Autore: redazione web

Undici anni fa, il 27 gennaio del 2008, concludeva il suo percorso terreno Antonio Aurigemma, Nacchettino, giornalista acuto, fine politico e sindaco di Avellino. Di quest’ultimo suo impegno intendo oggi scrivere per riflettere sulla città di ieri e quella odierna, così profondamente estranee tra loro. Il primo dato di diversità riguarda la classe dirigente chiamata a governare la città. Nel Consiglio comunale guidato da Aurigemma tra i banchi del palazzo De Peruta sedevano, tra gli altri, Manlio Rossi Doria, Ciriaco De Mita, Nicola Mancino, Italo Freda, Federico Biondi, Achille Benigni, Pasquale Acone, Enrico Fioretti. Assistere ai dibattiti consiliari, come oggi…

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Più che gli equilibri della maggioranza, che reggono bene ad ogni sollecitazione ostile, le ultime fibrillazioni nei rapporti tra Lega e Cinque Stelle hanno minato i nervi del presidente del Consiglio, il quale da quando ha deciso di potenziare il suo ruolo di guida del Governo è stato ripetutamente fatto oggetto del fuoco amico dei suoi due vice, tanto impegnati a posizionarsi in prima fila nella competizione elettorale già avviata per le Europee, da non rendersi conto che le bordate che via via andavano scambiandosi rischiavano di indebolire l’”avvocato del popolo” concordemente scelto per assicurare quel cambiamento così solennemente promesso…

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Si avvicina il 27 gennaio, ricorrenza della liberazione del lager di Auschwitz da parte dell’armata rossa, che, con una legge del 2000, è stato istituito come “Giorno della Memoria” “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei”. In occasione del Giorno della Memoria, la legge richiede che siano organizzate iniziative ed incontri, in particolare nelle scuole “in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia, affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Come gli anni precedenti, anche quest’anno si organizzano…

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Il centenario dell’appello al Paese di Don Luigi Sturzo, il padre del popolarismo ha riacceso la possibilità di un nuovo inizio in politica per il mondo cattolico. Non si tratta di rifare un partito ma di far rivestire al pensiero cattolico una sua attualità. Un attento studioso di Sturzo come l’Arcivescovo di Monreale Michele Pennisi mette in evidenza che attualizzare i valori del popolarismo potrebbe dare fiducia nella buona politica e aiutare a superare la grave crisi culturale e politica rappresentando un antidoto all’antipolitica e alla deriva populista. Pennisi ricorda che da senatore a vita Sturzo chiese di inserire fra…

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Al di là del pubblico e talvolta aspro confronto parlamentare, dietro le quinte vi è un grande annusarsi reciproco tra le forze politiche. E la Lega continua a mandare segnali contraddittori. Da una parte, Salvini polemizza con il Fmi, reo di aver abbassato le stime di crescita. E continua la sua guerra con Macron. Dall’altra, crescono le pressioni dell’ala leghista più moderata per l’abbandono dei toni duri. E il leader partecipa ad eventi mondani con esponenti della classe dirigente. Come la cena romana promossa dalla giornalista Annalisa Chirico, che ha assunto un significato e una portata particolari anche per la…

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La ricorrenza centenaria dell’Appello ai Liberi e Forti di Don Luigi Sturzo è stata contrassegnata, in provincia di Avellino, da due momenti di significativa riflessione. Il primo promosso dalla presidenza provinciale delle ACLI Irpine, convocata appositamente venerdì scorso, con una riflessione introduttiva di chi scrive, preparatoria – come ha sottolineato Mimmo Sarno, attuale presidente provinciale delle ACLI – ad un evento celebrativo pubblico previsto per il prossimo marzo, con la partecipazione del Presidente Nazionale delle ACLI Roberto Rossini. Il secondo momento promosso in Ariano Irpino dall’associazione politico-culturale “Orizzonti Popolari” con una vibrante relazione di Ortensio Zecchino sul tema “Popolarismo a…

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Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, al tempo del famoso “boom” economico, oggi al centro di esaltanti revival e di “nostalgie”, addirittura da parte di coloro che non lo vissero, tra questi il premier Conte, la posa “della prima pietra” rappresentò la cerimonia più simbolica e vera di quella felice, operosa stagione della ricostruzione postbellica. Volle dire asili, scuole, strade infrastrutture: la forza “auto propulsiva” di un popolo calato in progettualità fondamentali per la sua rinascita. Giusto chiedersi: questo “amarcord” fa parte delle cicliche emersioni delle memorie buone o è molto altro di più rilevante? Oltre al bisogno imperioso di…

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