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Il Procuratore Airoma al meeting di Rimini: “Per un magistrato l’essenziale non è la ricerca della carriera, ma rendere giustizia”

“Coltivo questa speranza. Che il Beato Rosario Livatino possa anche essere proclamato patrono dei magistrati. Io penso questo sia un segnale che possa sicuramente essere motivo di onore tanto per i credenti quanto per i non credenti. Perché Rosario Livatino potremmo dire che ci ha insegnato come amare la Giustizia è come essere giusti per amore, grazie”. Il Procuratore della Repubblica di Avellino e vicepresidente del Centro Studi Livatino Domenico Airoma ha chiuso così il suo intervento al dibattito organizzato al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione dedicato proprio alla figura del Beato Rosario Livatino.

La  camicia insanguinata di Rosario Livatino  il nucleo centrale dell’ intervento del capo della procura irpina. “Immaginate qui davanti a noi, davanti a voi, la camicia insanguinata del beato Livatino, che è un po’ la reliquia per eccellenza.Cos’è una camicia? Potremmo dire che l’indumento essenziale per eccellenza. Allora la camicia forse ci riporta appunto a questo, all’essenziale che il tema del vostro incontro. E ci chiede, mi chiede ma qual è l’essenziale ? In cosa consiste l’essenziale per un magistrato, per un giudice? Non certamente la ricerca della carriera o del potere, o dell’affermazione di una qualche ideologia. L’essenziale e’ rendere giustizia, cioè dare a ciascuno il suo. Ciò che spetta ad ognuno in realtà, che cosa ci spetta per definizione: la dignità. Quella che nessuno può toglierci. Quella camicia e l’essenziale. Ma un essenziale potremmo dire quotidiano perché dobbiamo indossarla ogni giorno e allora anche questo è un altro insegnamento. In realtà, noi siamo chiamati non tanto a fare giustizia, la sfida grande è quella di cercare di essere giusti, che è una cosa molto diversa. Quotidianamente significa provare a coniugare, in questo quella camicia ci dice tanto, il nostro impegno professionale nelle aule di udienza con quello della nostra vita privata, non sono ambiti separabili. Questo insegnamento che ci da’quella camicia. Ma ancora, perché checche’ se ne dica nessuno è nato con la camicia. Ecco qui dobbiamo in qualche modo indossarla, Quella camicia è anche una scelta. Ci dice che noi dobbiamo scegliere, dobbiamo scegliere si. Qualunque ruolo e qualunque posto ricopriamo ciascuno di noi deve fare delle scelte.

 

Pi il Procuuratore capo di Avellino  si sofferma sul contesto territoriale in cui è  cresciuto. “Io vengo da un quartiere popolare di Napoli e ahimè alcuni di quei ragazzi con i quali giocavo a pallone me li sue ritrovati nelle aule di udienza, nella gabbia dei detenuti. Ho particolari meriti? No. Se non quello magari di aver trovato le persone che mi hanno aiutato a scegliere. E anche questo scrive il beato Rosario Livatino. Scegliere e decidere fra più cose alternative o soluzioni e aggiunge che per scegliere occorre la luce. Nessun uomo e’ luce assoluta, nessun uomo e’ luce a se stesso. Questa frase dovremmo scriverla nelle aule di udienza, ma non dietro, bensi’davanti. Per poterla ogni giorno, quotidianamente, leggerla. E poi Perdonatemi quella camicia, ricorda anche un po’ quella che abbiamo ricevuto al momento del battesimo. Allora quella camicia nel caso di Livatino ci indica anche una cosa molto seria, che forse anche la ragione di quello stupore, cioè la santità. Scrive Davide Rondoni, nella poesia che ci ha regalato e abbiamo pubblicato in esordio del testo che abbiamo scritto su Rosario Livatino, che la santità è scandalo per la Giustizia. Sì, e’ scandalo per la giustizia, perché la santità ci invita a dare oltre alla logica della mera corrispettività, quella del “do ut des”. Ma andare oltre, provare a trovare, ricercare, capire che la persona che stai giudicando c’è un uomo come te: “nihil humanum a me alieno puto”. Se riflettessimo davvero su queste parole comprenderemmo anche come in realtà l’onore non è qualcosa di diverso dall’amore, anzi che l’onore dell’uomo sta proprio nel fatto di essere amato, che noi siamo chiamati ad amare. Anche quando sbaglia. Questo non significa buonismo, ma significa apprezzarlo nella sua umanità”.

Poi il magistrato partenopeo conclude il suo intervento sottolineando  il  grande  della figura di Livatino “Livatino e’ anche grande ragione di speranza. Perché significa che la provvidenza è all’opera, non dobbiamo disperare. Ecco nulla è mai scritto in maniera ineluttabile. Se da Canicattì questo piccolo giudice è diventato un fenomeno e tutte le mostre in tutte le parti d’Italia hanno un successo straordinario, pensate per merito degli organizzatori? Forse. In realtà soprattutto per merito suo. Solo un cieco non vedrebbe qualcosa di davvero profondo e misterioso in quello che sta accadendo”.

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