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E’ qui la festa? 

Ci voleva il ministro Delrio per dare un pizzico di dignità al Consiglio comunale di Avellino. Finalmente in quel catino, fino ad ieri luogo di scontro, di polemiche e di pettegolezzi, assediato di volta in volta o dai dipendenti del teatro o dai parcheggiatori o dai senzatetto, sindaco, assessori e consiglieri, per l’occasione vestiti a festa, si è discusso di problemi. Dei tanti che affliggono questa città, la sua provincia. Ad un certo punto, ascoltando i capigruppo, sembrava di assistere ad uno sfogatoio, stavolta con il vezzo dell’eleganza, per troppo tempo represso. Dal giovane Bilotta, all’incallito Giordano, passando per il passionale Giacobbe e tutti gli altri, è stato interessante ascoltare quell’Avellino che doveva essere e, invece, non è. Ed è venuto spontaneo chiedersi di chi sono le responsabilità. Anche il ministro è stato illuminante nella elencazione delle opere che verranno e delle quali da sempre si parla, a cominciare dalla quasi secolare Lioni-Grottaminarda.

Tutto bene. Anzi di più. Tutti contenti. L’ inossidabile Giulio Andreotti avrebbe commentato con il suo solito tagliente sarcasmo: “A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina» ”. Che c’entra? Mi spiego. Dietro, e dentro, questa sfilata autorevole, nella ventosa giornata avellinese, si avvertiva qualcosa di diverso. I segni di una strategia che viene da lontano e che il sannita sottosegretario Umberto Del Basso De Caro sta tessendo con arguzia, intelligenza e potere. Non a caso nella sala del consiglio comunale, per l’occasione trasformata in una quasi platea cinematografica, si è potuto notare il trionfo del nuovo (?) che avanza. I cosiddetti “decariani” (gli appartenenti politicamente alla corrente del sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, presente alla sfilata) che a cominciare dal presidente del consiglio comunale per finire a quello dell’Alto Calore, passando per le quote rosa Repole e Lengua e anche per il presidente fantasma del teatro Gesualdo, facevano bella mostra di sè.

E’ l’Irpinia che cambia? No. Sono gli uomini ( e le donne) ad essere sempre gli stessi. Ieri con De Mita o con Mancino, poi sbandati per quella ossessione unitaria di De Luca e oggi con il potente sannita. Come dire: niente di nuovo sotto il sole. Già. E Delrio? In gergo si dice: ci ha messo il cappello. Tutto qui. E pensare che in Irpinia erano piovuti stramiliardi di lire per il dopo terremoto e oggi per soli pochi spiccioli si fa festa grande. Così va la vita.

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud

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