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Il business dei rifiuti

 

La magistratura ha sequestrato lo Stir (stabilimento di trito vagliatura ed imballaggio rifiuti) di Pianodardine e, con altro provvedimento, ha rinviato a giudizio i sindaci pro tempore dei comuni di Capriglia, Grottolella e Montemiletto, oltre l’amministratrice del CGS (Gestione depurazione) dell’area di Avellino, per presunti reati ambientali. Non sono i primi né saranno gli ultimi. Nel corso di questi ultimi trent’anni, in Campania, è successo di tutto. camorra, collusione politica, malaffare, devastazione del territorio (Terra dei fuochi e non solo!), milioni di “eco balle” (!?) giacenti nei numerosi siti in tutte le province, e, come se non bastassero le nostre, ci prendiamo anche quelle della Calabria! Ci sono state inchieste giudiziarie, processi, condanne, commissioni d’inchieste, leggi speciali, commissari governativi e regionali, milioni di euro finiti nelle tasche dei soliti nomi, fiumi di inchiostro nelle pagine dei giornali, nei verbali delle Commissioni e della magistratura e delle innumerevoli sentenze. Saviano, con Gomorra, ha fatto conoscere a tutto il mondo la realtà affaristico- camorrista. Molti altri libri ed inchieste giornalistiche sono seguiti, eppure il problema è ancora, in massima parte, irrisolto. Eppure la soluzione non dovrebbe essere difficile se solo la si volesse! “La via dell’efficienza è una via obbligata: dobbiamo risparmiare, recuperare e riciclare tutto il possibile. (…) Ma il percorso virtuoso richiede equilibrio, rispetto delle regole, coraggio imprenditoriale, pazienza, capacità di progettare e costruire sistemi produttivi più avanzati. C’è chi cerca un cammino meno faticoso: (…) la dark economy che spezza il ciclo della natura e trasforma le risorse in veleno”, scrivevano Cianciullo e Fontana in “Dark economy la mafia dei veleni”, Einaudi – 2012. E’ la politica “sporca” degli affari della camorra che continua in Campania e non accenna a diminuire come si legge in un recentissimo libro di Paolo Coltro, scritto con Nunzio Perrella (collaboratore di giustizia di trent’anni fa) “Oltre Gomorra”. A distanza di trent’anni non è cambiato nulla: stessi gruppi, stessi interessi, persino gli stessi nomi. Il governatore sceriffo ha rinfoderato la colt d’ordinanza e, lasciato il cavallo in fureria, ha abdicato alla lotta ai soliti noti, politici e affaristi, preferendo la più comoda scrivania per prendersela con i medici di Nola e curare la Sanità più utile per i voti. Il suo piano regionale rifiuti, approvato con la delibera n. 419 del 27.7. 2016 è una rimasticatura dei precedenti, quasi tutti perfetti sulla carta ma inefficaci nella realizzazione ed incapaci di dare una smossa ad una maleodorante situazione il cui puzzo arriva alle stelle. Si prevedono 13 impianti di compostaggio tra cui quello di Chianche e Conza e di Pianodardine, con un allargamento dello Stir, cui con un finanziamento di 222 milioni di euro (fine dei lavori 2018) che dovrebbero smaltire 550 tonnellate di rifiuti (delle 750.000 prodotte, molte delle quali continuano ad andare fuori regione a cosi altissimi). Eppure la gestione ed il riciclo dei rifiuti costituiscono una risorsa e possono creare occupazione e sviluppo. I cittadini non si fidano che gli impianti vengano fatti secondo la tecnologia più avanzata senza produrre inquinamento e odori malsani, protestano senza voler sentire ragioni. In molti sindaci Prevale il vecchio adagio del NIMBY (non nel mio giardino). Tra Conza e Cairano è battaglia, quelli della Valle del Sabato, spinti dai cittadini e da varie associazioni stanno per produrre ricorso al Tar contro l’ampliamento dello Stir di Pianodardine. La percezione della gente è che si continui come in passato, tanta e la diffidenza e la poca fiducia nei politici e negli stessi amministratori locali. Sono sorti molti comitati con l’obbiettivo di sensibilizzare i cittadini e spingerli ad un maggior controllo del suolo pubblico e sferzare i politici a cambiare atteggiamento e strategia. “E’ una battaglia per la Comunità, una battaglia per la vita” dice Il dr. Franco Mazza, presidente del Comitato “Salviamo la valle del Sabato” che si è reso promotore della difesa della zona al grido di “Mo basta! Se i cittadini non si riappropriano del territorio e controllano che non sia più sottoposto a scempio ed a devastazione per sporchi interessi economici, la politica non farà mai quel salto di qualità di cui si ha bisogno il Paese. La gestione dei rifiuti dovrà smettere di essere una dark economy: uno sporco affare e deve riconvertirsi a un servizio nobile ed utile finalizzato ad un ordinato sviluppo del territorio, nel rispetto delle norme, della natura, della vivibilità, dell’ambiente e delle bellezze delle montagne e delle acque che fanno dell’Irpinia (che una volta era verde!) un’area fortunata nella quale dovrà tornare il gusto e le possibilità di vivere. I presupposti ci sono tutti. Gli amministratori ed i politici, che non si dimostrano all’altezza del compito, se ne stornino a casa dove sicuramente non faranno danno!
edito dal Quotidiano del Sud

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