Infatti l’art 92 della Costituzione italiana recita: «Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”. Ogni pretesa variazione sul tema assume, quindi, il significato di una “diminutio” del ruolo del Capo dello Stato. E’ evidente che se questa dovesse essere l‘auspicata “Terza Repubblica” allora si parte con il piede sbagliato. E ciò connoterebbe il segno dei tempi, caratterizzato da una strisciante logica populista secondo cui tutto diventa possibile oltre le regole.
Il problema, come è noto, nasce dalla preoccupazione di Mattarella di indebolire il ruolo dell’Italia nell’Europa, dando corso alla nomina di un ministro il cui pensiero non è mai stato in linea con la costruzione di una Stato sovranazionale. Di più. Non tutte le affermazioni fatte da Paolo Savona, sono da condannare. Si pensi, ad esempio al ruolo dell’Europa per l’immigrazione nel Mediterraneo che ha visto fortemente penalizzata l‘Italia. Ma se ciò significa un passo lepeniano verso la Brexit, allora le ragioni del Capo dello Stato hanno forte fondamento. Perché, sia ben chiaro, il futuro dell’Italia è in Europa. Diventa allora forte il richiamo alla responsabilità e alla necessaria capacità di mediazione della Lega che, in un momento di crisi difficile nel Paese, non può affidarsi ai capricci.