZA ARRIVAVA DALLA PROVINCIA “E’ vero – aggiunge mamma Patrizia –, c’era un via vai continuo. Era in particolare la gente che veniva dai comuni della provincia a tenere viva la zona e a frequentare i nostri negozi. Molti magari passavano una prima volta solo davanti alle vetrine, ma vedevano qualcosa che interessava e poi tornavano apposta per comprarla. Poi è finito tutto. Il volume d’affari si è abbattuto anche più del 50%. E’ da quel momento che abbiamo iniziato a pensare di chiudere, forse non è stato il motivo determinante, ma ha contribuito molto”. “Eppure – dice Fioravante – con questa piazza così grande qui davanti ci poteva stare bene un terminal dei pullman, invece hanno voluto farci un parcheggio”. Avete provato a chiedere un intervento del Comune, l’aiuto delle associazioni di categoria? “Non siamo iscritti ad alcuna associazione. Non crediamo sia utile. Fanno tante parole ma alla fine pochi fatti”.

LA SFIDA DELLE NUOVE GENERAZIONI E L’APPELLO ALLA SINDACA NARGI A parlare è la sorella di Fioravante Cozzolino, Antonella: “Sono molto contenta che le elezioni amministrative le abbia vinte una donna. Sono contenta che ora la sindaca di Avellino sia Laura Nargi, ed è a lei che mi rivolgo. Con mio fratello abbiamo ricevuto il testimone dell’attività commerciale da mio padre e, come avevamo deciso anche insieme a lui, vorremmo farne una palestra e un centro benessere aperto h24. Anche di notte. Ma in quale contesto ci troveremo a lavorare? Credo che l’amministrazione comunale debba fare qualcosa per riqualificare la zona di piazza Macello. Ricordo che da bambini per noi era una festa andare al negozio di papà. Quando arrivavamo, la mattina, ci portavano una bellissima colazione e poi giocavamo per tutto il giorno. Era la piazza più bella di Avellino. Oggi fa quasi male al cuore vedere come si è ridotta. Negli ultimi dieci anni si è smostrata. Ci sono tutte quelle persone che fin dalla mattina si aggirano ubriache e occupano in maniera permanente anche i nuovi giardinetti che hanno realizzato di fronte. Come se fosse una zona franca, un Bronx. C’è tanto da fare, ma spero che la nostra nuova sindaca accetti la sfida. Noi faremo la nostra parte”.

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