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Doveroso stare dalla parte giusta

 

Mentre l’opinione pubblica provinciale sta vivendo la condanna mediatica dei "furbetti" dell’Asl di Avellino – balzata alla ribalta dalla cronaca nazionale – l’inizio della primavera è stato contrassegnato da una pagina significativa di partecipazione civile della nostra comunità irpina. Si tratta della "XXI Giornata della Memoria e dell’impegno" organizzata anche in Avellino, dall’associazione "Libera" in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La partecipazione imponente e corale – soprattutto del mondo associativo, sindacale, della Chiesa locale con il Vescovo Marino, di numerosi sindaci tra cui Paolo Foti, della popolazione studentesca e del volontariato – esprime un dato incontrovertibile: la capacità di mobilitazione della democrazia associativa, rilevante anche nella nostra provincia, suona da monito severo alla democrazia rappresentativa, opacizzata cronicamente dalla sindrome della rissa e spesso dalla esclusiva e grottesca ricerca del consenso. Tra i tanti con faloni e bandiere presenti nella manifestazione, sono stato particolarmente interessato da un modesto cartello portato da una studentessa con la scritta:" E’ il momento che l’impegno straordinario di pochi diventi l’impegno ordinario di molti". È un messaggio questo di grande rilevanza culturale e politica che interpella tutti: amministratori, legislatori, chiese locali, scuola e società civile. Si tratta, in particolare, di cogliere di questo messaggio l’urgenza e la ferma determinazione di avere il coraggio di cambiare attraverso una nuova e incisiva partecipazione. È uno sforzo, più volte ribadito e con questa manifestazione dimostrato che è possibile, per dare delle risposte credibili, di prospettiva e di speranza, ai nostri giovani in prima fila e all’intero territorio provinciale afflitto dagli annosi problemi della disoccupazione, dell’inquinamento e delle organizzazioni malavitose. In ordine a questa ultima criticità non è stata casuale la presenza del procuratore della Repubblica Cantelmo. I concetti della memoria e dell’impegno, posti a base della manifestazione, richiamano altri concetti basilari per una vera e responsabile partecipazione: giustizia, legalità, solidarietà concreta nella società, nelle istituzioni, nell’economia, nell’informazione, nei servizi. Dove non ci sono regole e dove la legalità rimane fatto formale, crescono i poteri occulti, la criminalità organizzata e quella più o meno in doppiopetto, la politica inquinata, l’informazione "controllata" e supina. Senza regole la stessa legge anziché tutelare e garantire gli interessi deboli, diventa strumento inefficace, di giustizia e di equità. Le regole sono, dunque, l’impalcatura del patto sociale e della nostra stessa convivenza. Cultura di legalità non vuol dire semplicemente riconoscimento della sovranità della legge. Non significa primato della norma astratta, ma garanzia concreta di giustizia sociale sul fronte dei servizi, della sanità, della scuola, del lavoro, dell’informazione. C’è nei recenti pronunciamenti dei Vescovi italiani il reiterato invito ai politici di moderare il tasso di conflittualità e promuovere i valori irrinunciabili della convivenza, della solidarietà, della famiglia, del bene comune, degli stessi principi giuridici che regolano tali valori. Cultura della legalità significa, infine, promuovere un permanente spirito di discernimento, oltre le suggestioni dei clamori della cronaca: fra qualche mese dello scandalo all’Asl di Avellino, probabilmente, rimarrà solo un rumoroso fatto di cronaca se non prevarrà il senso della partecipazione attiva e responsabile in ogni ambito del tessuto civile, economico e sociale della comunità. È questo sforzo, per i cristiani adulti nella fede e nell’impegno civile, sarà il modo più credibile e coerente per vivere la settimana santa da qualche giorno iniziata.
edito dal Quotidiano del Sud

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