Corriere dell'Irpinia

Ballottaggio, 45mila elettori: solo il 70 per cento al primo turno. Nel 2019, al secondo votò la metà degli aventi diritto

Al primo turno dell’8 e 9 giugno, 45mila e 800 aventi diritto, a votare è stato il 70 per cento, circa 31mila e 700 avellinesi: ora al ballottaggio (domenica urne aperte dalle 7 alle 23, lunedì dalle 7 alle 15: lo spoglio delle schede inizierà subito dopo la chiusura della votazione) gli astenuti potrebbero essere di più. E’ fisiologico.
Al ballottaggio del maggio del 2019, al primo turno erano andati alle urne il 71,70%, al secondo solo il 50 per cento.

A vincere fu Gianluca Festa – sostenuto da quttro liste civiche, Davvero, Ora Avellino, Avellino Vera e W la Libertà – con 51,5 dei voti. La coalizione questa volta si era divisa in un primo momento per poi ricompattarsi – pur senza apparentamenti – al secondo turno. Al primo turno nel 2019 Festa aveva raggiunto solo il 28,7 per cento. Luca Cipriano, appoggiato da quattro liste , aveva invece incassato il 32 per cento, e al secondo turno il 48,5 per cento.

Ora la sfida è tra Antonio Gengaro – sostenuto da Pd, M5s, Avellino progetto partecipato e Per Gengaro sindaco – che si attesta al 36,98 per cento, e Laura Nargi, vice sindaca uscente, al 32,4 per cento, alla guida di una compagine civica composta da tre liste: Davvero, al 17 per cento, W la Libertà al 3,88 – entrambe espressione dell’ex sindaco Festa – e Siamo Avellino al 9.

Gli altri ex candidati a sindaco daranno in un modo o nell’altro il loro contributo. Sono Aldo D’Andrea di Unità Popolare, al 2,3 per cento, Vittorio Boccieri di Progetto Avellino Futura allo 0,7 per cento, Gennaro Romei dell’Udc all’1,29 per cento, Modestino Iandoli di Fratelli d’Italia al 4,28 e Rino Genovese al 21,8 per cento con cinque liste: Moderati e Riformisti al 9,68, Forza Avellino al 4,5, Patto civico per Avellino al 4,4, La Rondine al 2,1, Cittadini in movimento all’1,5.

Sono pezzi dell’elettorato che potrebbero spostarsi in ordine sparso, nonostante qualche indicazione di voto. Ma a ben vedere il partito decisivo resta quello degli astenuti.

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