Corriere dell'Irpinia

Cammino di Guglielmo, Casucci: un volano di sviluppo per le aree interne

I cammini storico religiosi come strumento cruciale per il rilancio delle aree interne. A ribadirlo l’assessore regionale al turismo Felice Casucci all’Abbazia del Loreto, in occasione del Forum dei cammini storico-religiosi e della presentazione del progetto del Cammino di Guglielmo, che attraversa tre regioni, 30 borghi, lungo un percorso di oltre 300 chilometri. Una progettualità inserita nell’ambito delle azioni immateriali finanziate dal PNRR – Attrattività’ dei Borghi – Progetti di Rigenerazione Culturale e Sociale dei Piccoli Borghi Storici, in via di realizzazione nei Comuni di Chiusano di San Domenico (capofila) e di  Ospedaletto D’Alpinolo. E’ Casucci a spiegare come “I cammini rappresentano un elemento qualificante dei territori non solo per la valenza storico e religiosa di cui si caricano ma soprattutto per il partenariato pubblico e privato che riescono ad attivare, penso alle associazioni, agli operatori economici, ai Comuni, agli enti parco, alle congregazioni religiose, offrendo un contributo al rilancio delle aree interne, favorendo il potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali, dalle reti di comunicazione alla promozione delle tradizioni, al di là della Strategia Nazionale. Poichè è chiaro che devono essere i territori i principali protagonisti di questo sviluppo. Si tratta di azioni che si inseriscono perfettamente nella progettualità promossa dalla Regione con i Borghi, Salute e benessere e la realizzazione dell’Atlante dei Cammini e diventano strumento per contrastare lo spopolamento e creare occupazione. Penso al riscontro ottenuto dalla Via Francigena con la crescita delle ricettività e gli investimenti di tanti giovani in provincia di Caserta. Ma queste iniziative richiedono anche una forte diffusione di pratiche normative per offrire un incentivo non solo economico, ma anche regolativo, così da creare le condizioni per accedere al mercato e favorire l’insediamento locale”. Non risparmia stilettate a quell’organizzazione per compartimenti stagni che spesso fa sì che il settore dei beni culturali non dialoghi col turismo, con la difficoltà di un vero coordinamento che renderebbe più incisivi gli interventi Pone l’accento sulla grande attenzione rivolta dalla Regione all’Irpinia “la provincia più bella della Regione. Come già sottolineato dal presidente De Luca, ha una potenzialità straordinaria, inversa a quella del dopo terremoto, di qui l’importanza di puntare su investimenti immateriali che esaltano le caratteristiche di queste aree. Un esempio è offerto da un luogo bellissimo, che conosco bene, come il Laceno dove sono possibili tanti investimenti. Appena ci saranno risorse disponibili l’Irpinia sarà al centro del nostro impegno”

Angelo Verderosa, coordinatore del gruppo  che segue il cammino di Guglielmo spiega come “Il giovane Guglielmo non ancora santo è la nostra guida, era pronto a imbarcarsi per la Terra Santo quando ha scelto di fermarsi in Irpinia, fondando dapprima Montevergine e poi l’Abbazia del Goleto. Il cammino è disegnato come un’infrastruttura immateriale che abbraccia 3 regioni, 30 borghi, per un totale di 320 chilometri, 15 tappe, con il coinvolgimento di 4 parchi regionali. Mette insieme una serie di luoghi riconducibili a Guglielmo, dall’Eremo di Chiusano al Pozzo di San Guglielmo, sul montagnone di Nusco. Tutte queste tracce sono state cucite secondo una linea logica, geografica, paesaggistica e religiosa. La forza del cammino è nella sua multidisciplinarità, confidiamo molto nell’interesse che può suscitare anche a livello europeo”

A illustrare la sfida lanciata dal Cammino di Guglielmo è anche Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano “L’eremo di San Guglielmo a Chiusano è parte di una tappa che mette insieme tre regioni, un percorso non solo di wellness, ma di carattere storico-culturale e di valorizzazione dei sentieri. Siamo convinti che mettere in rete percorsi, storia e gastronomia in un tessuto sociale marginale può essere un volano di sviluppo nel segno di una progettualità fino ad oggi poco realizzata, che implica la realizzazione di sentieri, la riqualificazione dell’Eremo e di alcuni palazzi e la nascita di nuove imprese, Ma è chiaro che c’è bisogno di unità”.

