Corriere dell'Irpinia

Autonomia, Sommese: ecco i motivi per cui spacca il Paese

“Il percorso delineato dall’articolo 116 sarebbe dovuto servire ad arricchire di contenuti e a completare l’autonomia ordinaria”.

Così nella sua relazione sulla proposta per il referendum sull’autonomia differenziata, Giuseppe Sommese (Azione), presidente della Prima Commissione permanente, che ha tra le sue deleghe “Affari Istituzionali”.

“Per i costituenti l’autonomia doveva rappresentare una opportunità per il sistema istituzionale nel suo complesso e doveva favorire la valorizzazione delle identità regionali, determinando anche elementi di dinamismo e la possibilità di favorire una competizione virtuosa tra i territori. Questa norma va nella direzione opposta. Una norma attuativa del dettato costituzionale divenuta merce di scambio per tenere in piedi gli equilibri tra le forze di governo”.

Sommese è entrato nello specifico: “Le materie di natura strategica che potrebbero essere devolute ai governi regionali confliggono con gli interessi nazionali ed europei ad esempio, nel tempo in cui, dopo una campagna elettorale appena conclusa, ci domandiamo come rafforzare politicamente l’Europa nella competizione globale, anche dal punto di vista degli approvvigionamenti fondamentali, ci avviamo, come singolo Stato membro, a varare 20 potenziali politiche energetiche diverse. Una cosa senza senso”.

La questione restano i Lep:
“Si è sviluppato un vero e proprio mistero, sia dal punto di vista dei criteri che dovrebbero determinarli, sia da quello delle coperture finanziarie” tanto che “l’apposita commissione tecnica, presieduta dal professor Sabino Cassese e nominata dal Governo stesso ha di fatto gettato la spugna”. “Per non parlare – prosegue – della autonomia fiscale, che così concepita frantumerebbe ogni principio di solidarietà nazionale, destinando alle regioni più ricche sempre più risorse e a quelle più povere sempre meno”.

“Mentre si rinvia di 24 mesi l’individuazione dei Lep, gli articoli 8 e 5 introducono la cosiddetta compartecipazione delle regioni al gettito nazionale, che in sostanza significa spostare 9 miliardi di euro di Irpef e Iva dallo Stato alle Regioni, svuotando ulteriormente le casse statali che dovrebbero garantire il finanziamento proprio dei livelli essenziali. Una truffa. Se vogliamo vincere dobbiamo convincere, perché oltre metà del Paese, in questa faida divisiva irresponsabilmente avviata dal Governo, potrebbe cadere dall’altra parte”. Quindi il chiarimento “secondo un recente report di Bankitalia questa legge determinerà un aumento delle tasse anche per i contribuenti settentrionali per l’assoluta impossibilità di sforare i vincoli di bilancio europei, proprio nelle regioni del Nord, quelle che vorrebbero colmare il cosiddetto residuo fiscale positivo, lamentando che lo Stato raccoglie imposte sul loro territorio più di quanto conferisce loro in termini di servizi”. “La facoltà delle regioni di stipulare accordi economici integrativi per medici e insegnanti, infine, in questo quadro complessivo, rappresenta il colpo definitivo al welfare state del meridione, oltre che un decisivo incentivo allo spopolamento (soprattutto) giovanile in atto da decenni; un impoverimento irrimediabile delle migliori risorse umane e professionali del mezzogiorno. Si tagliano le risorse, poi anche la speranza”.

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