Corriere dell'Irpinia

Da Dublino a Trieste, passando per Avellino. Sulle tracce di Joyce tra memoria e presente

Un itinerario sulle tracce di James Joyce, che diventa l’occasione per confrontarsi sulle suggestioni che consegna la letteratura e sulla lezione dei grandi maestri che riescono sempre a parlare al presente. E’ un ponte che parte da Dublino per arrivare a Trieste passando per Avellino, quello gettato nel corso del confronto tenutosi ieri presso la libreria Mondadori. Protagonisti dell’incontro “Stregati da Joyce” il triestino Roberto Maestri con “Ero destinato a qualcos’altro” e l’avellinese Carlo Crescitelli con “Musica mentre”. “Ho sempre amato Joyce e Dublino, sono lusingato quando mi dicono che il suo stile richiama alcune caratteristiche della scrittura di Joyce – spiega Carlo Crescitelli che ha scelto di ambientare nella capitale irlandese la sua favola rock “Musica mentre” – Avevo anche immaginato di trasferirmi in Irlanda per una parte dell’anno, poi, il mio è diventato un viaggio emozionale. E’ una città piena di contraddizioni, perciò mi ha sempre ricordato le città del Sud. Una capitale multietnica in cui si fondono memorie del passato e presente, miseria e tracce dell’eleganza georgiana. Sono partito dalla magia di questa città  e ho provato raccontare, attraverso la storia di questa band, una stagione indimenticabile della mia vita, Anche io suonavo e sono stato testimone dei fermenti degli anni ’70 ma anche della precarietà assoluta che caratterizzava quel mondo. Un mondo, quello del rock, caratterizzato, però, anche da una sospensione tra favola e realtà”.

Roberto Maestri consegna nel suo “Ero destinato a qualcos’altro” la storia di un  poeta: “Questa raccolta è un’autobiografia in versi, nata dall’esigenza di voltarmi indietro e ripercorrere quella che è stata la mia vita, a partire da scelte ed errori fatti”. Spiega come la poesia “non debba mai essere troppo esplicita ma consentire a chi legge di trovare un aggancio con la propria storia”. E ricorda il legame forte della sua Trieste con Joyce “quando arriva qui con Nora, che non è neppure sua moglie, è un giovane alla ricerca di sè stesso. Trieste è piena di case dove ha abitato, poichè spesso non aveva soldi per pagare l’affitto o di targhe che ricordano il suo passaggio. Con Italo Svevo creerà poi un sodalizio profondo che sarà decisivo per la loro carriera di scrittori, sarà Joyce a riconoscere il valore di un’opera come “la coscienza di Zeno” e Joyce modellerà il suo Leopold Bloom su Italo Svevo” Ad impreziosire l’incontro le sollecitazioni di Lina Nigro, Pina Coppola e Maria Ronca che hanno posto l’accento sul valore di incontri come questi attraverso i quali la comunità può ritrovarsi. E la provocazione, immaginare una raccolta che come “I Dubliners” di Joyce racconti la “gente di Avellino”

Exit mobile version