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Evitare dualismi da talk show

Di Andrea Covotta

La narrazione di una larga parte della stampa italiana insiste sulla polarizzazione dello scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, una sfida tra due donne e soprattutto tra due modi completamente diversi di parlare ai rispettivi elettorati. Uno scontro radicale che non si vedeva dai tempi di Prodi e Berlusconi, due leader diversissimi ribattezzati “il professore” e “il cavaliere”. La competenza di Prodi contrapposta allo strapotere mediatico e alla capacità manageriale di Berlusconi. Prodi vince due volte ma poi è sfiduciato dalla sua stessa maggioranza nel 2008. Berlusconi torna a Palazzo Chigi e quindi una lunga fase di incertezza con l’esplosione dei Cinque Stelle e con i governi tecnici di Monti e Draghi. Adesso come quindici anni fa, due leader si contrappongono e guidano i rispettivi campi. La differenza al momento è che la Meloni è una leader riconosciuta e legittimata mentre la Schlein fa fatica a farsi accettare come leader di uno schieramento alternativo. Occorre, inoltre, immaginare un vero campo da gioco, con regole condivise ed evitare i dualismi da talk show o da social per costruire, invece, dei progetti alternativi in grado di catturare il consenso popolare in maniera stabile e non effimera. Al momento, come dimostrano anche le ultime elezioni amministrative, il centrodestra della Meloni è nettamente più avanti del centrosinistra. Come scrive Alessandro De Angelis: “c’è poco da fare: l’anno che verrà, per ora, si prefigura come un confronto tra una presenza (di Giorgia Meloni) molto attiva sul piano della propaganda e dell’occupazione del potere e un’assenza (della sua competitor) di visione e di iniziativa. Della prima fa parte anche la bandiera presidenzialista, formidabile calamita elettorale che sventolerà più forte e, al tempo stesso, way out rispetto alle difficoltà sul principio di realtà, dal Pnrr all’immigrazione fuori controllo. Della seconda uno spartito che non va oltre l’indignazione: di guerra non si parla perché si capisce che Elly Schlein sta sostenendo una posizione che non condivide, di immigrazione nemmeno, perché la linea è accogliamoli tutti, che non ha nessuna sinistra al mondo, da Biden a Sanchez; sul Pnrr si è chiesto di spostare i fondi, avvalorando la tesi governativa della revisione. E così via, mentre la discussione pubblica è un one woman show. Magari governare logora, ma l’Aventino consente al manovratore di sentirsi indisturbato”. Le attenuanti per la Schlein non mancano, si è insediata da poco e non ha avuto il tempo di modellare il partito ma al momento quello che manca è proprio un’idea di come vorrebbe il suo Pd. Gli errori da evitare sono quelli di rinchiudersi in scelte massimaliste e di fidarsi solo del circolo ristretto che ha accompagnato la sua ascesa, occorre al contrario capire come tenere unito il Pd e creare una classe dirigente a partire da territori. Alle elezioni europee manca un anno e la strada per la sinistra parte in salita non solo in Italia ma anche in altri paesi come si è visto ultimamente in Spagna e Grecia.

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