Corriere dell'Irpinia

Il raduno dei gemelli ad Avellino nel segno della condivisione. Un legame speciale che è sempre ricchezza

E’ la festa della condivisione ad andare in scena al Carcere Borbonico di Avellino in occasione del Raduno dei gemelli “Io vado da voi”, ideato dalla fotografa Antonia Di Nardo. Una festa che diventa spazio di riflessione ma soprattutto occasione per stare insieme e interrogarsi sul misterioso legame che unisce i fratelli e le sorelle gemelle. Una festa carica di simboli, come le pigotte gemelle dell’Unicef realizzate dai detenuti del Carcere di Bellizzi, dalle volontarie di Altavilla e dai giovani del servizio civile in dono per tutti i partecipanti e un pezzo di tufo che ricorda l’idea da cui nasce il raduno, l’ipotesi che ci sia un collegamento tra l’alto numero di gemelli nati negli anni ad Altavilla e la presenza delle miniere. A scandire il pomeriggio la danza emozionale a cura del centro di psicoterapia “Arte Imperfetta di essere” di Francesca Grosso, lo spettacolo di Lino’s Street Circus, la musica live di Tony Borlotti e  dei suoi Flowers nel giardino degli odori, dalla passeggiata per la pace capitanata da Soccorso Picardi a Gemini Box, la stanza tematca per sperimentare le affinità a cura di Renato Ciampa, fino  ‘Scatta l’emozione’ a cura del laboratorio del Teatro 99 Posti, fino alla mostra di pigotte gemelle, a cura dell’Unicef. Particolarmente apprezzate anche lo spazio dedicato alle erbe gemelle a cura di Lucia Tartaglia e all’installazione dell’architetto Marina Parrilli nella sala Tholos e la mostra a cura di Maria Benedetta Polcari  dedicata ai gemelli nel tempo e nella storia con i contributi del fotografo Olivo Massimo Scibelli.

Tante le esperienze e le storie che prendono forma nel giardino del Carcere Borbonico, per ribadire che avere un fratello o sorella gemella è sempre una ricchezza.  Lo spiegano Giuliana e Adriana Vangone, popolarissime tik tokers, ospiti anche di trasmissioni televisive, che hanno partecipato al film  “Wishing on a star” in gara a Venezia, grazie al regista Kerekes nel quale compare anche il riferimento a raduno di gemelli “Il nostro lavoro è un altro, siamo due funzionarie pubbliche ma ci piace condividere video sui social, in particolare su Tik Tok, diciamo che per hobby ci divertiamo a interpretare il ruolo delle gemelle” E sull’unicità dell’essere gemelle “Significa avere un alter ego, uno specchio riflesso, qualcuno che ti conosce senza parlare. Non sappiamo cosa sia lo stato di solitudine. E’ la prima volta che partecipiamo a un raduno qui in Campania. Siamo di Pompei ed è un onore per noi essere qui, confrontarci con altre coppie di gemelli e capire come comunicano, come vivono questa condizione, ritrovarci nella nostra unicità”. Spiegano come “Anche occasioni come queste diventano importantissime per lanciare un messaggio di pace, nelle coppie, nelle relazioni familiari. E come gemelli il nostro appello alla pace ha valore doppio”

Alessandra e Francesca arrivano da Napoli e hanno raccolto appieno l’invito del raduno a catapultarsi  nel 1969 con bandana e pantaloni larghi “Abbiamo seguito i consigli della nonna. Abbiamo ventidue anni, veniamo da Napoli, siamo studentesse, io studio fisioterapia, Francesca lingue alla Federico II e le piacerebbe lavorare nell’ambito del teatro. Avere una gemella significa avere qualcuno che ti capisce e ti sostiene”. Confessano di aver provato a “sostituirsi l’una all’altra ma con scarsi risultati. Quindi abbiamo lasciato perdere”

Costantino e Francesco, dodici anni anno, partecipano ogni anno al raduno “E’ sempre divertente essere qui, incontriamo tante persone, siamo coinvolti in tanti giochi e attività”. E svelano come “ad unirci è un legame davvero speciale, a volte siamo telepatici, diciamo e pensiamo le stesse cose ma non abbiamo gli stessi gusti e passioni”

