Corriere dell'Irpinia

Il dilemma degli avellinesi di centrodestra: dove mettere la X al ballottaggio tra Nargi e Gengaro?

Elezioni Avellino manifesti elettorali ai seggi

I manifesti elettorali affissi all'interno dei seggi

AVELLINO – Caliamoci nei panni di un elettore avellinese di centrodestra. Il suo calvario inizia già prima della campagna elettorale: quando patisce lo sconforto di vedere l’intero fronte politico di riferimento frammentato in tre diversi tronconi. Alle urne ha dovuto scegliere uno tra Rino Genovese (Patto Civico), Modestino Iandoli (Fratelli d’Italia) e Gennaro Romei (Udc). E’ andata male a tutti e tre: il primo non ha raggiunto il ballottaggio, il secondo, se va bene, prenderà un seggio di opposizione e il terzo è fuori dai giochi.

E ora questo elettore di centrodestra si trova di fronte ad uno sconforto ancora più profondo: al ballottaggio da una parte c’è la candidata a sindaca Laura Nargi, che ha pubblicamente e più volte detto di essere di centrosinistra (e di aver votato alle Europee per una formazione di centrosinistra), e dall’altra parte c’è Antonio Gengaro, candidato a sindaco del campolargo che assomma il Pd, Sinistra Italiana, Verdi e Movimento Cinque Stelle. Quindi, a primo acchitto, questo elettore di centrodestra proverà un rigetto totale e sentirà un’irresistibile voglia di andare al mare in quei due giorni (il 23 e 24 giugno prossimi) in cui si riapriranno le urne. Ed è comprensibile, perché alla fine, politicamente, la scelta è tra un centrosinistra ufficiale e un centrosinistra civico.

Se però il tempo è nuvoloso e al mare non può andare (e se magari si vogliono addurre motivazioni più alte, come il “dovere civico del voto”), allora questo elettore avellinese di centrodestra deve “turarsi il naso” (come fece Indro Montanelli ai tempi in cui decise di votare la Dc invece che il Movimento Sociale Italiano pur di arginare l’avanzata del Pci) e recarsi lo stesso alle urne. Ma per votare Nargi o Gengaro? Quali possono essere le ragioni per mettere una X su uno dei due nomi?

Iniziamo con l’opzione Gengaro. Una ragione potrebbe essere quella che solo in caso di una vittoria del Pd, Modestino Iandoli potrà entrare in consiglio comunale. Questo perché a quanto pare, in base ad un complicato calcolo aritmetico il seggio non scatterebbe se a vincere fosse la coalizione di Nargi. Un altro motivo per votare Gengaro riguarda gli elettori della Lega: sempre in base a quel meccanismo di ripartizione dei seggi, una vittoria del Pd terrebbe fuori dal consiglio comunale Monica Spiezia, che nella passata consiliatura è entrata in Consiglio con la casacca del Carroccio e ne è uscita con quella dei Festiani (tanto che in questa tornata elettorale si è candidata nella lista Viva la Libertà a sostegno di Laura Nargi). In caso di sconfitta al ballottaggio, la stessa Laura Nargi entrerebbe in Consiglio al posto del primo eletto della lista meno votata della sua coalizione: proprio la lista Viva la Libertà e proprio al posto di Monica Spiezia.

Opzione Nargi: una ragione per votarla sarebbe quella di apprezzare il fatto che pur essendo di centrosinistra ha scelto di candidarsi (almeno questa volta) senza simboli di partito. E qui finiscono le ragioni “politiche”: quelle in base alle quali giustificare un naso di centrodestra turato. Poi ci sarebbero motivazioni legate al programma elettorale: magari piace di più la “città del futuro” disegnata dall’ex vicesindaco rispetto a quella più “arcobaleno” annunciata da Gengaro. Ma si sa che i programmi durano il tempo della campagna elettorale, poi ci si ritrova sempre a fare i conti con l’ormai cronica sfiducia nelle promesse dei politici, e qui ad Avellino di queste promesse se ne sono sentite a centinaia, fin da quando a governare era la Democrazia Cristiana. A quei tempi l’unico contendente della Dc era il Pci: democristiani contro comunisti. E da quei lontani giorni di oltre 40 anni fa ad oggi l’unica cosa che è cambiata nei governi cittadini che si sono succeduti è che comunisti e democristiani si sono riuniti in un unico partito. Hanno trascinato con sé una buona fetta di elettori, ma un’altra buona parte, molto ‘arrabbiata’, si è rifugiata prima nell’antipolitica dei Cinque Stelle e poi, delusa e ancora più arrabbiata, nel civismo. Un civismo che in questa tornata elettorale, come si è visto al primo turno, si è a sua volta diviso tra le liste della Nargi e di Genovese. Al ballottaggio si riazzera tutto, e si riazzera anche l’aspettativa dell’elettore di centrodestra che ha votato Genovese. E qui il cerchio si chiude. Si torna al punto di partenza: turarsi il naso o andare al mare?

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