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Al Sud, Forza Italia potrebbe affossare l’autonomia

“In Italia il processo riformatore è sempre complicato ma noi ci siamo presi la responsabilità di avviarlo e modificarlo. Nel percorso parlamentare il disegno di legge sull’Autonomia è stato completamente stravolto e così accade su tutti gli altri argomenti fondamentali per i quali abbiamo deciso di avviare un processo riformatore”. La riforma Calderoli così com’è non piace a Forza Italia. E’ il vicecapogruppo vicario alla Camera e portavoce del partito, Raffaele Nevi, a spiegarne le ragioni. Forse sono gli screzi con la Lega ad alimentare la contrapposizione o magari a Forza Italia, che al Sud governa ben quattro regioni, l’autonomia veramente non va bene, in particolare ai governatori non conviene.

“Esiste una imperfezione nei rapporti tra Nord e Sud del Paese che – aggiunge Nevi – dobbiamo affrontare e risolvere e la questione che abbiamo voluto noi di Forza Italia, per cui è stato modificato il disegno di legge, è che i Lep sono una grande opportunità per il Sud”.

Il Sud e Forza Italia potrebbero essere decisivi per superare il quorum – la metà più uno degli aventi diritto – per la validità del referendum. A questo punto sarebbe fatta perché si presume che la maggioranza dei votanti si esprimerà per il sì al quesito depositato nelle scorse settimane in Cassazione da 34 sigle, fra partiti associazioni e sindacati, che recita: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?”.

La posizione di Forza Italia viene rimancata da Matteo Renzi, leader di Italia Viva. La versione è chiaramente diversa da quella ufficiale dei forzisti: l’autonomia, dice il senatore, “crea un imbarazzo pazzesco a Forza Italia al Sud perché quando vai dai cittadini del Sud e gli dici che il tuo Presidente del Consiglio vuole l’Autonomia differenziata Forza Italia e anche i cacicchi, i ras delle preferenze del Sud vanno in difficoltà” e questo magari non fa il quorum ma le crea una difficoltà interna”.

Per quanto riguarda i sondaggi ne circolano due. Secondo Ipsos “solo un terzo sembra essere deciso a partecipare all’eventuale consultazione, mentre il 26% non lo esclude ma è incerto. Con questi numeri, per la nostra esperienza, la partecipazione è ancora lontana dalla soglia”. Ma è presto per fare previsioni: “È certamente troppo presto per dire qualcosa di solido sul voto referendario. Per ora possiamo affermare che l’attenzione sul tema non cresce”.

Per Noto, invece, il quorum non è lontano: “Il 55% degli italiani è al momento intenzionato a votare” ma l’affluenza al Sud, nonostante l’astensionismo del 50 per cento fatto registrare alle ultime europee, sarà alta: “Dal 68% degli elettori del Pd al 95% dei simpatizzanti di Alleanza verdi sinistra”. Sempre in base alle previsioni di Noto, “il 68% dei votanti Forza Italia (la stessa percentuali dei dem), mentre tra i seguaci di FdI scende al 44% e tra i leghisti comunque arriva al 58%”.

 

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