Corriere dell'Irpinia

Valente: “Il civismo malsano che si traduce in individualismo e opportunismo”

Da Modestino Valente* riceviamo e pubblichiamo una  riflessione sul fenomeno del civismo.

Viviamo tempi confusi nei quali individui improvvisati e a volte mediocri si autoproclamano a dirigere le città, tronfi di pragmatismo d’accatto e senza un’idea del futuro.

Da questi nasce un civismo che poggia le fondamenta su individualismo, narcisismo e opportunismo, che finisce con il tradursi nel trasformismo spesso a copertura di interessi opachi, e comunque sottratti al controllo democratico dei cittadini.

Le comunità vengono indotte a vivere senza cultura, senza politica e senza utopia. Le città, i paesi appaiono come periferie senza persone, popolati da solo consumatori nel mercato del voto.

Manca l’aria e un orizzonte.

Eppure il civismo dovrebbe consistere nella capacità degli individui di mettere il bene comune prima di quello personale, attraverso l’azione della politica intesa come capacità specifica di mediazione degli interessi particolari e dei conflitti locali e sociali.

Il civismo quello vero è espressione dell’esigenza di cambiamento del governo di una comunità che nasce da storie reali e affonda le radici in momenti di partecipazione diffusa nella società che si auto organizza, con e senza i partiti politici, attraverso processi democratici per guidare il cambiamento.

Assistiamo invece alle autoproclamazioni di soggetti che dialogano solo con l’immagine che proietta il proprio specchio. Chiunque quindi, si può mettere a capo di una lista elettorale di un comune, come di fatto spesso avviene, contornandosi di soggetti non necessariamente di qualità intellettuali e morali certe, nonché di competenze, ma prevalentemente portatori di voti e basta. Se poi si aggiunge anche l’indistinto livello culturale o di scarsa percezione della pratica politica il pastrocchio è palese.

Le liste vengono composte per peso, senza nessuna affinità culturale e di opposti orientamenti politici, che alla prima questione importante entrano in uno stato confusionale che paralizza l’azione amministrativa, come è avvenuto frequentemente.

E’ necessario invece una comune visione di valori e di prospettive ed avere curiosità per il futuro. Solo così ci si può cimentare per la costruzione di uno sviluppo sociale ed economico ed attivare gli strumenti per la partecipazione e la tutela dei diritti dei cittadini. Questo è possibile se vi è una classe dirigente con una comunanza di intenti e non un eterogeneo e raffazzonato manipolo di sedicenti amministratori guidati da un improvvisato capo, a volte con atteggiamenti da podestà piuttosto che da sindaco democratico.

*Modestino Valente (professore scuole superiori in pensione, ex dirigente provinciale PCI, DS, Sinistra Democratica, Sinistra Italiana, più volte consigliere comunale di Mercogliano e candidato sindaco con l’Unione – centrosinistra)

 

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