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De Sanctis, la sua attualità nell’Italia contemporanea

Di Maria Giovanna Prudente

Nasce a Morra Irpina il 28 marzo 1817 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri colui che sarebbe diventato poi uno scrittore, un critico letterario, un politico, Ministro della Pubblica Istruzione e filosofo: Francesco Saverio De Sanctis. La storia e la letteratura lo ricordano come uno tra i maggiori critici e storici della letteratura italiana nel XIX secolo. Nel 1826 lascia la casa natìa per recarsi a Napoli dove intraprende studi umanistici. Nel 1831 le prime letture filosofiche. Completati gli studi liceali, intraprende quelli giuridici, ben presto trascurati per seguire, già dal 1836, la scuola del purista Basilio Puoti sul Trecento e sul Cinquecento, ove avrà modo di conoscere il Leopardi. Trascorso un breve soggiorno a Morra, ritorna a Napoli dove, per interessamento dello stesso Puoti, viene nominato professore alla scuola militare preparatoria di S.Giovanni a Carbonara (1839-1841) e, in seguito, al Collegio militare della Nunziatella (1841-1848). I meridionalisti: Giustino Fortunato e Pasquale Villari, il filosofo Angelo Camillo De Meis, il giurista Diomede Marvasi, il pittore Giacomo Di Chirico, il letterato Francesco Torraca e il poeta Luigi La Vista, durante questo periodo, sarebbero passati sotto la sua formazione. Le lezioni di quella che fu chiamata la “prima scuola napoletana” (1838/39-1848) furono raccolte ed edite solamente nel 1926 da Benedetto Croce, con il titolo: “Teoria e storia della letteratura”. La sua formazione presso la Nunziatella fu pregnante e vivace per la sua stessa formazione. Da questo momento in poi, il De Sanctis inizia a trattare complesse e poliedriche problematiche e tematiche, tra le quali: quelle di carattere letterario, estetico, stilistico, linguistico, storico e di filosofia della storia. Affinando il suo pensiero, egli prende le distanze dal purismo di Puoti dopo aver scoperto alcuni testi dell’Illuminismo francese. D’Alembert, Diderot, Hélvetius, Montesquieu, Rousseau e Voltaire, Beccaria, Cesarotti, Filangieri, Genovesi, Pagano furono predominanti in questa svolta, soprattutto in ambito letterario. Il De Sanctis, infatti, assapora il gusto della sensibilità romantica e leopardiana, la polemica anti-illuministica, l’ adesione ad un programma cattolico-liberale, giobertiano, di restaurazione civile e morale. Le letture hegeliane – condotte in seguito – regalano un vestimentum magistrale ai suoi successivi scritti. Non solo uomo di chiara fama letteraria, il De Sanctis viene al contempo ricordato anche per il suo attivismo politico. Pensiero caleidoscopico, quello del De Sanctis, una delle menti più brillanti del nostro Meridione e che ha senz’altro contribuito ad una notevole diffusione di note di eccellente cultura e conoscenza. Sceglie una prosa anti-letteraria, fervida e mirabile che rende perfettamente l’immediatezza del suo pensare. Croce e Gramsci studiano e rivalutano il suo pensiero, intriso di quei principi fondamentali dell’estetica moderna e rivelano quanto fossero solide le fondamenta della sua criticità. La ‘’Storia della letteratura italiana’’ è il capolavoro critico per mezzo del quale il De Sanctis è maggiormente conosciuto. L’autore ricostruisce abilmente lo sfondo storico critico-civile dal quale nacquero poi i capolavori della letteratura italiana. In quest’opera compare anche la celebre frase: “Il fine giustifica i mezzi”, usata come esempio errato di come riassumere il pensiero di Niccolò Machiavelli, attribuita successivamente, seppur erroneamente, proprio a quest’ultimo. Saggio critico sul Petrarca del 1869, Saggi critici del 1866, Nuovi Saggi critici del 1869 altre sue mirabili opere che certamente meritano di essere menzionate, soprattutto quelle su episodi della Divina Commedia, su L’uomo del Guicciardini, su Schopenhauer e Leopardi oltre Il darwinismo nell’arte e quelli su Emilio Zola. La scienza e la vita del 1872, nel quale egli, sostenendo la necessità di non separare la scienza dalla vita, prende forti posizione nei riguardi del positivismo. Si ricordino anche: La giovinezza del 1889 e nelle quindici lettere che costituiscono il resoconto di Un viaggio elettorale, scritto nel 1876. Il De Sanctis è uno scrittore poliedrico e vivace che si rivela un piacevole narratore, in particolare, nel frammento autobiografico. Il genio della sua critica nasce da una forte esigenza di intraprendere una battaglia culturale. Cruciale, ad un certo punto del suo percorso, lo studio approfondito e mirato su Hegel. Del filosofo, il De Sanctis riprende, approfondisce ed analizza sotto una nuova luce il pensiero. Hegel, infatti, sosteneva infatti che l’arte fosse “l’apparenza sensibile dell’Idea” e che, quindi, l’opera d’arte fosse simbolo del concetto filosofico e quasi una forma provvisoria di esso. Tuttavia, una simile dottrina conferiva carattere teoretico all’arte compromettendone l’autonomia, tanto che indurre il filosofo a prevederne la morte segnata dal declino dell’epoca romantica. Il De Sanctis, sulla base di questi presupposti, contrappose all’estetica hegeliana, l’estetica della forma intesa come un’attività originaria ed autonoma dello spirito, per mezzo della quale la materia sentimentale si realizza in figurazione artistica. L’estetica della forma, dunque, non è mera elaborazione di un contenuto astratto, ma bensì unità di contenuto e forma. La complessità, l’erudizione e l’evoluzione del pensiero desanctisiano rivoluzionano il panorama sociale, letterario e filosofico rendendolo uno dei personaggi di maggiore splendore della nostra amata Irpinia.

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