Corriere dell'Irpinia

I conti di Palazzo di città, Boccieri: “Grazie al dissesto, in media seicento euro al mese di tasse comunali per ogni famiglia”

I conti non tornano a Palazzo di città. Sulla questione interviene ancora una volta, l’ex candidato sindaco Vittorio Boccieri. “Va innanzitutto detto che nonostante il commissariamento al 12 luglio 2022 sul sito del comune di Avellino alla voce “Amministrazione trasparente” e quindi sul link dei bilanci, risulta solo il bilancio consuntivo 2022”, comincia Boccieri.

Ma è la situazione di dissesto del Comune che preoccuopa: “Prendendo a riferimento i bilanci dei comuni di Alessandria, Brindisi, Lecce, Potenza, Salerno, Vibo Valentia, Genova e Venezia, che, come Avellino, potrebbero godere del finanziamento stanziato dal Ministero dell’Interno di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, si osserverà che al 2022 il bilancio peggiore è quello di Avellino che nel quinquennio dal 2017 al 2022 – ad esempio – ha riscosso solo il 18,91% di IMU/TASI e il 16,31% di TARSU/TIA/TARI /TARES, percentuali bassissime”, dice Boccieri.

“Il finanziamento in otto anni di 16 milioni di euro (fino al 2033) – continua l’ex candidato di Progetto Avellino Futura – è solo una goccia nel mare della forte debitoria del Comune, e come giustamente ha affermato il commissario prefettizio D’Attilio in sede di relazione conclusiva e passaggio di consegne al nuovo sindaco, verrebbe erogato solo salvo parere favorevole della Corte dei Conti. Ma Avellino – aggiunge Boccieri – è attualmente sotto la mannaia della Corte dei Conti per un altro finanziamento di 35 milioni di euro che non è stato destinato a ripianare i debiti dell’Ente e che la stessa Corte ha richiesto la restituzione”.

Secondo Boccieri, “A pensar male si fa peccato ma molte volte ‘s’azzecca’ ci si chiede: ma è possibile che un così basso tasso di riscossione possa derivare da prescrizione o decadenza dell’Ente circa il titolo di credito?”.

A pagare sono i cittadini: “Stando così le cose, premesso che a molti cittadini è già pervenuto il ‘conguaglio’ per servizi e imposte maggiorate in ragione del dissesto, una famiglia media rischia di pagare oltre seicento euro al mese (conto di massima) per servizi ed imposte richieste dal Comune, salvo il ricorso a possibili azioni esecutive (pignoramenti mobiliari ed immobiliari) per evitare il completo default dell’Ente”.

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