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I miliardi di tasse non riscossi

Di Matteo Galasso

Se è vero che uno Stato sociale e democratico che garantisce a tutti i cittadini eguali diritti e privilegi – dal ricevere un’assistenza sanitaria gratuita di qualità allo studiare senza dover disporre di ingenti risorse – si fonda su una partecipazione alle spese economiche di tutti attraverso le dovute tasse, possiamo dire che questo sistema continua a non essere rispettato e applicato nel nostro Paese: il non pagare le imposte esattoriali, impunemente, risulta ancora davvero facile e alla portata di chiunque voglia farlo.

Cittadini, politici e media continuano a lamentare disservizi e malfunzionamenti accusando lo Stato di essere “inefficiente”, non riconoscendo proprio a se stessi la causa di quell’inefficienza. I dati parlano chiaro: secondo un’analisi della Corte dei Conti condotta dal centro studi Unimpresa, riguardo l’efficacia della riscossione fiscale in Italia, risulta che negli ultimi 21 anni, in un arco di tempo che va dal 2000 al 2020, siano stati incassati dal Fisco solo 139,5 miliardi di euro (tra tasse e multe), a fronte dei 1068 previsti. Stiamo parlando di meno del 13% del totale di riscossioni, a fronte di 930 miliardi di euro evasi.

 

Un numero che spaventa e fa riflettere, oltre a rappresentare un totale fallimento della burocrazia italiana, che sembra essere stata elusa da se stessa. Il sistema che pretende di essere talvolta così fiscale nei confronti di chi già lo rispetta, spesso perseguitandolo senza scrupoli, scopre che al di là delle entrate su cui mantiene un facile controllo, ce ne siano tantissime altre che ha totalmente dimenticato.

Notiamo, inoltre, un trend discendente, che parte dal 72% di imposte non pagate nel 2000 per arrivarea ben il 95,7% registrato nel 2019, senza contrare il primo anno della pandemia, durante il quale – con il blocco delle cartelle esattoriali – è stato riscosso tra tasse e multe solo il 0,4% del dovuto.

Ma come si fa a non rilevare decisamente una mancanza di entrate tanto evidente? Come si può lasciare che un delitto così grave verso tutti noi resti impunito? Con che coraggio si continua a pressare i soliti onesti cittadini che pagano le tasse dovute? Come si fa soprattutto a invertire questo trend vergognoso?

Ciò che è successo e che continuerà a succedere – se le regole tributarie e di riscossione delle tasse non saranno completamente riscritte – si può ricondurre a due motivazioni, una conseguenza dell’altra: la prima riguarda la semplicità con la quale si riesce ad eludere il sistema, che per quanto complesso, si avviluppa su se stesso; la seconda è la noncuranza dei cittadini, che avendo assunto la consapevolezza di quanto sia facile “non pagare”, cercano di evitare per più tempo possibile il versamento di quanto dovuto allo Stato.

Questo atteggiamento, tipico soprattutto di noi italiani, deriva dalla mancanza di legami etici e culturali, che non si sono mai del tutto sviluppati tra gli stessi cittadini, i quali si sentono esclusivamente fedeli e vincolati al proprio benessere e a quello del proprio nucleo familiare: lo Stato in Italia – a quanto pare – non viene visto come un qualcosa in cui riconoscersi per poter meglio conciliare la nostra individualità con quella della comunità che ci circonda, ma solo come un nemico da combattere ma da cui – nello stesso tempo – pretendiamo diritti e servizi puntuali pur consapevoli di non apportare alcun contributo per renderli migliori e che possa inoltre rafforzare un legame identitario.

Per questo motivo i più non svolgono alcun dovere, se non rivolto all’interesse personale e del proprio clan, sempre se non si è costretti ad adempierlo esclusivamente dopo l’aver ricevuto le note cartelle esattoriali e palesi “minacce” legali che possano infierire sui patrimoni e sul mantenimento della qualità della propria vita. Ed è per questo che lo Stato è da sempre costretto ad applicare leggi, viste come punizioni e ricatti, che condannino chi non ne rispetti l’ordinamento, visto che ormai non può più instaurare un rapporto di fiducia con i suoi cittadini.

Da quanto è ormai chiaro a tutti viene fuori un’Italia che viaggia su due diverse velocità: non quella dei liberali e dei sovranisti o degli europeisti e anti-europeisti, ma quella dei cittadini che pagano le imposte e di quelli che non le pagano, che sono i più.

Sembra da qualunquisti affermarlo, ma se tutti contribuissero nel modo giusto al versamento dei tributi per sostenere lo Stato in cui viviamo, lavoriamo, ci curiamo e cresciamo i nostri figli, oltre ad aiutare chi già contribuisce, potremmo in pochi anni sicuramente ottenere in cambio una maggiore qualità di tutti i servizi: avere 930 miliardi in più sarebbe stato, infatti, per il nostro Paese come ricevere per altre ben cinque volte i fondi del Next Generation Eu.

 

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