Corriere dell'Irpinia

Genovese punta in alto: “Vincerò al primo turno”. E bacchetta Gengaro: “E’ scorretto, mi ha deluso”

AVELLINO – La domanda al candidato sindaco Rino Genovese è lecita: “In caso di ballottaggio quali alleanze immaginate di poter stringere? Forse con Fratelli d’Italia?”. E la risposta, più che cortese, è un fuoco d’artificio: “Ma chi ci pensa al ballottaggio?! L’entusiasmo è tanto e tale che ritengo davvero di vincere al primo turno!”. E in ogni caso Genovese non vede sfidanti, ma interlocutori: “Perché un pizzico di Dna lo abbiamo in comune tutti quanti, e cioè il voler bene alla città. Magari riusciremo ad instaurare un dialogo e a condividere posizioni programmatiche. Allora lavoriamo su questo, andiamo avanti e che vinca il migliore”.

Ma una stoccatina a Gengaro comunque gli sfugge: “Non riesco a giustificare gli attacchi scorretti e immorali. E’ patetico quando dice che io non sono di Avellino. Bastava che si fosse informato un po’ prima di parlare e avrebbe scoperto che i miei genitori, i miei nonni e i nonni dei miei nonni sono di Picarelli. Hanno lavorato in quelle terre, spaccandosi la schiena nei noccioleti. Ma è scorretto soprattutto perché mente sapendo di mentire: perché queste cose le sa benissimo, non fosse altro perché abbiamo fatto il liceo insieme. E qualche volta avrà pure applaudito ai miei successi sportivi, realizzati sempre indossando le maglie biancoverdi di Avellino. Magari eviterebbe questi scivoloni se invece di guardare sempre a terra le mattonelle, alzasse lo sguardo. E’ una delusione”.

Gliene sfugge pure una seconda: “E’ patetico anche il fatto che pur di farsi candidare a sindaco abbia ritirato un ricorso che lui stesso aveva presentato denunciando irregolarità nei tesseramenti del Pd cittadino”. Applausi dalla platea.

E ancora una terza stoccata. Sempre a Gengaro: “Poi è tornato a Roma per cercare di ‘arraffazzonare’ una coalizione di partiti diversi e distanti tra loro, ritrovandosi infine alla guida di una coalizione ‘inarraffazzionabile'”. Applausi bis. Risate e grida di incitamento. “A differenza sua, noi non andremo mai a Roma, perché le decisioni sul futuro di Avellino saranno prese ad Avellino e dagli avellinesi”. Apoteosi.

Però anche lo stesso Rino Genovese si ritrova a capo di un insieme eterogeneo di soggetti civici… “Rimando al mittente l’accusa di cavalcare un ‘civismo di maniera’. Il nostro progetto è un’altra cosa: è una proposta di politica civica. Abbiamo messo insieme culture politiche affini: liberal democratiche, popolari e riformiste. Soprattutto riformiste”.

Il tutto avviene alla prima uscita ufficiale della coalizione del Patto Civico per Avellino, nella Sala Blu dell’ex Carcere Borbonico: sala piena, occupati anche i posti in piedi lungo le corsie laterali; e pieno anche il cortile esterno. Come “battesimo” della coalizione elettorale non c’è male: e mano a mano che passano i minuti scompaiono anche le facce preoccupate degli organizzatori, che un’ora prima che iniziasse l’incontro, avevano ricevuto “brutte notizie” dall’hotel dove si stava presentando la coalizione dell’avversaria Laura Nargi. Anche lì era stata riempita la sala. Ma superato il complesso delle dimensioni e delle quantità, si può iniziare a parlare di programmi.

Al primo punto Genovese ha messo l’istituzione dei comitati di quartiere elettivi e consultivi (per realizzare una vera democrazia partecipata); la realizzazione di un nuovo parco di verde attrezzato nel centro città, al posto dell’attuale tribunale di piazza D’Armi (“Abbatteremo quel vecchio palazzo, realizzeremo parcheggi interrati e creeremo spazi verdi per bambini e famiglie. Il tribunale e tutti gli uffici giudiziari, compreso quello del giudice di pace, li accorperemo e sposteremo in una cittadella giudiziaria. Dove? Abbiamo già tre ipotesi sulle quali lavorare: una potrebbe essere quella di utilizzare la zona che si trova alle spalle dell’autostazione, dove ci sono le tre torri”); la creazione di una cittadella universitaria a Borgo Ferrovia… e la bomba finale (anche questa salutata con applausi e ovazione): “Andremo a vedere i contratti e le delibere, e se sarà possibile raderemo al suolo quello scandalo della metro leggera. Via tutti quei pali, qualcuno già arrugginito, che arrivano fino ai balconi delle case, e via quel vecchio modo di pensare alla mobilità urbana: ora ci sono gli autobus elettrici”.

E ancora: “Costituiremo un pool di esperti che si occupi h24 di come intercettare e ottenere finanziamenti europei e regionali. Fondi che utilizzeremo per creare opportunità per i giovani”. Giovani che sono stati i protagonisti della serata, perché prima dell’intervento, chilometrico, di Genovese, hanno parlato i cinque più giovani candidati, uno per ognuna delle cinque liste che sostengono Genovese.

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