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Il dovere di fare le leggi

 

La principale difficoltà per arrivare subito al voto è l’assenza di una legge elettorale omogenea per camera e senato. Da questa riforma dipende quando ci saranno nuove elezioni e le alleanze con cui i partiti si presenteranno di fronte agli elettori. Quasi impossibile decifrare oggi il sistema che le forze politiche sceglieranno. Quel che è certo è il rebus che devono risolvere. Attualmente sono in vigore due leggi: alla camera l’Italicum e al Senato il Consultellum. Due sistemi molto diversi tra loro. L’Italicum, approvato in questa legislatura, definisce le regole solo per l’elezione dei deputati nella convinzione che il 4 dicembre avrebbe vinto il Sì. Con la vittoria del No lo scenario è cambiato. L’attuale legge elettorale prevede comunque un premio di maggioranza alla lista che vince le elezioni che per ottenerlo deve raggiungere il 40 per cento al primo turno altrimenti si va al secondo. Sbarramento fissato al 3 per cento e capolista bloccato. Ma sull’Italicum ci sono dubbi di incostituzionalità e per questo dal 24 gennaio sarà la Corte Costituzionale ad esaminare la questione. Al senato invece al momento è in vigore il cosìdetto Consultellum cioè la vecchia legge elettorale depurata dai profili di incostituzionalità che sono stati cassati dalla Consulta con la sentenza del 4 dicembre 2013, innanzitutto l’abolizione del premio di maggioranza. In pratica dunque c’è al momento un sistema proporzionale puro con varie soglie di sbarramento che al contrario dell’Italicum rende praticamente impossibile la formazione di una maggioranza ma costringe le forze politiche a coalizzarsi subito dopo il voto per dare vita ad un governo. Dunque con questi due sistemi il risultato porterebbe ad una Camera con una netta affermazione di un partito mentre al Senato non ci sarebbe una maggioranza. Anche per questa ragione quasi tutti i partiti sono d’accordo, almeno a parole, nel voler adottare una nuova legge elettorale, che sia più organica. Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato che c’è un’esigenza generale diarmonizzazione delle due leggi per la Camera e per il Senato, condizione questa indispensabile per procedere allo svolgimento di nuove elezioni. La palla dunque al momento è alla Consulta ma il Capo dello Stato non ritiene possibile affidare alla Corte Costituzionale questo compito. E’ insomma il Parlamento che ha il dovere di fare una legge elettorale. Ma la difficoltà comincia proprio dalla debolezza dell’attuale quadro politico. Matteo Renzi che è stato il regista e finalizzatore dell’Italicum è bloccato dalla sconfitta del 4 dicembre e dalle sabbie mobili del suo partito che gioca di sponda con il Quirinale. Per uscire dal guado il segretario del PD ha puntato sul ritorno al Mattarellum ultima spiaggia per salvare un po’ di maggioritario prima di arrendersi al ritorno al proporzionale che per Berlusconi è il sistema migliore per un duplice motivo. Primo perché in un sistema con tre poli il vincitore con il premio di maggioranza ha un vantaggio troppo grande e secondo perché il proporzionale fotografa perfettamente il valore delle forze in campo e porta, ad esempio, alla possibilità di una coalizione con due perni centrali, PD e Forza Italia relegando all’opposizione i cinque stelle. E’ sempre pericoloso però scrivere le riforme per avvantaggiare o svantaggiare altre forze politiche. Come ricorda Romano Prodi: “guai a muoversi in questa logica. Le leggi elettorali debbono essere per sempre, comunque per un lungo periodo. La mia esperienza mi dice che approvarne una dettata da un interesse a breve termine di solito finisce per ritorcersi contro chi la fa e quando si sente dire che occorre fare una riforma elettorale perché tutti hanno paura di favorire Grillo, significa che gli strumenti usati finora per fermarlo si sono rivelati inadeguati”.
edito dal Quotidiano del Sud

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