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Brexit referendum e democrazia

 

Il recente referendum della Gran Bretagna, che ha ha votato per l’uscita dall’Europa, ha lasciato l’amaro in bocca ai molti europeisti, che hanno parlato di una sorte di autolesionismo economico in cui hanno vinto le paure, sotto la spinta di una immigrazione incontrollata, di una diffusa insicurezza e di una Europa che sentono estranea. Qualcuno ha pensato addirittura di correre ai ripari e aggirare la volontà degli elettori per rimanere, quanto più possibile legati all’Europa. Dal canto suo la Scozia, dove la maggioranza ha votato per il NO, non vuole uscire. Molti democratici mettono in discussione l’uso di questo Istituto come forma di democrazia diretta, da non utilizzare, comunque, in argomenti complessi o che riguardano la politica economica in generale, le alleanze e i trattati internazionali. Non a caso la nostra Costituzione esclude il referendum in materie che riguardano, tra l’altro, le tasse ed i trattati internazionali, anche se Salvini e Grillo, che lo invocano per l‘Italia, fanno finta di non saperlo. L’uso dovrebbe utilizzato “cum grano salis” e solo in argomenti semplici che riguardano diritti civili, come lo sono stati quelli promossi da Pannella sul divorzio e sull’aborto. In seguito si è esagerato e la partecipazione popolare è largamente diminuita. La storia insegna che la democrazia mediata, rappresentativa della volontà popolare, porta a scelte più meditate e ragionate, quasi mai condizionate da ragioni emotive e da sentimenti popolari dove il cuore o la “pancia” spesso prevale sul cervello, specialmente oggi che sono scomparse le ideologie, le idee latitano, i partiti sono in crisi e predominano le emotività. A rivedere lo spettacolo della folla osannante, che applaude freneticamente il Duce che dichiara la guerra alla Francia ed all’Inghilterra, vengono i brividi e non si può, poi, non pensare che è sempre la stessa folla che, a piazzale Loreto, fa scempio del corpo del duce con sputi e calci. E quasi duemila anni prima è sempre la folla che, gridando e sghignazzando, fa crocifiggere Gesù e liberare Barabba; ed è sempre la folla che applaude i tiranni del popolo e persino Hitler! La folla non va mai accarezzata o lusingata, né usata come mezzo per giustificare od avallare le proprie politiche, spesso non finalizzate all’interesse popolare. Fiorentino Sullo, che ha contribuito a scrivere la Costituzione, ammoniva a non blandire la folla, che dovrebbe essere, invece, guidata ed orientata. L’uso spregiudicato dei sondaggi, del parlare attraverso i media un linguaggio semplicistico e strumentale, nel mentre la politica è arte complessa e poco inclina agli applausi, denota l’uso improprio e pericoloso che i politici fanno utilizzando, spesso, il proprio potere, per travisare i fatti più che informare. Non è concepibile, per uno che naviga su Facebook, non comprendere che su di esso si esprimono, talvolta in maniera violenta e irrazionale, i peggiori istinti e che il compianto Eco diceva frequentato da persone non proprio … sagge. Il nostro Presidente del consiglio lo fa sponsorizzando, con tutta la peggiore propaganda possibile, il referendum sulla riforma costituzionale sul quale dovrebbe parlarsi il linguaggio della verità e non subordinarlo ad un uso improprio di un giudizio sulla politica del Governo, o peggio, su se stesso che personifica il governo, il partito, l’Italia, il futuro, tutto il bene possibile perché al di fuori di lui c’è il male assoluto! Un vero statista non mira a spaccare l’Italia ma a portarla ad unità!
edito dal Quotidiano del Sud

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