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Avellino, l’urbanistica e la “partigiana” Buondonno

Di Pino Bartoli

Durante la prova di latino alla maturità di qualche anno fa, una candidata, procedendo con la traduzione, quando capì che il brano trattava dei partigiani di Cesare esclamò stizzita: “E questi mo’ con i partigiani che c’entrano?” Il suo disappunto era giustificato dalla circostanza che, anticipando una tendenza che oggi è diventata prassi tra i giovani, ad un significante, e cioè alla parola o a quello che si percepisce con i sensi, si attribuisce un unico significato, un solo concetto che in genere coincide con il primo che hanno incontrato. I primi partigiani che aveva conosciuto erano quelli della lotta al nazifascismo e per lei non ne esistevano altri. Una situazione simile si verifica tra le opposizioni che, compatte, quando sentono parlare dell’assessore all’Urbanistica esclamano all’unisono: “E questa mo’ con l’urbanistica che centra?”. E danno il via ad un rosario di lamentele, ad un elenco di ritardi e di mancata informazione, alla inevitabile richiesta di dimissioni. Lei, dall’alto di un curriculum professionale monumentale, dell’appoggio incondizionato del Sindaco e del contrasto che cresce con l’avvicinarsi delle elezioni, non ci pensa proprio e ribatte colpo su colpo argomentando su quanto realizzato nel campo della pianificazione delle aree non edificate, di coordinamenti intercomunali, di forte attività edilizia dovuta al superbonus, e chissà se comprende in questo anche l’intervento in stile tardorinascimentale sul Palazzo Vescovile, alla messa in funzione della metropolitana leggera, con i suoi pali grigi e i biscioni gialli. Pretestuoso, dichiara, parlare di mancata comunicazione visto che ogni consigliere ha avuto copia degli indirizzi urbanistici di questa amministrazione o di ritardi sulle mancate modifiche del precedente piano, forse il primo incontrato dalle attuali opposizioni, ancora in vigore e approvato, senza contestazione, dagli stessi che oggi invocano le sue dimissioni. Se c’è stato qualche ritardo, certo non è imputabile al suo assessorato ma ai due anni di Covid e alle lungaggini della burocrazia regionale. Sportivamente sorvola su tante altre iniziative: il ripristino dei parcheggi interrati (ancora chiusi), l’affidamento all’archistar Fuksas del recupero della Dogana dei Caracciolo (non perfezionato per l’opposizione dell’ANAC), la pezza a colore della <> a Viale Italia per far convivere sulla carreggiata auto e bici dopo il pasticciaccio ciclopico dell’anello ciclabile a senso unico, il piano per il recupero dei giardini storici (non approvato). Neanche una parola sul presupposto su cui si basa l’urbanistica, una proprietà condivisa che poggia su un corretto contraddittorio tra le parti per indirizzare scelte di carattere politico, legislativo amministrativo e tecnico. A proposito, dimenticavo. Quella alunna dei “partigiani” fu promossa, ed anche con un buon voto. Certo oggi, accade proprio di tutto.

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