Corriere dell'Irpinia

Cultura, Gengaro, Todisco e Festa: no agli eventi spot, sì a una rete che unisca le progettualità positive

“Non sono un uomo solo al comando ma credo nel valore della squadra. Allo stesso modo, sono convinto che il capoluogo debba tornare a dialogare con la provincia anche sul piano culturale. La sfida è quella di costruire delle filiere del sapere, valorizzando cinema, letteratura, enogastronomia, mettendo in rete strutture come l’Eliseo, il Gesualdo, la Casina del Principe”. Lo sottolinea il candidato sindaco del centrosinistra Antonio Gengaro nel corso del confronto, moderato da Romualdo Grillo, su Cultura e comunità presso la sede del comitato elettorale di piazza Libertà.

Ricorda l’esperienza con l’amministrazione comunale Di Nunno “Continuo ad essere convinto che la cultura fa crescere le comunità ma è anche un volano per l’economia. La cosa più immaginifica che abbiamo realizzato con il sindaco Di Nunno è stato il cinema in piazza Duomo”. Sottolinea il valore di un premio come il Laceno d’oro che porta avanti l’eredità di Camillo Marino e la lezione di Pasolini, capace di farsi espressione di un cinema collegato al reale e punta l’indice contro un’amministrazione che “investiva migliaia di euro in attività ludiche ma non trovava i soldi per un proiettore all’Eliseo”. Spiega come anche il Teatro Gesualdo possa essere meglio valorizzato “Oggi resta chiuso per metà dell’anno ma non può funzionare in questo modo. Bisogna ripartire dal progetto di una scuola di formazione dei mestieri del teatro, di un centro di produzione che consenta di promuovere appieno le risorse che abbiamo. Tuttavia, in questi anni nessuno ha cercato mai di coinvolgere privati per investire realmente sul Gesualdo”. Ricorda di essersi vergognato “l’ultima volta in cui Nicola Piovani si è esibito al Comunale Il Teatro era semideserto perchè l’evento non era stato adeguatamente pubblicizzato. Non possono più ripetersi simili episodi”

E’ Il professore Massimo Adinolfi, filosofo e direttore artistico del Campania Libri Festival,  a sottolineare come “E’ completamente mutato l’ecosistema della cultura. Oggi più che mai dobbiamo interrogarci su cosa significhi fare cultura in una città meridionale e dell’entroterra. E’ chiaro che i momenti performativi finiscono per prendere il sopravvento ed è sempre più difficile lavorare su progetti duraturi che si radichino sul territorio e contribuiscano a definire l’identità di una comunità ma proprio per questo la sfida finisce per essere più esaltante”. Spiega come con il Campania Libri Festival “abbiamo scelto di promuovere iniziative in giro per la Regione e siamo contenti di aver ricevuto anche ad Avellino una risposta superiore alle aspettative. Questo significa che c’è una fame di cultura, che deve essere trasformata in azioni positive”. Spiega come sono “molte le buone pratiche che si possono attuare. Oggi, più che mai, la parola scritta si inserisce in un ecosistema che comprende altri mezzi da mettere a sistema, da quello audiovisivo ad un canale di diffusione della cultura come il podcast, che potrebbe essere utilizzato per valorizzare le storie del territorio”

Non ha dubbi Adinolfi “Non possiamo accontentarci del testimonial che lascia qualche autografo e va via, c’è bisogno di iniziative che partano dal basso, di progettualità a lunga durata, che siano visibili e partecipate. Bisogna valorizzare i luoghi di aggregazione anche attraverso il virtuale, per restituire un nuovo significato al fare cultura”. Ribadisce come “Compito della politica è ricucire i territori, il miracolo della cultura è come l’arte d’intreccio di un cesto di vimini, bisogna vivere insieme al resto del paese, senza perdere le proprie tradizioni, è questa la linea che deve seguire un grande festival che può accogliere questa sfida”. E sul rapporto con le associazioni “A me piace l’idea di una chiamata alle armi, una delle missioni della politica è la capacità progettuale ma anche quella di ascolto delle realtà del territorio su cui devono fare leva le istituzioni”. Ricorda come “l’altra sfida è quella di intercettare fondi. Con il Campania libri Festival paghiamo il prezzo del mancato sblocco delle risorse regionali e non è un problema secondario. Del resto, uno degli obiettivi del Pnrr è quello di migliorare la capacità progettuale delle amministrazioni che non hanno risorse”. Sulla presenza di un’Università in città è lapidario “E’ chiaro che acquista un senso solo se incide sul territorio e promuove iniziative in sinergia con la comunità. Penso al valore che può rivestire un Polo di formazione come quello legato alla viticoltura, valorizzando ricette, tradizioni, iniziative enogastronomiche”

