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Il nuovo volto dell’Europa

Il Time ha titolato così la copertina del suo prossimo numero dedicato a Matteo Salvini, con la faccia del vice-premier che giganteggia in prima pagina. Il settimanale americano ha precisato nel sottotitolo “Matteo Salvini, lo zar italiano dell’immigrazione, un uomo in missione per disfare l’Europa”.

Mentre c’è un mondo in movimento, dove folle di donne e uomini migrano per sopravvivere, noi europei e italiani, nel prendere sempre più atto che questa Europa si sta dissolvendo, dovremmo vedere in Salvini il volto nuovo di un Vecchio Continente che recupera i suoi valori e ripristina quei riferimenti alle radici giudaico-cristiane, la cui rimozione dalla carta costitutiva dell”identità europea resta una ferita ancora aperta. Ma, nel contempo, come sottolinea il “Time”, il ministro dell’interno si impone come leader indiscusso della crociata anti-immigrazione, facendo leva su un inedito sentimento nazionalista.

Occorre far ricorso alle parole di Maria Zambrano per condensare meglio quello che sta accadendo. Contenute in un suo profetico libro, “L’agonia dell’Europa”, sono parole che rappresentano uno sguardo personale, filosofico e insieme lirico, rivolto alle vicende del Vecchio Continente e che incredibilmente sembrano adattarsi al critico presente di un’Europa in disfacimento, “mente abbiamo vissuto dentro l’Europa, su di essa, non ci siamo mai sentiti abbracciati da quest’unità, da essa protetti, poiché eravamo impegnati in lotte particolari, in aspirazioni superficiali perché basate sull’unità impercettibile”.

L’Europa, che rischia di assistere al suo definitivo “tramonto”,  la finis Europae, ha smarrito il proprio codice identitario, governata da un asfissiante dirigismo finanziario. Ma é altrettanto vero che non si puó pretendere di salvarla soffiando sul fuoco del “populismo” che ormai infiamma i nazionalismi di ogni angolo del Vecchio Continente.
La crisi permanente dell’Europa è sintomo significativo della malattia che affligge una società occidentale in evidente agonia, che ha perso di vista i valori fondanti la sua civiltà.
Al Vecchio Continente, invece, serve ritrovare le proprie radici nelle “profondità” di un Sud e di un Mediterraneo che è un fare ritorno alle origini.

Il vuoto di questa Europa da una vertigine e il senso di smarrimento, come ha scritto di recente Mario Parente sulla rivista italiana di intelligence “Gnosis”, “alligna nella ricombinazione del rapporto tra geopolitica e sicurezza, offrendo la scena a nuove leadership, e nel contempo generando nuove incognite. La violenta e dispersiva corrente della globalizzazione, insieme al naturale bisogno di ‘porto’ continuano a disegnare l’immagine di un mondo sospeso tra angosce e speranze”.

L’Occidente, con l’Europa è, oggi più che mai, “Abendland”, “la terra del tramonto”. Un destino che é scritto nel suo nome, un destino forse incompiuto, inscritto nel significato profondo della parola “Occidente”, terra dell’occaso, del tramonto, appunto. Un destino incompiuto perché ad ogni tramonto, come sappiamo, segue l’alba, un nuovo Inizio. E l’uomo europeo, per sua identità, è incapace di uno stare definitivo.

di Emilio De Lorenzo edito dal Quotidiano del Sud

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