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Chiesa e corruzione

 

Mentre la piaga della corruzione si propaga nel tessuto politico e socioeconomico della comunità, da quella provinciale a quella nazionale, la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Avellino, ha animato la Veglia di Pentecoste nella Chiesa cattedrale, preceduta dalla presentazione dell’ultimo libro dell’on. Ernesto Preziosi, già vicepresidente nazionale dell’Azione cattolica ed attualmente presidente del Centro Studi Storici e Sociali "Una sola è la città" è il titolo del libro che tratta significativi argomenti per un rinnovato impegno politico dei credenti, in particolare dei laici cristiani e di quanti desiderano operare per il bene comune, in un tempo in cui non è facile motivare – soprattutto tra le giovani generazioni – una nuova stagione di impegno per "costruire la città dell’uomo". A fronte della sempre più diffusa sfiducia nella politca e verso la classe dirigente che essa esprime, a tutti i livelli, i laici cristiani aggregati nelle 40 realtà associative presenti nella Consulta Diocesana – superando la sindrome di una irrilevanza da troppo tempo sofferta e coerentemente con le sollecitazioni di Papa Francesco, con la libertà e il coraggio di una comunità che non si rassegna – ma vuole navigare in mare aperto, per un concreto impegno sociale e politico. Il monito, chiaro e progettuale, di Papa Francesco:" Il nostro obiettivo di cristiani, non è solo formare individui utili alla società, ma educare persone che possono trasformarla!" D’altronde san Giovanni Paolo II – nell’esortazione Christefidelis Laici – chiarisce che, nonostante tutti i rischi «i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione politica. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo, di corruzione – come pure l’opinione pubblica che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale – non giustificano minimamente né lo scetticismo, né l’assenteismo dei cristiani in politica». La riflessione sui tanti contributi della dottrina sociale della Chiesa si rivela infruttuosa se non trova riscontro nella consapevolezza che il messaggio evangelico va testimoniato e coniugato alle tante emergenze materiali ed immateriali sempre più crescenti. Si tratta di essere testimoni e promotori di una cittadinanza attiva e responsabile- consapevoli della laicità delle istituzioni e aperti al dialogo – per combattere alle radici la corruzione e restituire un volto nobile alla politica, al lavoro, alla città, alla comunicazione, all’educazione. In sintesi partire dall’emergenza culturale attuale e rendere fecondo, con percorsi ed iniziative credibili e permanenti, l’humus culturale che rischia di rivelarsi sterile all’interno delle nostre comunità, distratte da un relativismo etico sempre più pervasivo e disumano. Il laicato cattolico, con l’autonomia che non significa autarchia rispetto al magistero delle Chiese locali, è chiamato ad un impegno di "corresponsabilità" nella costruzione di percorsi formativi preparatori al transito della democrazia associativa a quella rappresentativa. L’esigenza di una Scuola di Formazione all’impegno Sociale e Politico è stata rilanciata da chi scrive, nel corso della introduzione dei contenuti e delle prospettive del libro de Preziosi. Uno sforzo formativo che non sia accademico o passerella di personaggi certamente preparati, ma spesso lontani dalla paziente disponibilità a delineare dal basso percorsi di pedagogia sociale e politica, capaci di recuperare interessi nuovi per la politica e promuovere protagonismi generosi per la costruzioni del bene comune. Con l’umiltà e l’esperienza di una non frettolosa ricerca sull’attuale momento politico e culturale, non è azzardato ritenere che l’orizzonte delle prospettive progettuali per uscire dal buio fitto che ci attanaglia, non lascia intravedere ipotesi diverse e più credibili. Alle nuove generazioni vanno delineate offerte formative impegnative, con un minimo di sofferenza interiore, distanti da prospettive demagogiche di breve periodo. Con altrettanta umiltà di credente inquieto ritengo sommessamente di poter affermare che in questo sforzo formativo sta il necessario "di più" del credente in politica, o nel volontariato o nella promozione sociale di tante realtà associative cristianamente ispirate chiamate, con urgenza, ad affrancarsi da una sindrome adolescenziale da cui, da troppo tempo, sono state afflitte. Mano all’aratro, dunque, per tutti quelli che si sentono educatori cristiani e testimoni attivi dell’epoca postmoderna, inseriti in una transizione che Papa Francesco definisce "cultura del naufragio".
edito dal Quotidiano del Sud

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