Corriere dell'Irpinia

Assolto il pastore di Montoro: quei proiettili non servivano per uccidere i fratelli

MONTORO – Il pastore di Montoro Alfonso D’Aponte è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Il 60enne, noto per essere stato accusato nel corso degli ultimi 20 anni, a più riprese, di gravi fatti di sangue, è stato ora riconosciuto innocente per quanto riguarda l’accusa di detenzione abusiva di munizioni. Un’accusa relativamente “lieve” se si legge l’elenco di quelle che gli sono state contestate a partire dalla seconda metà degli anni ’90: di aver ucciso la sorella, un fratello (di cui però non è mai stato ritrovato il corpo), la nonna (trovata nel suo letto priva di vita), e di aver tentato di uccidere altri due fratelli.

L’assoluzione di oggi (emessa dal tribunale di Nocera Inferiore presieduto dal dottor D’Arco) riguarda proprio questi ultimi due fratelli: quei proiettili che vennero ritrovati nell’imminenza del suo ultimo arresto, non appartenevano all’imputato. Accolta la tesi del suo difensore, l’avvocato Rolando Iorio. Secondo l’accusa, invece, il 60enne li avrebbe voluti usare contro i due fratelli.

Una vicenda giudiziaria, e di cronaca nera, che ha dell’incredibile, condita con accuse pesantissime, poi cadute o derubricate, e con clamorose evasioni dal carcere. La prima sentenza risale al 1997, quando D’Aponte viene condannato a 18 anni di reclusione per l’omicidio della sorella 18enne. Poco dopo viene sospettato di essere responsabile della scomparsa di un fratello, Giuseppe D’Aponte, il cui corpo non è stato mai rinvenuto, e della improvvisa morte della nonna, trovata deceduta nel proprio letto. E’ l’avvocato Iorio, a questo punto, a precisare: “In questi ultimi casi si tratta di procedimenti penali dai quali il mio assistito è uscito assolutamente indenne, non avendo riportato alcuna condanna in merito”.

Passano altri 15 anni, che D’Aponte passa in carcere per scontare la pena per l’omicidio della sorella, e poi c’è un primo colpo di scena: il detenuto riesce ad ottenere un permesso in occasione delle festività natalizie del 2012; esce dal carcere di Sulmona per una breve licenza; torna a Montoro e aggredisce gli altri due fratelli, Lucio ed Antonio. Anche qui l’avvocato Iorio spiega: “L’accusa di tentato omicidio è del tutto caduta in Aula, dinanzi al tribunale collegiale di Avellino, allora presieduto dalla giudice Troiano, ed è stata riqualificata nel più lieve reato di lesioni personali”.

Ma non finisce qui: nel settembre 2019 si verifica la clamorosa evasione. D’Aponte scappa dal carcere di Vasto. Per giorni i carabinieri di tutta Italia gli danno la caccia, ritenendolo “estremamente pericoloso”.

Vengono naturalmente messi sotto protezione i suoi due fratelli, che aveva aggredito nel 2012, e infatti, dopo giorni di ricerche estenuanti da parte delle forze dell’ordine, il fuggitivo viene trovato e catturato in una casa diroccata, nel Comune di Mercato San Severino, a poche centinaia di metri dalla abitazione di uno dei suoi due fratelli. Al momento dell’arresto, nel rudere, vengono rinvenute, occultate in un incavo della parete, anche 11 cartucce calibro 38 special e 4 cartucce calibro 38 marca Fiocchi. Da qui l’ultima accusa, quella di “detenzione di munizionamento per armi comuni da sparo”. Il giudice però, accoglie le tesi difensive dell’avvocato Iorio e lo assolve: quei proiettili non appartenevano al 60enne.

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