Al sociologo Enrico Finzi il compito di parlare delle opportunità offerte dalle aree interne “Adoro l’Irpinia, ho preso casa a Cairano, mi considero per metà irpino. I cammini possono rappresentare uno strumento essenziale perché incoraggiano i locali a conoscere meglio la propria terra e spingono decine di migliaia di persone a venire in Irpinia alla scoperta di percorsi pedonali e ciclistici per conoscere da dentro realtà come l’Irpinia. Da dodici anni lavoriamo a questo cammino, che coinvolge anche Puglia e Nord della Basilicata e consente di confrontarsi con l’altro Sud, non quello delle grandi metropoli o della camorra ma quello di una natura incontaminata che, nel caso dell’Alta Irpinia, ha anche una ricchezza d’acqua straordinaria, tanto da aver sempre rifornito di acqua il tavoliere delle Puglie. E’ un’Italia minore,  con una natura straordinaria, contraddistinta da una grande capacità di accoglienza, favorita dalla qualità dell’enogastronomia”. Spiega come “si tratta di una terra che non ha tanta fiducia in sè stessa, se fosse una persona, parlerei di carenza di autostima,  di un senso di depressone e abbandono, determinato anche dalla carenza di servizi. Penso a Cairano, è un borgo bellissimo, ma non c’è un autobus, abbiamo condotto una battaglia per avere una farmacia a mezzo servizio. Tuttavia, ci sono altri elementi di forza. Un esempio è offerto dalle donne, che hanno offerto una grande spinta alla modernizzazione, con un più alto tasso di scolarità, più apertura all’innovazione, a partire da rapporti di coppia, in contrasto con la tradizione più maschilista e arcaica degli uomini”. Quindi Finzi si sofferma su un altro punto “A causa dei cambiamenti climatici, molto presto non sarà possibile vivere sulle coste, nel giro di 40 anni, città come Salerno e Napoli cominceranno ad essere abbandonate, a vantaggio delle aree interne che avranno un recupero demografico con necessità in termini di trasporto e servizi. Non definirei, dunque, quest’area dell’appennino come un’area marginale, in via di spopolamento, nel giro di una generazione questo trend demografico si rovescerà, di qui il consiglio, a chi va via, di mantenere la casa dei propri nonni. Penso anche alle specificità di questa terra, lungo un Appennino verde, ricco di acqua e di virtù naturali, che qualcuno ha cercato di rubare. Di qui l’importanza di tutelare questo paesaggio umano, arricchendolo, offrendo opportunità, coinvolgendo i ragazzi. così da favorire il passaggio da una semi arretratezza ad una modernità felice”

Preziosa la testimonianza di Gianluigi Bettin, coordinatore del cammino “La via di Francesco” “L’itinerario ripercorre i luoghi in cui è passato Francesco, da Roma e da Firenze fino ad Assis. Si toccano i borghi in cui ha predicato il santo, si incontrano i frati francescani e si viene accolti dalla comunità. Ecco perchè ‘La via di Francesco’ è diventato uno dei cammini più amati in tutto il mondo, ha consentito di far conoscere tanti borghi distribuiti lungo la dorsale appenninica, rivitalizzando comunità, accogliendo persone da tutto il mondo, attivando circuiti positivi. Questo significa la possibilità di recuperare il patrimonio disabitato, di entrare in contatto con persone in tutto il mondo e per i giovani l’opportunità di inventare nuovi mestieri. Il tutto, naturalmente, si affianca ad una forte identità che nasce dalla comunione con basiliche papali, ordini francescani e comunità locali, proprio come voi vi proponete di fare con il Cammino di Guglielmo”

