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Governo: a segno il “Tranello” del Cavaliere? 

Che il Paese fosse da tempo bisognoso di un cambiamento, lo sapevano anche le pietre della strada. Ma che il voto per questo cambiamento, espresso dalle urne il 4 marzo, fosse sperperato in pochi mesi, tutto si pensava mai però che potesse avvenire in modo cosi repentino.
In verità il governo ce l’ha messa e ce la sta mettendo tutta per affrettare la sua fine con ultimatum, minacce di ritorsioni e anche ricatti a chi la pensa diversamente. Siamo a una guerriglia quotidiana: dall’Europa al mondo dell’Informazione. Che si vorrebbe della “Informazione”, fatto di “notizie precotte e addomesticate”. Forse cominciano ad avere visto giusto coloro che, cinicamente, non furono ostili a questo governo e lo favorirono per vederlo alla prova con riserva mentale. Convinti che, prima o poi, la sprovvedutezza, soprattutto dei Cinquestelle, avrebbe dato loro ragione. Cosa già largamente verificabile. A pensarlo furono in molti. In cima a tutti, bisogna dire, Berlusconi, che, in queste ore, non a caso ha alzato il tiro, accusandoli di volere la dittatura; e però già da subito dopo il voto in guardia molto vigilante e in più di un colpo in canna, a scoppio ritardato e letale. Quando il 9 maggio scorso, dopo 65 giorni di trattative, il Cavaliere assicurò il “disco verde” al bicolore “M5S- Lega per Salvini”, il suo “nullaosta” partì proprio dal convincimento della loro inaffidabilità. Quel suo gesto, molto calcolato, incoraggiò il Capo dello Stato a uscire dal guado e a mostrarsi più disponibile per la ipotesi di un esecutivo, fino ad allora evocato solo come estremo remotissimo sbocco, per non andare al “voto bis”, da tutti temuto. Ma, ad essere più sinceri, lo trasse anche in inganno. Di fronte alla possibilità concreta di un governo con un pallottoliere parlamentare molto favorevole, da potenziale maggioranza bulgara: M5S-Lega al 32, 68%, Salvini 17, 37, più l’annunciata “opposizione benevola” su singoli provvedimenti di Fi 14, 01% e addirittura la disponibilità, in fieri progress, di Fratelli d’Italia 4, 35 %, Mattarella non poteva più nutrire alcun dubbio. Fu questo lo scenario che portò al varo di un governo tra forze “opposte”, inconciliabili, addirittura dai tempi del Comitato Nazionale di Liberazione degli esecutivi Bonomi e Parri. Berlusconi con il suo “via libera”, fatto apparire come un enorme sacrificio: riusciva a mantenere “sottotraccia” con Salvini vicepremier il “Conflitto d’interesse”, riesumato da Grillo, guarda caso, solo in queste ore dopo mesi di silenzio tombale. Allo stesso tempo scongiurava il voto anticipato, a lui non favorevole da sbandierare come un merito, mettendo in conto anche che dal prevedibile “flop” del M5S sarebbe comunque uscito “acciaccato” anche Salvini . L’attuale corso politico gli sta dando ragione: i problemi all’interno del M5S sono ormai una mina per il governo e anche per Salvini, il quale ora su “Tav, Tap e dintorni” non può più pensare di cavarsela con la “telefonatina” al numero verde di Di Maio. Ma deve dar conto alla “Piazza di Torino” dei “Si Tav”, destinata a diventare “Piazza Italia Si Tav”. La pacchia è finita per tutti, anche per la “Lega pigliatutto” . Sua Emittenza, dalle “antenne” molto più sensibili di altri nel saper scrutare l’etere politico, va all’incasso, sempre più convinto della “caducità del governo” e che stia per finire anche la “quaresima” del Pd. Le “Idi di Marzo” sono molto lontane. Grillo se n’è accorto ma è troppo tardi per rimediare. La crisi è sempre più vicina.

di Aldo De Francesco edito dal Quotidiano del Sud

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