Corriere dell'Irpinia

Giustizia e dintorni: l’Alta Corte per giudicare i magistrati ed il Manifesto per le Europee

di Gerardo Di Martino

Non male, come spesso gli accade, la proposta dell’on. Enrico Costa – vero liberale in forza al gruppo parlamentare di “Azione” del segretario Carlo Calenda – di inviare a tutte le Segreterie cui fanno capo le liste presentate per le prossime elezioni al Parlamento Europeo, il “Manifesto garantista”.

Una sorta di decalogo rivolto a tutti i candidati, da sottoscrivere ora e realizzare a Strasburgo, contenente un sacro impegno per la realizzazione del Giusto processo e della presunzione di innocenza, il rispetto della Stato di diritto in Ue, passando per la demonizzazione dell’abuso della carcerazione preventiva, il rafforzamento del diritto di difesa dell’individuo, la riservatezza delle comunicazioni quale libertà essenziale della persona, il recupero della finalità rieducativa della pena e la realizzazione della responsabilità civile dei magistrati. Ultima, ma non per questo meno importante, la consacrazione dell’immunità parlamentare quale criterio di inviolabile autonomia ed intangibile indipendenza della politica nei confronti di qualsivoglia autorità giudiziaria, di qualunque inquirente o giudicante.

Vi dirò la verità: se ne avverte tutta l’esigenza, in particolare per le Istituzioni Europee le quali, sempre pronte a fare le pulci agli Stati membri, sono state le prime ad abbassarsi le braghe nei confronti della magistratura belga, con l’immediata cacciata del vice presidente del Parlamento Eva Kaili.

Ve la ricorderete: poi ritenuta estranee ad ogni accusa, non ebbe nemmeno la possibilità di difendersi. “In 24 ore abbiamo ristabilito gli equilibri, ridato onore e dignità alle Istituzioni dell’Unione, fatto giustizia”, esclamò allora l’inossidabile quanto miope Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, in una delle più grandi campagne barbariche, condotte dalla magistratura in danno del potere legislativo, che la storia della civiltà giuridica ricordi, dai tempi della ruota ad oggi.

Tiranneggiato, vilipeso e disciolto nell’acido dell’azione penale, il Parlamento europeo ancora si lecca le ferite.

Ma che fine ha fatto il grande scandalo? State certi, ne riparleremo nel corso delle settimane a venire, proprio in vista del rinnovo degli Organi che siedono a Strasburgo e Bruxelles. Ma vi assicuro che la storia è avvincente, addirittura condita da spie, dossier e appostamenti nelle aule parlamentari. Altro che soldi e bustoni per l’indifferenziata.

E dalle nostre parti? Tiene banco anche qui la Giustizia. E non poteva essere diversamente, vista la capacità della dea bendata di abbracciare le nostre vite.

La Lega ha ottenuto ciò che chiedeva? Bene ora tocca a noi! Si sono fatti sentire così, dalle parti di Palazzo Chigi, sia Forza Italia che Fratelli d’Italia, ciascuno con i propri cavalli di battaglia: i primi sulla Giustizia, gli altri sul Premierato.

La Presidente del Consiglio è stata chiara: sulla separazione delle carriere (meglio si direbbe, delle funzioni) non se ne fa niente prima del Congresso delle correnti sindacali della magistratura fissato per l’11 ed il 12 maggio.

Non vorrei che me li impallinano, Ministro e disegno di legge, prima ancora di incominciare a discutere in Commissione alle Camere, avrà pensato quella volpe di Meloni.

E non ha tutti i torti: niente testo? Eh eh eh! Niente mozioni, niente voto, niente stampa…con buona pace dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Qualcosa però trapela, come al solito, dalla riunione svoltasi ieri tra la Premier, il suo ministro della Giustizia ed i Presidenti di Camera e Senato. Cosa in particolare? Beh si, l’Alta Corte di Giustizia: un nuovo Organismo avente poteri giurisdizionali sul comportamento, i provvedimenti e la disciplina dei magistrati.

Detta così, sembrerebbe la soluzione a tutti i mali. Nella pratica bisognerà vedere. Il rischio è che si tratti della italica minestra riscaldata, come già accaduto sulla tanto desiderata separazione delle carriere.

Cambiare tutto, per non cambiare niente. Ciò che si vuole fare con le carriere dei magistrati, invero, non è poi tanto lontano da ciò che abbiamo già: la separazione delle funzioni è la regola; dividerle tra pubblici misteri e giudici, con l’aggiunta di due CSM, non mi pare una rivoluzione rispetto all’attualità.

Anche sulla contrabbandata novità dell’Alta Corte ci ritorneremo, perché nel mondo le idee e gli esempi sono tanti.

Ma se dovrà giudicare i magistrati e, per farlo, sarà composta da magistrati, ancora una volta cambieremo tutto, per non cambiare niente. Più che riforme…una condanna, tutta italiana.

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