Barbara Gizzi, progettista di sistemi turistici sostenibili spiega come “I cammini e le aree interne possono rappresentare un’occasione di sviluppo delle aree interne per le caratteristiche interne di questi luoghi, legate ad autenticità e capacità di esprimere valori autentici e genuini. E’ proprio ciò che cerca il camminatore, nel segno di un turismo lento e sostenibile”

A fare gli onori di casa l’abate Riccardo Guariglia che sottolinea come la presentazione si inserisca nei festeggiamenti legati a San Guglielmo e chiarisce il valore di cui si carica il cammino che ripercorre l’itinerario da lui seguito ” Il filo conduttore del cammino è il San Guglielmo pellegrino. Un pellegrinaggio che si ricollega ai percorsi dell’anima, fondamentali per crescere come cristiani. E’ necessario, oggi più che mai, una conversione al bene comune che deve partire dall’attenzione al paesaggio”. Mentre il sindaco di Mercogliano Vittorio D’Alessio pone l’accento  sulla necessità di fare rete, senza campanilismi, auspicando un coordinamento da parte dell’Abate di Montevergine. Sono Carmine Santoro e Nicolas Verderosa di Ruralis, start up che ha seguito il progetto, a sottolineare come “I Comuni di Chiusano e Ospedaletto sono stati i primi a credere nel Cammino, nel segno di un percorso condiviso con le comunità locali, che ha già messo in atto un processo virtuoso, lo testimoniano le undici nuove imprese che sono già nate. Ma oggi più che mai è necessario un gioco di squadra”. E ribadiscono con orgoglio come il loro sia uno dei due progetti finanziati dal Pnrr in Irpinia”

Il vicesindaco di Ospedaletto Annibale Marciano si dice entusiasta e spiega gli interventi già partiti per riqualificare il territorio, dal bike sharing alla risistemazione di sentieri.

Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano non c’è ma c’è il suo messaggio di saluto in cui sottolinea l’importanza di puntare sulla cultura per promuovere i territori

Quindi a parlare sono le immagini, attraverso un video che racconta il Cammino, una riedizione moderna, con pellegrini del XXI secolo, che potranno percorrerlo a piedi, su bici e non solo, sulle tracce del giovane Guglielmo che nel XII sec., dopo essere stato pellegrino a Santiago de Compostela e poi a Roma,  seguì la via Appia deciso ad imbarcarsi per la Terra Santa ma i disegni divini lo indussero a seguire una strada ben più impegnativa…  Conobbe quindi i monti della Basilicata e poi dell’Irpinia, costruì la sua prima abbazia a Montevergine a cui, dopo il ritiro eremitico sul lago Laceno, seguì la fondazione del monastero doppi al Goleto, nei dintorni di  Sant’Angelo dei Lombardi.  Tutti luoghi che sono protagonisti (unitamente a Pierno, Melfi, Venosa, Minervino, Canosa fino alla meta finale che è la Basilica del Santo Sepolcro a Barletta) del disegno complessivo  del Cammino.

Don Salvatore Sciannamea, rettore del Goleto, si sofferma sulle molteplici valenze di cui si carica l’itinerario, da quello religioso e spirituale a quello legato all’esperienza della bellezza ma anche un cammino di umiltà e discesa che si fa metafora di ogni esistenza.

A prendere parte al confronto, moderati da Annibale Discepolo e Mario Marciano, anche Francesca Di Lucchio, presidente del Parco del Vulture, Gianluca Bambi (Università di Firenze), Rosanna Repole, (Progetto Area Pilota Alta Irpinia), Dario Bavaro (Irpinia 7x), Alfonso De Cesare (Cai), Claudio Ferraro (Touring Club Italiano) e Francesco Celli (Info Irpinia).

 

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