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Il primo premio Cesare Ventre al calciatore Chicco Patierno

E’ stato assegnato a Chicco Patierno, calciatore dell’Us Avellino, il premio dedicato a Cesare Ventre. La prima edizione si è tenuta sabato scorso a Bellizzi presso la struttura polivalente di Piazza Napoli.

L’iniziativa è stata organizzata da Radio Notte Stereo Web con il patrocinio del Corriere dell’Irpinia, con la fattiva collaborazione  di Sport Channel (canale 214), del Comitato di Quartiere di Bellizzi e dell’associazione Vespa Club.
A coordinare l’incontro Marika Borrelli, al intervenire il direttore del Corriere dell’Irpinia, Gianni Festa, anche editorialista dell’emittente televisa Sport Channel. Tanti gli ospiti, tra cui i fratelli Cesare: Enzo, Giovanni e Giuseppe e don Vitaliano Della Sala.

Durante la kermesse è stato presentato anche un documentario – preparato da Sandro Urciuoli, direttore di Radio Notte Stereo – che ha ripercorso la carriera giornalistica di Ventre. E’ stato poi il direttore Festa a sottolineare la passione di Cesare per il giornalismo, la sua attenzione nella verifica delle fonti, la determinazione a raccontare in modo equilibrato e sempre in maniera propositiva la città e Bellizzi, i suoi contributi storici pubblicati sulla Domenica del Quotidiano del Sud. Festa ha lanciato anche la proposta di raccogliere in un libro tutti gli articoli di Ventre.

Cesare non è stato solo un giornalista: storico, archivista, poeta, paroliere, speaker radiofonico, giocatore – nel ruolo di portiere – e allenatore di calcio e di calcetto. E’ stato sopratutto un piacevolissimo amico, di valore inestimabile per i tanti che lo hanno conosciuto. Così lo hanno ricordato durante l’incontro.

Cesare è morto improvvisamente nel gennaio del 2023, lasciando un gran vuoto, incolmabile. Non è tanto per dire, come si fa in questi casi.
Cesare ha vissuto di passioni, di progetti, di ideali, di arte, per il prossimo, era un altruista senza retorica, nel modo giusto. Cesare era a tratti irriverente perché sempre schietto, un ragazzo di strada che amava i libri e le biblioteche.
Aveva il culto della comunità. Un chiacchierone allegro che raccontava un passato epico, che tentava di  tramandare, nel bene e nel male, con infiniti aneddoti, a volte per sua stessa ammissione quasi inverosimili. E lo sottolineava con una risata grassa, sonora e liberatoria.
Per Cesare l’importante era lo stare insieme, vedere, ascoltare e parlare con la gente. Scrivere. Era anche schivo e riflessivo. Studiava e amava scoprire e riscoprire le tradizioni e la cultura della sua terra per poter guardare con occhi nuovi, da bambino, il suo paese, la sua Avellino.
Cesare sembrava provenisse da un tempo antichissimo, leggendario. Era inattuale e moderno.
Ed era in prima fila in tante iniziative sociali. Lo sport, ad esempio.
Era un ciclista solitario, instancabile e sui generis. In sella alla sua mountain bike, non si era mai rassegnato alla classica bici da corsa.

Faceva a modo suo, vestendo un abbigliamento originale. Alla mise da corridore, al casco e al fuseau, preferiva indossare in bici una divisa da calciatore, non dimenticando i lunghi calzettoni.
Per anni era stato allenatore di calcio dei bambini, un modo per impegnarli in modo sano, per formarli alla vita: questo ero l’obiettivo di Cesare. Perché in periferia i momenti di aggregazione mancano e la strada non offre nulla. Cesare lo sapeva.
Il suo era un impegno volontario, serio, gratuito.
Con lo stesso spirito si dedicava alla radio, altra sua passione. Al suo fianco Sandro Urciuoli e Michelangelo Varrecchia, che portano avanti ancora il progetto.
“Ho visto Cesare la sera prima del giorno in cui è morto: non si sentiva bene, abbiamo comunque registrato la trasmissione radio”, racconta Urciuoli con un filo di voce
“Cesare se n’è andato a casa. Dopo un po’ l’ho contattato per organizzarci per la partita. Non mi ha risposto”, continua Urciuoli. “Di solito lo faceva dopo un po’ di tempo però quella notte non ho ricevuto alcun messaggio. La mattina dopo ho avuto la brutta notizia”. Cesare è stato trovato morto nella sua abitazione di Bellizzi dove viveva da solo, tra i suoi libri, le carte, l’archivio. Morto per cause naturali: un malore. Aveva 63 anni. Ne hanno parlato i giornali. Era un collaboratore del Corriere dell’Irpinia e di Telenostra. Sulla domenica del Quotidiano del Sud pubblicava ogni domenica i risultati delle sue ricerche storiche. Ogni volta era una sorpresa illuminante leggerlo.