Francesco Todisco, candidato alle Europee, chiarisce come “Il tema è sempre lo stesso, la cultura si rilancia se Avellino torna ad essere città provincia, se torna a costruire una funzione per un territorio più vasto. Si tratta di un discorso che vale per i servizi ma anche per la cultura, a partire da quel tessuto di contenitori che è stato utilizzato fino ad oggi per iniziative spot. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di costruire una rete di progetti ed esperienze che durino nel tempo e valorizzino le risorse della città, Penso alle strutture di formazione, dal Centro Dorso all’Università del vino ai luoghi di cultura. Tante sono le rassegne che meritano di essere riproposte ma perdono forza se restano come monadi, indipendenti l’una dall’altra, da Flussi al Borgo dei Filosofi. Si tratta di offrire una visione di città che possa aprirsi al resto del territorio. Se la politica non si eleva al di sopra delle miserie del quotidiano, finisce per perdere di vista il destino della città”. Ricorda come “Negli anni ’80 e ’90, sono stato uno di quegli studenti del Mancini che hanno messo l’Eliseo al centro del proprio impegno. La nostra battaglia ha permesso di giungere al passaggio di proprietà della struttura dalla Regione al Comune e di coltivare l’idea un centro di cultura cinematografica che deve diventare elaboratore di politiche culturali. Non servono grandi eventi ma iniziative capaci di lasciare un segno e richiamare persone nella nostra terra”

Il candidato al Consiglio comunale con la lista del Pd Leonardo Festa chiarisce come “Bisogna pensare alla cultura più come investimento che come spesa, scommettendo sul ritorno che può derivare dalla progettazione di grandi eventi culturali. Manca ad Avellino un grande attrattore come a Napoli il Campania libri festival, a Benevento il premio Strega, che possa  svolgere un ruolo cruciale nei momenti dell’anno che hanno meno circuito turistico, favorendo la destagionalizzazione. Penso al ritorno d’immagine per la città che deriva da una rassegna come il Laceno d’oro. Ma possiamo immaginare anche nel corso dell’anno tanti eventi che possano valorizzare esperienze di artisti locali, coinvolgendo realtà dal basso”. Ricorda gli ottimi esperimenti di cui la città è stata incubatore come Flussi, capaci di portare ad Avellino artisti di richiamo internazionale. Dobbiamo ripartire da quelle esperienze e fare rete con la Regione Campania, intercettando investimenti, per soddisfare un bisogno culturale che è vivo”. Festa torna a parlare di una città di scatole vuote “che devono individuare loro vocazione. la programmazione del Gesualdo deve essere spalmata nel corso dell’anno ma soprattutto c’è bisogno di produrre cultura, spazi come la Casina del Principe o l’Eliseo devono essere percepiti come luoghi d’incontro condivisi”

Antonio Spagnuolo, presidente del Circolo Immaginazione, anima del Laceno d’oro ricorda come “Il progetto della Fondazione non è mai partito, l’unico provvedimento è stato l’atto di nomina del direttore che avrebbe dovuto cominciare a lavorare.  L’ente proprietario degli immobili avrebbe dovuto trasferire il comodato d’uso alla Fondazione, presieduta dallo stesso sindaco”. E sulla questione Eliseo “Mi sembra che al momento possa funzionara solo come sala cinematografica di una multisala già esistente  come il Partenio o il Movieplex.  Questo significherebbe la possibilità di entrare in un circuito importante che può programmare film non commerciali, riservando alle altre sale le pellicole più legate al gusto del pubblico. In questo modo si ovvierebbe al problema delle scarse risorse disponibili, facendo sì che sia il privato a investire”. Spiega come “E’ chiaro che il cinema da solo non può riempire gli spazi dell’Eliseo, di qui la necessità di affiancare ad iniziative cinematografiche teatro e musical”. E sul sogno della Casa del cinema intitolata a Marino e D’Onofrio “E chiaro che si può realizzare nel rispetto della logica  del Pica. Ma lascia l’amaro in bocca constatare che qui per realizzare qualsiasi progetto devono passare decenni, mentre altrove basterebbero mesi. Credo che dipenda non solo dalla mancanza di soldi e capacità ma anche dall’incapacità delle amministrazioni di credere in progettualità come queste”.

E sulla richiesta delle associazioni di partecipare alla gestione dell’Eliseo “E’ chiaro che si può stabilire una convenzione con le associazioni che non hanno certo bisogno di uno spazio all’interno della struttura sette giorni all’anno”. E sul premio Laceno d’oro “Non so se la città percepisce il livello raggiunto dalla rassegna. In tanti ci hanno detto che siamo bravissimi ma non abbastanza bravi nel comunicare. Tuttavia, se le risorse disponibili sono esigue, possiamo spenderle per fare cose o per fare credere che chissà cosa stiamo facendo. Purtroppo, le amministrazioni investono solo su rassegne che sono in grado di autofinanziarsi. Tuttavia, il nostro riscontro lo abbiamo ottenuto dai grandi magazine internazionali che si sono occupati di noi”. Spagnuolo rivendica la scelta “di restare fedeli allo spirito con cui era nato il festival, nel segno della lezione di Pasolini. Sono convinto che se fossimo al Centro Nord avremmo avuto una grandissima risonanza”. E sottolinea la volontà del Laceno d’oro di investire sulla formazione delle nuove generazioni di spettatori “Abbiamo cercato non solo di fare cultura ma anche di offrire opportunità ai giovani, offrendo loro gli strumenti per interpretare il reale”. E’ quindi Roberta De Maio, anche lei candidata al Consiglio Comunale con la lista del Pd a spiegare come “uno dei problemi di fare cultura in città è superare il provincialismo, conciliando energie locali e artisti di fama nazionale, attraverso una vera resistenza culturale”

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