Corriere dell'Irpinia

Calcio Avellino, l’analisi: no al capro espiatorio

Foto: Sandro Montefusco

Nemmeno una settimana è passata dalla fine della stagione 2023/2024 per l’Avellino. Una stagione che ha visto i lupi chiudere in seconda posizione in classifica dietro la Juve Stabia e poi uscire in semifinale playoff contro il Vicenza. Quest’anno si comincerà presto a programmare visto che tra un mese si dovrà partire per il ritiro. Ragion per cui la società del presidente D’Agostino, verosimilmente dopo le elezioni europee nelle quali è impegnato personalmente, deciderà il da farsi, innanzitutto sul futuro di Perinetti (e dei suoi collaboratori Condò e Strano, ndc) e di mister Pazienza (che avrebbe una seria offerta da parte del Benevento di Vigorito, ndc).

In queste ore, tra i bar della città e della provincia e soprattutto sui social, non si parla d’altro, con una domanda precisa: “Da chi ripartire? Uno solo tra Perinetti e Pazienza? Fiducia ad entrambi? Oppure via tutti e due? Parafrasando Battisti “lo scopriremo solo vivendo” con la decisione ovviamente derogata a patron D’Agostino. Si può, però, analizzare una stagione che doveva essere quella del riscatto dopo il “quasi playout” del tandem De Vito Rastelli, che si è aperta con l’arrivo, evocato dai più come “salvatore della patria”, dell’esperto dirigente Perinetti che come prima decisione ha portato alla conferma, rivelatasi infausta, di Rastelli, durato solo 2 giornate (e altrettante sconfitte, ndr.) ed il successivo ingaggio di un tecnico giovane quale Pazienza il quale, dopo un’ottima partenza, via via con l’organico al completo, ha ottenuto sì delle vittorie prestigiose in trasferta, ma allo stesso tempo steccato clamorosamente al “Partenio- Lombardi”.

Quattro mesi senza vincere in casa hanno di fatti pregiudicato la rincorsa al primato, evaporata poi dal pari nel finale subìto dalla Juve Stabia nel big match di gennaio. Successivamente Pazienza non è riuscito a dare continuità di risultati ad una squadra che è venuta meno, clamorosamente, nei suoi “over” quali Rigione (pessimo nella seconda metà dell’anno), Cionek (viceversa a Rigione migliorato col passare delle giornate) ed Armellino nella gara cruciale playoff, nel ruolo delicato del portiere (Ghidotti mai sicuro del tutto) ed in una mediana povera di geometrie e rapidità di pensiero (lacuna non colmata nel via vai del mercato invernale).

Playoff alterni. All’esordio negativo di Catania si è rimediato con la prova gagliarda casalinga del ritorno dove la differenza l’ha fatta la miglior posizione. Col Vicenza invece, dopo l’intraprendente prestazione del “Partenio- Lombardi”, è seguito uno spento ritorno con un approccio da rivedere. E’, però, già il passato. Il calcio va subito avanti. Negli ultimi anni si sono compiute scelte tecniche sempre a metà. Dopo il primo anno, positivo, del tandem BragliaDi Somma, palese la divergenza tecnica nei due e doppio esonero a giochi fatti, a febbraio a mercato chiuso. Poi il contratto capestre a Rastelli firmato De Vito, esautorato dopo il “disastro” 2022-2023 col tecnico di Pompei clamorosamente confermato. Oggi su chi puntare? Non si faccia la caccia al capro espiatorio che paghi per tutti. Se si ritiene di dare fiducia al progetto tecnico (intero) lo si faccia, altrimenti via ad un nuovo ds (possibilmente giovane e di categoria) ed un mister esperto in grado di valutare per bene tutti e 32 tesserati (dall’1 luglio) e compiere le scelte giuste.

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