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Allo Zia Lidia il cinema di impegno e resistenza civile con “Palazzina Laf” di Riondino
Prosegue con “Palazzina Laf” di Michele Riondino, presentato in anteprima alla 18ª Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, la rassegna dello Zia Lidia Social Club. Due le proeizione, alle 18.30 e alle 21, con introduzione di Bianca Maria Paladino e Antonio Cataldo
A fare da cornice alla storia la Taranto del 1997 e il dramma dell’Ilva. Qui lavora Caterino Lamanna (Michele Riondino). È un operaio siderurgico, abita in una casa fatiscente e ha una fidanzata albanese di nome Anna. Un giorno, Giancarlo Basile (Elio Germano), giovane dirigente dell’azienda, lo convince a diventare il suo “orecchio”, tra gli operai: Caterino dovrà riferirgli quali sono i (mal)umori, anche considerato che gli incidenti sul lavoro, alcuni mortali, continuano ad avvenire. Basile offre a Lamanna la promozione a caposquadra e l’auto aziendale, ma Caterino chiede di essere mandato alla Palazzina Laf pensando che sia un luogo di privilegio riservato a pochi eletti. In realtà è un edificio in disarmo, incrocio fra una riserva indiana, un manicomio e una prigione, dove sono rinchiusi in orario di lavoro i dipendenti qualificati che hanno fatto l’onda, e che quindi sono invitati a licenziarsi o ad accettare un incarico demansionato e incoerente con la loro preparazione.
Il film è un esempio di cinema di impegno e resistenza civile, nella migliore tradizione del genere italiano portato in auge nel corso degli anni ’70 da Elio Petri con il seminale “La classe operaia va in Paradiso. Il film racconta la storia di un lavoratore che non si accorge del “confino in fabbrica” messo in opera alla Palazzina LAF, tra mobbing e ripetute violazioni della dignità dei lavoratori
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