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Allertati i servizi sociali per una dose di vaccino in ritardo, la storia di un giovane genitore e della sua bambina due anni: “Non sono un no vax, ma vorrei decidere io quando”

Non è una storia di no vax. Vaccini sì, certo. Ma con calma. O meglio senza esasperazione. La storia che racconta un giovane genitore fa riflettere su come a volte sembri esserci quasi un eccesso di zelo da parte dell’Asl.

“L’Asl – racconta il papà di una bimba di circa due anni – mi contatta per ricordarmi che mia figlia non ha completato ancora la somministrazione dei vaccini, sia di quelli obbligatori che facoltativi. A fine luglio con una semplice mail, non una Pec, mi annuncia che la data per la somministrazione della prossima dose è fissata all’inizio di agosto. Mi chiamano direttamente per ricordarmelo. Rispondo che – continua il genitore – in quel periodo non sono disponibile. Parlo con uno dei medici che mi avverte che nel caso avessi ritardato ancora avrebbe chiesto assistenza agli assistenti sociali. E rimando stucco, mi preoccupo. Magari pensano che sia un no vax”.

Succede proprio così, almeno sembra, Un assistente sociale entra in azione su mandato dell’Asl e telefona al genitore: “Pare eccessivo”, commenta: “Io non voglio non vaccinare i miei figli ma semplicemente decidere quando farlo. D’accordo: i vaccini sono imprescindibili per la frequentazione della scuola, ma mia figlia non ha neppure 24 mesi. Troppa solerzia da parte dell’Asl, mi viene da pensare che sia una restrizione della mia libertà, un abuso della di professione. Ringrazio l’Asl per l’attenzione e rassicuro i medici che ci tengo alla salute di mia figlia e degli altri bambini come lei”.

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