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Il presidente Notarstefano di Azione Cattolica: necessario un nuovo impegno dei cristiani

Felice Santoro 

Il presidente nazionale di Azione cattolica, Giuseppe Notarstefano, da pochi mesi  confermato per un secondo triennio, è stato ad Ariano Irpino in occasione del  XLII convegno diocesano. L’ economista palermitano, dopo aver sottolineato l’ affettuosa accoglienza  e la sorpresa nel trovare tanta partecipazione nel mese di agosto, ha svolto una lunga e articolata relazione. Ha evidenziato  immediatamente il suo costante impegno nel favorire il dialogo tra le generazioni e con le altre associazioni.

Afferma che “sono giornate utili per il discernimento”, e così pronuncia  un termine caro al gesuita papa Francesco. “Occorre una chiesa  capace di ascoltare e di ascoltarsi”  e sottolinea l’importanza di percorsi di ricerca personale e di un discernimento comunitario. Il vangelo spinge ad una trasformazione di vita  che deve essere “più pienamente umana”. Oggi esiste una forte  domanda di senso  ed è rappresentata  dalla “ sete del popolo che è sete  di giustizia, di pace e di bellezza”. Il fine  è costruire legami fraterni e quindi si ha il dovere  di “ essere tra gli uomini nella complessità del nostro tempo … non bisogna aver paura ma creare una connessione fra le varie dimensioni dell’esistenza”. Aggiunge che  è una sfida da affrontare con l’arma dell’Evangilii gaudium, l’esortazione apostolica che ha aperto il pontificato e delineato  il cammino futuro.

A questo punto sottolinea che due termini fotografano e attraversano  il vivere quotidiano: crisi e transizione; siamo di fronte a un “cambiamento di epoca”, e ritorna il linguaggio del papa; alla crisi globale  si risponde  con la  conversione ecologica  e dalla transizione si può uscire procedendo verso la  trasformazione, che consiste nel fare scelte nette a tutela della dignità umana. E cita  Dominique Chenu, il teologo domenicano caposcuola della Nouvelle theologie  che invitava a leggere “ i segni dei tempi”, e ricorda la Galilea delle genti di cui parla il vangelo di Matteo  per cui “occorre tenere insieme la vita, tenere insieme le persone”, e qui il richiamo  contemporaneo é a don Tonino Bello con la sua  “convivialità delle differenze”; la pluralità, la diversità  sono ricchezze, disegnano  una chiesa che deve includere, e  ne rivendica la dimensione popolare. Puntare all’essenziale, “camminare con stile fraterno, e costruire comunità orientate al bene … camminare insieme rafforza i rapporti e costruisce amicizie”.
I laici non devono correre  i due rischi dell’astrattezza, serve la  concretezza,  e dell’autoreferenzialità, il segreto è “prendersi cura”.  Invita a vivere con gli altri, a portare avanti una chiesa della tenerezza, a credere  nella  sinodalità con fiducia  e a ripartire dal basso come è indicato in Fratelli tutti.
Nella sua riflessione emerge la  centralità della persona e del vivere in relazione. Ci sono echi di Mounier e del personalismo comunitario. Necessita “ un nuovo impegno dei cristiani  che non hanno cessato di svolgere il proprio ruolo  in  assenza di un regime di cristianità”, e  in questo caso è imprescindibile  Piero Scoppola con il suo La “nuova cristianità “ perduta.  E rafforza il concetto con  La lettera a Diogneto, in cui emerge che i cristiani  sono e operano nel mondo anche se  non sono del mondo.

Presenta  tre figure di animali per prospettare tre possibili cadute: struzzo, talpa e camaleonte, facili rifugi e vie di fuga. I cristiani  sono tuttora “ pietra di scandalo quando si mostrano accoglienti,  quando indicano generosità e non utilitarismo, propongono legami sentimentali per stare insieme tutta la vita. La gratuità è una caratteristica esemplare del loro stile di vita” e ritiene  opportuno  fare in modo che le persone non siano condannate quando i comportamenti derogano ai principi in quanto dà maggiori frutti  accompagnarli con umiltà ad interrogarsi. Cita Leoluca Orlando, il sindaco della “primavera palermitana”,  che continua ad offrirgli  un’espressione del poeta tedesco Holderlin, “ dove è il pericolo cresce anche  ciò che dà la salvezza”.

La Chiesa chiama alla santità  e in Azione cattolica non sono mancate figure straordinarie,  elenca Armida Barelli e  Pier Giorgio Frassati e si sofferma su Gino Pistoni, il partigiano cattolico piemontese morto martire all’età di  venti anni nel 1944.                                                                                          Grazie ad alcune domande da parte dei presenti rilancia il tema della corresponsabilità, che riguarda  Chiesa e laici, rimarca  l’urgenza  di una questione femminile non più rinviabile  e definisce  il compito principale dell’Azione cattolica che consiste oggi nel  “mettere insieme pace, ambiente, alleanze al servizio della comunione”.
E poi tratta il concetto del bene comune, tema  emerso prepotentemente a Trieste nell’ambito della cinquantesima Settimana Sociale  dei cattolici dello scorso luglio, ed intanto  cita Giuliano Amato  che parla  di “essiccamento” della vita democratica. Con forza sostiene che la politica è “succube dell’economia”,  la debolezza della politica è rappresentata da “politici che fanno cabaret e si intrattengono su piccole cose”.  “La fatica di stare giorno per giorno dalle parti delle cose buone” è l’auspicio conclusivo.

Felice Santoro

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