Frequentava quasi quotidianamente archivi  da cui ricavava materiale sulla storia dell’Irpinia. Aveva scritto anche un libro: “Bellizzi nelle Cronache”. “Sento la sua mancanza. La sua morte è stato un trauma per me”, confessa Urciuoli.
“Ci legava un rapporto di fraterno da sempre. Cesare era un pilastro del nostro progetto radiofonico. Insieme creammo Radio notte stereo. Il nome lo scelse lui. Suonava bene anche se il termine notte non lo capivo. Era romantico in fondo, come lo era Cesare”, riflette Urciuoli.

“Abbiamo fatto tante cose insieme, ad esempio un album musicale stile Squallor, senza parolacce. Ne potrei raccontare tante di avventure insieme a Cesare. E pensare – dice Urciuoli – che per quindici anni non ci siamo parlati. Cesare lasciò la radio per non so quale motivo, non l’ho mai capito. Diede le dimissioni da presidente e sparì. Ci rimasi male. La reunion avvenne in occasione del 25esimo anno della nostra emittente. Cesare era stato il primo rappresentante legale della nostra associazione Studio Eagles 91. La radio per noi è sempre stato un veicolo per comunicare anzitutto con il nostro paese, Bellizzi, e più in generale con chi ci sta intorno. E’ un progetto partecipato, ognuno ne rappresenta un pezzo. Siamo una realtà senza scopo di lucro, totalmente libera, aperta”.

Non solo la radio: “Cesare –  prosegue Urciuoli – era membro della commissione comunale per la toponomastica di Avellino. Insieme abbiamo cercato di promuovere l’intitolazione di alcune strade di Bellizzi a chi ha fatto tanto per la nostra comunità, come il professore Tonino Ambrosone, scultore ed pittore, artista poliedrico. E poi l’impegno di Cesare per la Zeza”.

Cesare, dicevamo, era anche un giornalista: “Fu estremamente felice quando ottenne il tesserino da pubblicista: era orgoglioso. Avevamo tanti progetti…cercherò di portarli avanti comunque”, Urciuoli non si perde d’animo. Cesare era un coraggioso, dotato di una proverbiale determinazione che non sconfinava nella cocciutaggine.
Antonio Vistocco e Carmine Losco hanno pensato qualche mese fa di dedicare a Ventre il premio che si consegna oggi.

Ma non finisce qui.
“Vogliamo anche recuperare le poesie di Cesare”, promette Urciuoli. “Ne ha scritte molte in onore della Madonna, di Maria Santissima di Costantinopoli, protettrice di Bellizzi, a cui era molto devoto”. Cesare che porta in spalla la statua della Madonna è una immagine emblematica. Era un uomo di fede, non un clericale. Non ha mancato una processione. In queste occasioni, Cesare passava dal suo solito sorriso sornione e beffardo ad uno sguardo solido e assorto.
Era questo, Cesare: un motore del vivere sociale.  Con lui è venuto a mancare uno dei pilastri di Bellizzi.
Non rimane che il suo esempio: il premio Cesare Ventre è un modo per sigillare la forza del suo insegnamento e legarlo indissolubilmente ad Avellino, è un tributo alla sensibilità civile, all’impegno per gli altri, è un riconoscimento al coraggio delle piccole cose che rendono grande e orgoglioso di sé un borgo come Bellizzi e la città tutta. Intorno ad uomini come Cesare si struttura il tessuto sociale, si consolidano le radici culturali, si realizzano sogni, ci si ritrova uniti.
Di questo premio Cesare sarebbe stato felice. L’avrebbe raccontato a tutti, modestamente e con una grossa risata.

Tra le poesie di Cesare ce n’è una in particolare dedicata al suo paese:

“Tra le tue pietre, nei tuoi angoli, nel crepuscolo che saluta il giorno, nei volti di ogni mattino, nelle sere umide e piovose, nei giorni lontani e prossimi, di unione e di festa…il suono del tuo campanile mi riporterà al tuo tempo lontano che non conosco ma che voglio scoprire”.

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