Corriere dell'Irpinia

Giustizia e dintorni – Omicidio Bembo, Houston abbiamo un problema

di Gerardo Di Martino

Interviene con precisione certosina e cadenza irrefutabile la nota dell’Associazione Nazionale Magistrati (il cd. sindacato delle toghe) di solidarietà con il magistrato in servizio presso il Tribunale di Avellino in relazione alla manifestazione organizzata per criticare specificamente l’ordinanza con la quale il giudice ha concesso gli arresti domiciliari agli assassini del giovane Roberto Bembo.

Non bastasse, a seguire è arrivato, fulmineo, il comunicato della sezione distrettuale di Magistratura Indipendente (corrente interna, tra le tante, della stessa associazione nazionali dei magistrati) nonché, a sorpresa, quello della locale Associazione degli Avvocati penalisti (Camera Penale Irpina).

Cosa sostengono “tutte le sigle”?

Abbastanza semplice, la questione: cortei autorizzati di cittadini silenziosi, che sostano davanti ai Palazzi di Giustizia e che espongono striscioni con la scritta “vergogna” – come quello che si è snodato per le vie di Mercogliano e del capoluogo irpino, fino ad incontrare il Tribunale di Avelino – corrispondano ad “attacchi irrispettosi nei confronti dei magistrati e di tutti gli operatori del diritto”.

Non solo, ma che “tra le modalità di critica alle decisioni dei magistrati non possano rientrare le manifestazioni di piazza da parte di chicchessia” e che, addirittura, “queste (manifestazioni di piazza, ndr) minano, di per sé, la serenità delle decisioni della magistratura”.

Non ho ben compreso quale sia e dove precisamente si annidi ciò che le Toghe definiscono “un attacco irrispettoso nei confronti del magistrato che ha adottato il provvedimento contestato”.

Voglio pensare che il contenuto delle note sia, più che altro, un refuso o un errore, visto che il corteo è stato silenzioso (per come raccontato dalla stampa) e che il termine “vergogna”, ossia la parola utilizzata nel corso della manifestazione, è la stessa contenuta nel 99% (tenendomi basso) delle sentenze di condanna – emesse da magistrati con funzioni di giudice, nell’ambito di procedimenti penali che vedono altri magistrati nella veste di persona offesa – seccamente annullate, e senza rinvio, dalla Cassazione perché il fatto non sussiste ovvero non costituisce reato.

“Vergogna” è vocabolo privo del carattere offensivo per qualsivoglia giudice o pubblico ministero, non soltanto per il magistrato irpino, scevro di qualsivoglia riferimento all’esercizio arbitrario o irregolare delle proprie funzioni.

La stessa sosta del corteo dinanzi al Palazzo di Giustizia e lo striscione ivi posizionato, lungi dal risolversi in un attacco alla sfera dell’identità personale e professionale del giudice, si traduce esclusivamente nella rappresentazione del pensiero dei partecipanti, espresso in termini continenti, di lecita disapprovazione dell’operato dei magistrati e della generale amministrazione della Giustizia.

Interpretazione, questa, che si colloca nella scia dell’orientamento – recepito dal nostro Ordinamento perché consacrato dalle Supreme Corti, europee ed internazionali – secondo cui il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti dei magistrati deve essere riconosciuto ai cittadini nel modo più ampio possibile, costituendo l’unico reale ed efficace strumento di controllo democratico di una rilevante attività istituzionale, che viene esercitata nel nome del “popolo sovrano”, da soggetti che, a garanzia della fondamentale libertà della decisione, godono già di ampia autonomia ed indipendenza.

Con lo scopo di non trasformare la funzione pubblica in mera “tutela del privilegio”, una specie di apostolato garante di sé stesso, il limite della continenza può ritenersi superato – come più volte ribadito dal Giudice della legittimità – soltanto in presenza di espressioni che, in quanto inutilmente umilianti, trasmodino nella gratuita aggressione verbale del magistrato criticato.

Epperò tra coloro che sono posti a presidio delle libertà, fustigatori delle caste, non tutti la pensano così.

Houston, abbiamo un problema…

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