Anche in Campania i cittadini elettori di ben quattro capoluoghi di provincia sono chiamati alle urne per la elezione dei sindaci e dei Consigli comunali. Molto atteso è il risultato di Napoli. La competizione elettorale ha risentito non poco di confusione e di una preoccupante tendenza verso il qualunquismo. La esclusione di Antonio Bassolino dalla competizione, anche per effetto di probabili brogli nelle primarie, ha reso nebuloso il ruolo del Pd. La frammentazione nel centro destra non ha aiutato la candidatura di Lettieri. I Cinquestelle, anche per effetto della sconfessione del sindaco di Quarto, hanno perso parte del vento che, come per le regionali, avrebbe potuto dare forza alle vele. Anche per il sindaco uscente è difficile ogni previsione. E dunque appare complesso prevedere anche chi sarà premiato per il ballottaggio. Il premier Renzi si è mostrato preoccupato. In questi ultimi due mesi le sue visite, e le sua promesse, a Napoli sono state rilevanti. Da Napoli a Caserta a Salerno, tra l’annuncio della bonifica di Bagnoli (“la più grande scommessa nel Mezzogiorno”), il sostegno alla Reggia di Caserta non distate dalla terra una volta Campania Felix e oggi Terra dei fuochi, e l’inaugurazione della stazione nel porto turistico salernitano, Renzi si è speso non poco. In realtà, tagliati i nastri delle inaugurazioni il premier non sembra abbia convinto i cittadini che oggi appaiono ancora scettici per il ruolo della metropoli campana nel Mezzogiorno. Non diversamente, ma stavolta senza potere, è avvenuto per il ruolo svolto da Silvio Berlusconi. Sarà il dato dell’adesione alle urne a dare una spiegazione sulla temuta distanza del cittadino dal voto. Fermo restando che è gravissimo errore non partecipare, perché ciò significherebbe consegnare una delega in bianco a quei poteri che hanno tutto l’interesse a gestire la realtà. Mentre a Salerno il governatore della Campania ha fatto sentire il peso del suo ruolo, con interventi sostanziosi, specie nel capoluogo e nel Cilento, molto atteso è anche il risultato del voto sannita dove tra i candidati a sindaco c’è l’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che seguendo l’esempio del suo leader, Ciriaco de Mita, del quale ha il sostegno, intende ritagliarsi uno spazio di governo nella sua realtà territoriale.
Il voto di oggi interessa anche la nostra provincia, l’Irpinia. I cittadini di 31 comuni dovrebbero recarsi alle urne. La campagna elettorale partita in sordina si è impennata nelle ultime due settimane. Con alcune particolarità. Sono scomparsi dovunque i simboli dei partiti, facendo avanzare prepotentemente le liste civiche. Segno evidente della crisi della politica e delle forze chiamate a renderla efficace. In alcuni Comuni la lotta è stata serrata. In particolare a Lioni e a Monteforte. Si potrebbe dire, recuperando dalla memoria un tempo passato, che qui si sono registrate alleanze anomale, con il matrimonio tra il Pd e Udc. O meglio tra Ciriaco De Mita, indomito ed instancabile protagonista delle campagne elettorali e la presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosetta D’Amelio. Le interpretazioni su questa alleanza sono le più diverse. Si va dalla suggestione che l’anziano leader dell’Alta Irpinia ha sempre suscitato sulla D’Amelio, fino ad un progetto che possa far prefigurare un trasferimento dell’ex presidente del Consiglio nel futuro del Pd irpino. In questo ultimo caso il ruolo della D’Amelio sarebbe quello del cavallo di Troia. C’è però un’ipotesi che da qualche tempo sembra arrovellare la mente del sindaco di Nusco. Recuperare, partendo dall’Irpinia e dalla Campania, il ruolo dei Popolari in Italia. Questa convinzione nascerebbe dal fatto che, andato in frantumi il centrodestra, ridimensionato il ruolo del la sinistra, oggi fortemente divisa tra le fughe estremiste e le delusioni per il Pd di Renzi, rimane ancora accesa la fiammella di un centro senza casa e senza politica. Questa strategia, se pure spiegata con molta fretta, è emersa nei discorsi del leader democristiano in questo turno elettorale amministrativo, trovando consensi ma anche non poche riserve. Vedremo in futuro se ciò corrisponde alla necessità di una conservazione dinastica o se, come sembra di capire, ad un tentativo di portare il pensiero oltre l’inconsistente e pericolosa situazione politica.
Ma oggi è il giorno del voto. Ciò che vale ed, è importante, è recarsi alle urne. Non bisogna dimenticare che il cittadino è arbitro. Per non tradire questo ruolo, egli deve esprimere la sua partecipazione, depositare nelle urne le sue speranze. Solo così potrà contribuire al cambiamento o alla conferma di chi si presenta per migliorare o trasformare la propria realtà. Lamentarsi dopo è solo il segnale inquietante di un populismo che avanza terribilmente, generando disaffezione e creando spazi per un individualismo pericoloso per la tenuta della democrazia.
edito dal Quotidiano del Sud
di Gianni Festa