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Da Franza a Zecchino, Alterio ripercorre la storia politica di Ariano

Si definisce un cronista del passato più che uno storico Antonio Alterio. Un cronista che si fa custode autentico della memoria. La conferma arriva dal suo ultimo volume “Da Franza a Zecchino”, in un viaggio che ripercorre la storia politica di Ariano, dal Movimento Sociale alla Democrazia Cistiana, fino a un governo sostenuto nel 1956 anche da esponenti del Pci, quasi una sorta di anticipazione del futuro centrosinistra. E’ lo stesso Alterio a spiegare come “In questo volume ho scelto di approfondire la storia politica di Ariano dal 1954 al 1964. La ricerca basata su nuovi documenti dell’Archivio del Ministero dell’Interno, esplora gli anni dalla caduta del fascismo. Ad emergere è la forte presenza del vescovo Venezia nel tessuto politico cittadino. I documenti dell’archivio vescovile testimoniano uno scontro serrato con De Mita che voleva concludere un accordo con il centro sinistra o ancora un’altra durissima polemica a causa di alcuni esponenti dell’Esercito della salvezza, il gruppo protestante presente ad Ariano, che beneficiava degli aiuti degli Usa che avevano cominciato una campagna a sostegno del Pci. Scrisse al Vaticano, chiedendo come fosse possibile che li Usa potessero continuare a inviare soldi a chi faceva una propaganda comunista”. Quindi ricorda l’esperienza del 1956 “L’avvocato Maresca riuscì a mettere insieme forze differenti tra socialisti e repubblicani, più due esponenti eletti con il Pci che si proclamavano indipendenti, un primo esempio di amministrazione di centro sinistra. Maresca fu deferito e l’esperienza durò poco più di due anni”. Sottolinea come “Ho preferito riportare, spesso, le parole dei protagonisti per dare conferma delle mie asserzioni e per fare intendere anche alcune sfumature dei loro pensieri ed affermazioni”.

E’ il professore Francesco Barra a spiegare nella prefazione come “Il “caso” di Ariano, così ben documentato e efficacemente narrato da Alterio, è esemplare per più versi, ma presenta anche una sua specificità. A differenza di quasi tutti i maggiori centri della provincia, il dopoguerra non aveva segnato ad Ariano la rottura democratica del blocco politico-sociale dominante. Ciò era avvenuto per debolezza iniziale della DC, che aveva presto perduto il suo fondatore e leader naturale, l’anziano ex magistrato Raffaele Intonti, personaggio prestigioso, rigoroso e coerente, ma proprio per questo poco adatto a trascinare le masse; d’altra parte il movimento socialista, rappresentato da Ireneo Vinciguerra, deputato alla Costituente, non riuscì mai, anche per le profonde divisioni presto manifestatesi a sinistra, a conquistare un’effettiva centralità. Queste forze si scontravano inoltre con il forte e radicato sistema di potere della famiglia Franza, allora personificato nella figura di Enea Franza, che, dopo esser stato eletto sindaco nel 1946, era riuscito a risultare nel 1948 l’unico eletto al Senato per il Movimento Sociale, mantenendo poi il seggio sino al 1972, come ha ben ricostruito lo stesso Alterio in un precedente volume.

Queste contrapposizioni facevano sì che Ariano fosse un centro politicamente vivacissimo, reso ancor più tale da un forte spirito d’identità civica, il che lo distingueva marcatamente da Avellino. Non a caso uno dei protagonisti della vita politico-amministrativa arianese dei primi anni del dopoguerra, l’avv. Michelangelo Nicoletti, già sindaco della città nel 1950-52, si trasferirà di lì a poco proprio ad Avellino, dove, sotto l’egida di mons. Pedicini, diverrà nel 1956 popolarissimo sindaco, con la nuova connotazione politica democristiana. Un’operazione inversa sarebbe senz’altro risultata impossibile, e nemmeno immaginabile.

La mancata transizione verso i nuovi partiti di massa apriva così un vuoto politico-elettorale, che determinò la lunga egemonia della destra. Di qui la “supplenza” esercitata dalla Chiesa arianese- prima col vescovo Pedicini e poi, soprattutto col suo successore Venezia-, la quale dovette impegnarsi fortemente non solo sul fronte sociale, particolarmente difficile nel dopoguerra, ma anche su quello amministrativo e politico. Lo strumento principale fu costituito dalla costituzione e dalla promozione della DC e delle organizzazioni laicali del collateralismo cattolico (Azione cattolica, Acli, Coldiretti ecc.). Gli esiti restarono a lungo alternati e incerti, con l’apparizione sulla scena di una nuova generazione, formatasi però in quelle strutture del laicato cattolico”.

“. A confrontarsi con Alterio e il sindaco Enrico Franza, presso il Museo Irpino, Andrea Covotta, responsabile Rai Qurinale che ha sottolineato come “studi come quello di Alterio ci fanno comprendere quanto la politica sia stata importante per l’Irpinia, la levatura dei personaggi che hanno guidato le nostre comunità e dunque la necessità di una classe dirigente che sia di nuovo all’altezza”. A partecipare al dibattito Emilio Chianca, l’Avv. Pasquale Giovannelli, e Don Apollinaire Domara del Centro Silenziosi Operai della Croce di Valleluogo. L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con il Panathlon di Ariano

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