Corriere dell'Irpinia

Inchiesta Alto Calore, revocata la misura interdittiva all’ex presidente Ciarcia

Inchiesta  sui corsi di formazione all’Alo Calore, revocata la misura  interdittiva per l’ex presidente dell’ente di corso europa Michelangelo Ciarcia. Il provvedimento, firmato dal gip del tribunale di Avellino Giulio Argenio, che su parere favorevole del Pm  e accogliendo l’istanza  del suo difensore Nello Pizza, ha disposto la revoca della misura cautelare imposta all’ex amministratore dell’Alto Calore.

Il gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella,  firmò nei confronti di  Ciarcia, assististo dal penalista Nello Pizza e la misura interdittiva dai pubblici uffici,  per 12 mesi, con le accuse di indebita compensazione, peculato, fatturazione inesistente e false comunicazioni sociali. Misura che ad avviso del Gip si è resa necessaria per il ruolo svolto  dall’ex amministratore unico all’interno dell’ente.

Intanto, la sentenza  sulle tredici richieste di rinvio a giudizio firmate dai pm Vincenzo Russo e Luigi Iglio nei confronti di  Ciarcia   e altri  indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’Alto Calore per la formazione 4.0 è slittata al 18 ottobre. Il Gup del Tribunale di Avellino Giulio Argenio  dopo l’udienza celebrata venerdì scorso, 5 luglio, ha infatti rinviato, in autunno,  la decisione sull’eventuale rinvio a giudizio per 11 indagati e sulle due richieste di abbreviato presentate nel corso dell’udienza.

Davanti al Gup del tribunale di Avellino, è stata formalizzata anche la costituzione di parte civile della stessa società di Corso Europa, rappresentata nell’eventuale processo dal penalista Benedetto Vittorio De Maio. L’ Alto Calore e la nuova dirigenza rappresentata dall’amministratore unico Antonello Lenzi, hanno scelto di costituirsi contro gli ex vertici della Società di Corso Europa. Il gup ha ammesso la costituzione per i reati di peculato contestati ed ha escluso la costituzione per i reati tributari.

Le contestazioni a vario titolo per gli indagati vanno dall’ indebita compensazione (a partire da quella ottenuta nel 2019 per il credito d’imposta previsto dalla legge 205/2017, pari a circa 132mila euro; per il 2020 pari al massimo della somma erogabile, ovvero 250mila euro e stessa cifra per il 2021) in concorso con le  diverse società che si sono occupate tra il 2019 e il 2021 della formazione dei dipendenti rispetto alle tecnologie 4.0 .

Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. A partire dalle prime due fatture emesse in favore di una delle società, nel giugno e luglio 2020 per un importo di circa 23 mila euro, quattro fatture emesse tra il settembre 2020 e il luglio 2021 in favore di una società casertana per circa 53mila euro; cinque fatture emesse nei confronti di un’altra srl dal marzo al maggio del 2022 per un importo di circa 54.900 euro. Contestato anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, proprio al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Contestata a Ciarcia e al collaboratore della Presidenza in concorso con i vertici delle società anche l’accusa di peculato. Per l’ex amministratore unico anche le false comunicazioni sociali, relativamente all’iscrizione in bilancio delle somme compensate illecitamente.

L’inchiesta, condotta dal Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Avellino, e’ partita nel febbraio 2023 primo blitz della guardia di finanza e i primi interrogatori dei dipendenti svolti dai pubblici ministeri Luigi Iglio e Vincenzo Toscano dalla denuncia di uno stesso dipendente dell’ente di Corso Europa.

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