Si presentano come la triade Pasquale, Fabio e Sergio, direttamente da Martinafranca in Puglia, anche se sottolineano sorridendo come “l’accento è quasi sardo”. Ringraziano i genitori di non averli mai separati “Ci sentiamo un’unica persona, non soffriamo mai la solitudine, siamo sempre andati a scuola insieme anche se a separarci è stato, poi, il lavoro, un fratello ha trovato lavoro in una tipografia, un altro in un’impresa edile, io sono operatore sociosanitario. Ad accomunarci è la passione del podismo, ci piacerebbe partecipare a qualche gara anche in Irpinia”. E confessano che il sogno resta “La maratona di New York”. Sull’importanza di un raduno come questo “Raccontiamo la nostra esperienza ed ascoltiamo quella delle altre coppie di gemelli. E’ sempre prezioso condividere”. E rilanciano anche loro sul tema della pace “La pace parte dalla nostra interiorità, siamo convinti che se facciamo del bene riceveremo del bene”

Bionde, occhi azzurri, Gaia e Giselle, hanno quattro anni e sono di Avellino “Sappiamo di poter contare sempre l’una sull’altra, siamo entrambe appassionate di sport anche se non amiamo vestirci nello stesso modo” confessano con un pizzico di timidezza. Applauditissimi anche Gabriele e Riccardo che hanno vinto lo scorso anno la sezione “I più diversi”. Iscritti alla quarta elementare, Riccardo ama la storia e Gabriele la matematica, non tifano per la stessa squadra anche se sono appassionati di sport e sottolineano “Non ci siamo mai vestiti uguali. Non siamo mai stati in competizione l’uno con l’altro”. Antonia Di Nardo ricorda come proprio  grazie alle parole pronunciate lo scorso anno da Gabriele e Riccardo a proposito del raduno come di una festa dell’infanzia abbia avuto l’idea di coinvolgere quest’anno l’Unicef.

Settantadue primavere per le nonne del raduno che arrivano da San Vitaliano e da Marigliano. Si chiamano Mena e Lisa Camposano “Viviamo in due paesi vicini, ci vediamo quasi ogni giorno. Siamo tra le coppie che hanno partecipato alle riprese del film in gara a Venezia. Ripetiamo sempre che abbiamo conosciuto gli uomini prima degli altri, perchè l’una era nella pancia della mamma insieme all’altra”. Spiegano di non avere necessariamente gli stessi gusti “a volte capita, a volte no ma non pensiamo con un’unica testa. Ci siamo divertite tanto da giovani, oggi siamo delle nonne anche se al momento non ci sono figli gemelli in famiglia.  A scuola capitava che quando una delle due non era preparata l’altra prendesse il suo posto. Era per noi quasi naturale”

Toccante la storia di Bruno Ungolo, autore del libro “Una vita da gemelli. Storia di un amore senza fine” in cui ha racconta il legame speciale che lo univa al fratello Vincenzo, morto prematuramente “Questo libro nasce da un sogno. Ho perso mio fratello un anno fa ed è stato per me un dolore senza fine. Da allora la mia vita non è più stata la stessa. Dopo un mese Vincenzo mi è venuto un sogno, chiedendomi di scrivere un libro e suggerendomi anche il titolo. Ero felice ma anche triste, non sapevo da dove iniziare, sono un metalmeccanico, non ho mai scritto nulla. Ma volevo accontentarlo e ho iniziato a scrivere. E’ stato come se lui mi accompagnasse nel processo di scrittura, come se mi dettasse le parole. E’ come se lui fosse ancora al mio fianco, comunichiamo solo in maniera differente. Oggi sono qui ad Avellino perché avevamo entrambi il desiderio di partecipare a un raduno di gemelli e ringrazio Antonia Di Nardo per avermi dato questa possibilità. Avere un gemello è una condizione difficile da spiegare, si sta bene solo se l’altro sta bene”. E’ Antonia Di Nardo a sottolineare come “il libro di Bruno ha una semplicità di scrittura che arriva al cuore. Bruno sottolinea più volte come il loro fosse un legame primordiale mentre poche volte non riflettiamo su cosa significhi stare nella stessa placenta. La sua testimonianza è importantissima anche per il messaggio forte che lancia sul fronte della lotta al cancro”

Dalila e Margot hanno dodici anni, sono iscritte al Convitto Colletta e confessano di aver sfruttato qualche volta il loro essere gemelle a scuola “Anche se siamo bravissime e non abbiamo bisogno di espedienti come questi”. Non amano i luoghi comuni legati all’essere gemelle “Avere una gemella significa avere una sorella con la quale condividere tante cose. Siamo nella stessa classe e quindi trascorriamo tantissimo tempo insieme. A volte ci piacciono le stesse cose, a volte no, spesso abbiamo la stessa opinione sugli argomenti ma non riusciamo a leggere l’una nel pensiero dell’altra, nessuna telepatia. Semplicemente ci conosciamo bene e possiamo immaginare che cosa pensi  l’alatra su una determinata questione. Gli stessi sogni? Assolutamente no”

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