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I No triv e le ambiguità dei politici

 

I grandi giornali ne parlano poco, la televisione tace, ed anche se sono già stati indetti i comizi elettorali, pochi sanno che il prossimo 17 aprile si voterà per il referendum sulle trivellazioni: quelle entro le dodici miglia marine, i cui impianti 21) sono già operativi: se le concessioni già date, debbano durare fino all’estinzione dei giacimenti o debbano essere revocate alla scadenza. In verità di quesiti le nove regioni proponenti (con in testa la Puglia, la Basilicata, le Marche, il Veneto e la Liguria) ne avevano proposti sei, ma solo uno è stato accolto dalla Consulta. Perché il Governo, nel frattempo, con la legge di stabilità ha cambiato le regole stabilendo che non si possono fare trivellazioni entro le dodici miglia marine. Cinque regioni chiederanno alla Consulta di pronunciarsi sul conflitto con lo Stato ritenendo di aver voce in capitolo sulla ricerca energetica sui loro territori, contro l’accentramento della materia in toto allo Stato. Il quesito, che ha scarso valore pratico, ma un grande valore simbolico e politico perché sono messi in discussione valori fondamentali come la difesa del suolo dall’inquinamento, il rispetto della natura e dell’ambiente, il futuro dell’ecoturismo che una dissennata politica energetica, tutta accentrata al Governo centrale, spesso contro la volontà delle stesse regioni, favorisce le grandi concentrazioni economiche e finanziarie contro la volontà degli abitanti, che ci rimettono la salute, come sta avvenendo in Basilicata e nella terra dei fuochi, tanto per citare zone a noi contigue. Associazioni ambientalistiche come il WWF e GREEPEACE, sono mobilitate da tempo e danno battaglia per il SI. Sul territorio agiscono numerosissime associazioni e movimenti ambientalisti in difesa dei diritti sanitari della popolazione ed anche nella nostra Irpinia, da tempo, si muovono per scuotere gli animi e il senso civico e smuovere i politici locali dal loro torpore mentale e culturale, in un contesto di pigra assuefazione e di superficiale discussione sui soliti temi proposti dai vari talk show televisivi. Svegliare le coscienze è l’imperativo categorico contro una sorte di atteggiamento pecorone delle masse, che sta prendendo un po’ tutti, annebbiati dai grilli parlanti del governo del Paese che non hanno voluto abbinare il referendum alle elezioni amministrative al solo scopo di non far raggiungere il numero valido per la riuscita. Alla faccia della politica del risparmio e della lotta agli sprechi che si ha l’impudenza di voler sancire con legge! Per questi motivi il referendum del 17 aprile si propone fini altamente nobili che dovrebbe attestare una consapevolezza dei territori sulla politica che li coinvolge e che il Governo ignora ad ogni piè sospinto. A tal proposito la polemica tra il governatore della Puglia Emiliano ed il Premier (entrambi del PD) è grandemente esemplificativa. I partiti, con qualche eccezione come Sel, fanno poco ed il movimento di protesta e di sdegno sembra essere trasversale a tutti i partiti e perciò spaventa. L’Irpinia sta facendo la sua parte alla grande ed ci si augura che, in queste ultime settimane, si diano da fare i vari comitati promotori per il Si andando di casa in casa e convincendo i cittadini ad andare a votare. Molti sarebbero i nomi da ricordare, ma ci limitiamo a citare il bel volume curato da Alfonso Attilio Faia, Giuseppe Iuliano e Paolo Saggese “Terra di pane, acqua e amore” nel quale sono raccolti interventi, poesie e riflessioni di molti intellettuali, giornalisti ed operatori culturali. sulla necessità di difendere la nostra Irpinia dagli ultimi colpi di piccone. L’Irpinia, si dice nel libro, non ha bisogno di petrolio, ma di vino; i beni comuni come l’ambiente, il paesaggio, l’acqua, la salute, la sicurezza, sono a “tito – arità diffusa” (Rodotà), non sono commerciabili e non possono essere svenduti ai privati come ammonisce Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato si”. Cosa faranno i politici locali? De Luca è ambiguo sulla materia e i nostri politici tacciono! Perché non cominciare a parlare di Economia alternativa, etica e sociale sull’esempio di numerosi economisti con in testa Attali, Tamagno ed tanti altri, ma anche Latouche, dal momento che il capitalismo finanziario, che avrebbe dovuto sfamare l’Umanità, sta fallendo? Rosetta D’Amelio, se ci sei, batti un colpo!

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