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Il Paese della rabbia

 

Viviamo in un tempo in cui la memoria non si esercita molto sulle cose del passato eppure ci sono avvenimenti che hanno segnato in modo indelebile la nostra cronaca più recente e i riflessi si fanno sentire ancora oggi. Domani è l’anniversario di Tangentopoli. Il 17 febbraio del 1992 viene arrestato a Milano Mario Chiesa. Sembra un episodio di cronaca giudiziaria come tanti altri diventa invece la valanga che travolge il tradizionale sistema dei partiti. L’ingegnere socialista è ammanettato dai carabinieri perché ha appena incassato una tangente da 7 milioni di lire. Quella bustarella segna l’inizio del terremoto legale che nel successivo biennio porta i magistrati milanesi a ottenere ben1.233 condanne per corruzione e reati collegati. Quando Chiesa è in carcere Craxi prova a circoscrivere il caso affermando che si tratta di un mariuolo che getta un’ombra su tutta l’immagine di un partito che a Milano, in 50 anni, non ha mai avuto un amministratore condannato per reati gravi contro la pubblica amministrazione. Chiesa capisce che è stato scaricato e decide di rompere il muro di omertà. Parla di appalti truccati da decenni e così dal caso Mario Chiesa si passa a quel vocabolo che ha segnato la nostra storia recente: Tangentopoli. L’inchiesta Mani Pulite si consuma in meno di tre anni. Sono anni nei quali domina già da tempo una crescente sfiducia verso i partiti e gli arresti a catena consolidano questa disaffezione. La gente spera in un cambiamento, in un’Italia finalmente migliore. Speranze poi rivelatesi solo mere illusioni. Il 5 aprile del ’92 si svolgono le ultime elezioni con i vecchi partiti ideologici. Tutti vengono travolti. La DC scende per la prima volta nella sua storia sotto il 30 per cento. Il PDS erede del PCI si ferma al 26,6. Il Psi di Craxi al 13,6 per cento. Si impone clamorosamente la Lega Nord di Umberto Bossi che conquista l’8,7 punti e manda in parlamento 55 deputati e 25 senatori, che promettono battaglia contro Roma ladrona. Nell’aula della Camera si sventola il cappio mentre fuori sono in tanti a tirare monetine a Craxi davanti all’albergo Raphael a Roma . E’ anche la stampa a distinguersi per una certa brutalità, l’avviso di garanzia al potente diventa automaticamente un disonore. I partiti provano a resistere ma è una battaglia di retroguardia. Al Quirinale c’è un magistrato: Oscar Luigi Scalfaro. Affida il governo prima a Giuliano Amato e poi al governatore di Banca d’Italia Ciampi. Nascono esecutivi d’emergenza e la legislatura si chiude dopo soli 2 anni. Nel ’94 si torna al voto e sembrano passati secoli. L’uomo nuovo è Silvio Berlusconi. Dal sistema dei partiti a quello incarnato dai leader. Oggi, 25 anni dopo l’arresto di Mario Chiesa, Mani Pulite continua a dividere come una faglia trasversale. Tangentopoli è finita ma la corruzione resta un problema enorme. E resta soprattutto un Paese eccitato e affascinato dalla rabbia. Allora fu il cosidetto popolo dei fax ad incoraggiare il pool di magistrati di Milano oggi attraverso il web risuona sempre più forte il coro del dare addosso al colpevole. Una claque mediatica che trova nella contestazione il suo sfogo e il suo modo di reagire alla crisi economica alle differenze sociali che sono cresciute in questi anni. Michele Serra un giornalista che allora dirigeva un giornale di satira “Cuore”, già 25 anni fa scrisse che “un paese che affida la propria rivoluzione al codice penale non è un paese sano. Anzi nel fondo è un paese reazionario, che pur di non cambiare se stesso è disposto a qualunque trucco.”. A distanza di un quarto di secolo le cose non sembrano molto cambiate.
edito dal Quotidiano del Sud

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