Corriere dell'Irpinia

Con la Collina dei bambini rivive il centro storico tra sbandieratori e laboratori

Il centro storico è tornato ad essere per un giorno cuore pulsante della città tra laboratori, spettacoli di arte di strada, sfilate in costumi d’epoca e falconieri. E’ la scommessa lanciata dalla “Collina dei bambini”, viaggio nella memoria, alla sua terza edizione, promosso dall’associazione Abellinum Selleczanum in collaborazione con la diocesi di Avellino, il Comune, il Consorzio Percorsi e Avellino Social Lab e la partecipazione del 99 Posti, Limina Teatro e Puck Teatrè e di numerose associazioni del territorio. Una festa partita ieri pomeriggio con l’esibizione degli sbandieratori e dei musici di Altavilla che hanno fatto rivivere l’Avellino di Maria de Cardona. Il corteo, salutato da una buona partecipazione di spettatori, ha raggiunto via Duomo dove la festa è proseguita tra esibizioni e rullo di tamburi. Molto apprezzati anche i laboratori allestiti al Parco del Teatro Gesualdo, da quello curato dall’Unicef dedicato alla realizzazione delle pigotte a quello di Chiaroscuro ArtLab, dall’utilizzo di strumenti d’epoca a cura di Angelo Picone alle Mani in Pasta a cura della pro loco di Castelvetere. Di forte suggestione la visita alla chiesa di Monserrato, autentico gioiello del centro storico, che attende da tempo interventi per essere restituita al suo splendore.

E’ l’architetto Marino Nardiello, consulente della diocesi di Avellino, a spiegare come “Purtroppo, è una delle poche chiese  per la quale non siamo riusciti a intercettare alcun finanziamento ma è chiaro che sono numerosi gli interventi che dovrebbero essere effettuati, a causa delle numerose infiltrazioni”. “La chiesa accoglieva nel ‘500 oltre ventuno dipinti, dalla predica di San Giovanni nel deserto di Michele Ricciardi alla Madonna di Teresa Palomba fino alla Fuga in Egitto del Solimena, oggi custoditi presso il Palazzo Vescovilo e il Polo Giovani. Fu Maria de Cardona ad ampliarla, a partire da quella che doveva essere la chiesa di San Giovanni, collegata all’attiguo monastero benedettino, dipendente dall’Abbazia di Montevergine, quello che chiamiamo il monastero delle Stimmatine. La via Regia delle Puglie vide crescere la propria importanza e anche la chiesa, posta di fronte al Casino del Principe, ne beneficiò. E fu ancora la contessa de Cardona a portare in Irpinia il culto della Madonna di Monserrato,  a cui era intitolata l’antica confraternita. Il nome Monserrato richiama l’antica leggenda che voleva che la Vergine fosse apparsa in una grotta scavata nella montagna, di qui l’immagine degli angeli che segano il monte che compare su balaustre e basamenti. Nell’interno, nel corso della prima metà del ‘700, la chiesa si arricchì degli altari di S. Nicola di Bari e di S. Giuseppe – realizzati con un “legato” di Marino Caracciolo – e di quello di S. Benedetto, posto di fronte alla cappella di Monserrato. Una storia, quella della chiesa, funzionante fino al 1980, più volte danneggiata anche da alluvioni prima del terremoto”. Colpiscono, malgrado l’abbandono in cui versa la chiesa, la bellezza degli intarsi e dei marmi dell’altare e dei pavimenti delle cappelle in maiolica.

Questa mattina si replica con le danze rinascimentale a partire dalle 10.30 e lo spettacolo teatrale dedicato a Maria de Cardona “I bianchi cigni e forse dolci”, in programma alle 11.30, alle 17.30 e alle 19.45 a cura di Limina Teatro, Teatro 99 Posti e Puck Teatrè con la direzione artistica di Nicola Argenziano e Jessica Festa.

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