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Calo demografico, dati Istat impietosi: Avellino sconta anche l’esodo giovanile

Mal comune mezzo gaudio? Non in questo caso. Il male comune è quella del calo demografico: se Avellino negli ultimi anni ha perso circa mille abitanti, il resto della Campania, e, purtroppo, anche dell’Italia, non sta meglio. Lo certificano i dati Istati diffusi oggi, così sintetizzabili: nel 2023 minimo storico delle nascite; il numero di figli per coppia scende a quota 1,2.

Un dato estremamente negativo, neppure mitigato dalla contestuale riduzione dell’8 per cento dei decessi rispetto all’anno precedente. Il saldo naturale della popolazione resta fortemente negativo. Il tutto al netto del contributo demografico offerto dalla popolazione straniera.

Più nel dettaglio: il numero medio di figli per donna scende dall’1,24 del 2022 all’1,20 del 2023 (il minimo storico venne toccato nel 1995 con un ancor più misero 1,19). Numeri allarmanti, se non altro perché il numero di figli per coppia dovrebbe essere almeno 2, per “andare in pari”: due genitori che muoiono dovrebbero lasciare almeno altre due persone a prendere il loro posto su questa Terra.

Altre statistiche Istat possono provare a spiegare il perché di questa curva discendente della popolazione italiana: si è, di molto, alzata, per esempio, l’età media alla quale ci si stacca dalla casa genitoriale e si inizia la vita indipendente, o come la chiama l’Istat “la vita adulta”: nel 2022, il 67,4 per cento dei 18-34enni vive ancora in famiglia (era il 59,7 per cento nel 2002), con la maglia nera che anche questa volta va alla Campania (insieme alla Puglia), con valori intorno al 75 per cento. Un trend che inevitabilmente si trascina al rialzo anche le età nelle quali ci si sposa (36,5 anni per lo sposo e 31,7 per la sposa) e si “mette su famiglia”: i primi figli arrivano quando lei ha 31,6 anni, mentre nel 2002 era di 29,7 anni.

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