“Che ci sia servilismo da parte di buona parte della classe dirigente irpina nei confronti del governatore De Luca è sotto gli occhi tutti e lo abbiamo denunciato da tempo”. Luigi Simeone, segretario generale della Uil di Avellino, commenta l’editoriale a firma del direttore del Quotidiano, Gianni Festa, pubblicato ieri, dal titolo “Silenzi inquietanti nel Pd irpino delle caverne”, uno spaccato sulla classe dirigente del centrosinistra e sulla crisi del Pd, partito in deficit di democrazia e troppo piegato alle logiche politiche di Palazzo Santa Lucia.
“Come sindacati facciamo il possibile per compensare le mancanze della politica. Siamo stati noi, ad esempio, a proporre a Giuseppe Conte, nella sua visita ad Avellino in veste di premier, il Contratto di sviluppo istituzionale locale. Abbiamo posto da tempo le questioni delle aree interne e delle pubblic utility. Siamo entrati nel merito di molte cose. Oggi ad esempio chiediamo chiarezza sul futuro di Irpiniambiente. Certo che le decisioni non le possono prendere i sindacati”, osserva Simeone. Ammette l’assenza di politiche per il territorio e di una classe dirigente che sappia elaborarle e attuarle. “Alle nostre rivendicazioni – continua Simeone – risponde il silenzio assordante dei deputati nazionali, almeno di quelli della scorsa legislatura, e dei consiglieri regionali”, afferma il leader della Uil. “Il consenso elettorale che si riceve dovrebbe essere ripagato con altrettanti attenzione per il territorio”, è l’affondo.
E sul Pd: “E’ evidente che dovrebbe essere la bussola del centrosinistra, e invece non riesce a svolgere pienamente il ruolo che spetta ad un partito, essere mediatore tra istituzioni e società civile”. Stesso discorso vale livello Regionale: “In Campania non c’è un sindaco che asseconda la linea del Pd: è evidente che qualcosa non va”, aggiunge.
E’ una questione di metodo: “Se un partito non funziona viene meno la selezione della classe dirigente e prevale il leaderismo, non si raccolgono le istanze della società civile”, conclude Simeone. Il segretario generale della Cgil, Franco Fiordellisi, parte da una considerazione: la coalizione di destra che ha ottenuto la maggioranza parlamentare ha ottenuto il consenso di poco più di un quarto degli elettori: “Tutto questo è stato possibile perché negli ultimi 25 anni quasi tutti i partiti che si definivano di centro sinistra, pro lavoro, hanno fatto scelte diverse abbandonando i lavoratori, i poveri, le persone in difficoltà, immaginando che tutto era ceto medio, non riconoscendosi più nelle classi subalterne e operaie”.
Secondo Fiordellisi, “viene meno il Pd e un fronte progressista vicino alle classi lavoratrici e comunque ai più deboli ha dato il risultato della destra al potere e della enorme astensione l’assenza di una forte prospettiva politica pro lavoro, laburista, potremmo dire progressista, corre il rischio di farci arretrare ulteriormente, anche sui diritti civili e sullo stato sociale”. Il tema centrale resta il lavoro, sopratutto nelle aree interne: “Ribadisco che l’assenza di una forte prospettiva politica pro lavoro, laburista, potremmo dire progressista, corre il rischio di farci arretrare ulteriormente, anche sui diritti civili e sullo stato sociale. Ritrovare il filo della narrazione del dialogo, della solidarietà, dell’empatia per far emergere il ruolo del lavoro e dei lavoratori”.
Fondamentale il confronto con le il confronto con e tra le istituzioni locali, “seppur estremamente difficile, perché la Provincia è ancora svuotata di funzioni ma almeno è riuscita a costituire la Centrale Unica di Committenza per i progetti, il tavolo di partenariato, anche alla Regione con cui le interlocuzioni sono su singole ed estemporanee”.
“Come sindacati facciamo il possibile per compensare le mancanze della politica. Siamo stati noi, ad esempio, a proporre a Giuseppe Conte, nella sua visita ad Avellino in veste di premier, il Contratto di sviluppo istituzionale locale. Abbiamo posto da tempo le questioni delle aree interne e delle pubblic utility. Siamo entrati nel merito di molte cose. Oggi ad esempio chiediamo chiarezza sul futuro di Irpiniambiente. Certo che le decisioni non le possono prendere i sindacati”, osserva Simeone. Ammette l’assenza di politiche per il territorio e di una classe dirigente che sappia elaborarle e attuarle. “Alle nostre rivendicazioni – continua Simeone – risponde il silenzio assordante dei deputati nazionali, almeno di quelli della scorsa legislatura, e dei consiglieri regionali”, afferma il leader della Uil. “Il consenso elettorale che si riceve dovrebbe essere ripagato con altrettanti attenzione per il territorio”, è l’affondo.
E sul Pd: “E’ evidente che dovrebbe essere la bussola del centrosinistra, e invece non riesce a svolgere pienamente il ruolo che spetta ad un partito, essere mediatore tra istituzioni e società civile”. Stesso discorso vale livello Regionale: “In Campania non c’è un sindaco che asseconda la linea del Pd: è evidente che qualcosa non va”, aggiunge.
E’ una questione di metodo: “Se un partito non funziona viene meno la selezione della classe dirigente e prevale il leaderismo, non si raccolgono le istanze della società civile”, conclude Simeone. Il segretario generale della Cgil, Franco Fiordellisi, parte da una considerazione: la coalizione di destra che ha ottenuto la maggioranza parlamentare ha ottenuto il consenso di poco più di un quarto degli elettori: “Tutto questo è stato possibile perché negli ultimi 25 anni quasi tutti i partiti che si definivano di centro sinistra, pro lavoro, hanno fatto scelte diverse abbandonando i lavoratori, i poveri, le persone in difficoltà, immaginando che tutto era ceto medio, non riconoscendosi più nelle classi subalterne e operaie”.
Secondo Fiordellisi, “viene meno il Pd e un fronte progressista vicino alle classi lavoratrici e comunque ai più deboli ha dato il risultato della destra al potere e della enorme astensione l’assenza di una forte prospettiva politica pro lavoro, laburista, potremmo dire progressista, corre il rischio di farci arretrare ulteriormente, anche sui diritti civili e sullo stato sociale”. Il tema centrale resta il lavoro, sopratutto nelle aree interne: “Ribadisco che l’assenza di una forte prospettiva politica pro lavoro, laburista, potremmo dire progressista, corre il rischio di farci arretrare ulteriormente, anche sui diritti civili e sullo stato sociale. Ritrovare il filo della narrazione del dialogo, della solidarietà, dell’empatia per far emergere il ruolo del lavoro e dei lavoratori”.
Fondamentale il confronto con le il confronto con e tra le istituzioni locali, “seppur estremamente difficile, perché la Provincia è ancora svuotata di funzioni ma almeno è riuscita a costituire la Centrale Unica di Committenza per i progetti, il tavolo di partenariato, anche alla Regione con cui le interlocuzioni sono su singole ed estemporanee”.