Site icon Corriere dell'Irpinia

Europee, l’inganno dei capilista: quel che conta per l’elezione sono le preferenze

L’indicazione di un capolista da parte di ogni partito potrebbe trarre in inganno sul funzionamento del sistema elettorale europee.
Anzitutto bisogna chiarire che si tratta di un sistema di voto proporzionale con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza.

I seggi sono assegnati nel collegio unico nazionale, alle liste concorrenti presentate nelle cinque circoscrizioni territoriali: Italia Nord-Occidentale (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia), elegge 20 parlamentari europei, l’Italia Nord-Orientale 1 (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), così come l’Italia Centrale, l’Italia Meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) ne elegge 18, mentre l’Italia Insulare (Sicilia, Sardegna) otto.

Si possono esprimere da una a tre preferenze. Nel caso di due o tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso.

I seggi conseguiti da ciascuna lista sono assegnati in ogni circoscrizioni in proporzione ai voti ottenuti da ciascun partito. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ogni circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza.

Per quanto riguarda il sistema dei capilista candidati, si parla di “Spitzenkandidaten”. L’obiettivo è la legittimazione democratica della scelta dei candidati Presidenza della Commissione europea.

La risoluzione dell’europarlamento, non vincolante, prevede infatti l’introduzione di misure per aumentare l’affluenza alle urne stabilendo un legame “evidente e credibile tra le preferenze espresse dai cittadini alle urne e l’elezione del presidente della Commissione”.
Di conseguenza, durante il primo ciclo di negoziati, alla guida del processo dovrebbe esserci il candidato capolista del partito europeo che si è aggiudicato il maggior numero di seggi.

Exit mobile version