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“Innamorarsi della politica, solo così avremo un futuro”. Intervista a Matteo Hallissey (Radicali Italiani)

Di Matteo Galasso

Giovane, determinato e appassionato, il nuovo segretario dei Radicali Italiani, Matteo Hallissey, incarna una visione progressista e radicale che guarda al futuro del partito senza dimenticare le battaglie del passato. Con una storia di attivismo iniziata da adolescente e un impegno concreto per i diritti civili e le libertà individuali, il più giovane segretario alla guida di un partito italiano rappresenta una nuova generazione di politici pronti a sfidare lo status quo.

In questa intervista, esploriamo il suo percorso personale e politico, le sue idee innovative e le priorità che intende portare avanti alla guida dei Radicali Italiani, senza mai perdere di vista la loto ricca e complessa eredità storica.

Matteo, cosa l’ha portata a interessarsi alla cosa pubblica fin da ragazzo e a che età ha iniziato a occuparsi di politica?

Ho iniziato a interessarmi all’attualità e alla politica intorno ai 14-15 anni. Scrivevo per piccoli media di informazione online che trovavo interessanti, pubblicando articoli e collaborando con Economia Italia su progetti di divulgazione prevalentemente economica. In seguito ho aderito all’associazione Liberi oltre le Illusioni, una realtà che si occupa di informazione, ma aperta anche all’attivismo politico. Quest’ultima è stata per me una palestra fondamentale, permettendomi di incontrare diverse competenze e maturare parecchio sul piano politico. Ho iniziato poi a tenere dirette online, interessandomi sempre più alle tematiche sociali e politiche. Tra i 15 e i 16 anni facevo già da moderatore a dibattiti e incontri sul web“.

Quali erano i temi che la interessavano maggiormente in quel periodo?

Ero particolarmente interessato alla scuola, all’università e alla ricerca. Poi un giorno per caso mi imbatto a Bologna in un banchetto di raccolta firme. Era l’estate 2021 e i radicali erano impegnati con Marco Cappato e l’Associazione Coscioni nella campagna referendaria per eutanasia e cannabis legale. Fu amore, complice anche il mio incontro con Arcangelo Macedonio, storico militante radicale di Bologna e attivista (oggi dirigente di Più Europa), che vide in me un talento e decise di coinvolgermi. Grazie a quell’incontro e all’incoraggiamento di tanti amici ho deciso di attivarmi, avvicinandomi a Radicali Italiani e a quell’universo di lotte per la libertà e i diritti”.

Cosa l’ha portata poi a trasferirsi a Roma?

Il trasferimento a Roma è stato determinato da due esigenze. la prima è intervenuta durante la campagna elettorale delle politiche 2022, quando Più Europa mi chiese di collaborare, prendendo parte anche ad un tour in tutta Italia per promuovere le idee e il programma del partito. La seconda è stata l’elezione a segretario di Riccardo Magi, deputato e storico dirigente radicale, poco tempo dopo. Riccardo mi chiese di far parte della segreteria di Più Europa per dare una mano all’iniziativa politica del partito. A soli 19 anni un’esperienza come questa ti cambia la vita e ringrazio Riccardo per avermi dato questa straordinaria opportunità per approfondire il mio impegno e imparare così tanto”.

Qual è stato il progetto che Le ha dato più soddisfazione?

Sicuramente il Comitato Giovani per l’Ucraina con il quale abbiamo realizzato una serie di manifestazioni importanti, raccogliendo ad esempio in pochi giorni 10.000 euro per il popolo ucraino, organizzando manifestazioni e coinvolgendo varie forze politiche e associazioni. Questa esperienza è stata ulteriormente significativa perché ha dimostrato la capacità di un gruppo di giovani di mobilitarsi efficacemente per una causa comune. Inoltre, sono particolarmente fiero dell’associazione universitaria che ho fondato, Universitari Liberi, che promuove idee liberali e radicali all’interno degli Atenei italiani“.

Cosa significa per Lei essere un progressista, radicale, generazionalista?

Essere progressista significa guardare al futuro e affrontare le sfide con un approccio innovativo e competitivo. Essere radicale e generazionalista significa dedicare ogni centimetro del proprio corpo, ogni secondo della propria vita, a difendere le libertà e i diritti di tutti, in particolare il diritto ad un futuro che non sia un deserto di opportunità per i giovani”.

Quali sono i Suoi valori in politica economica?

Credo nella libertà d’impresa e nella possibilità per tutti di concorrere partendo dalle stesse opportunità. In Italia, il problema principale sono le numerose corporazioni e categorie protette che, per difendere i propri privilegi, danneggiano il benessere della maggioranza. È necessario affrontare queste dinamiche per favorire una maggiore equità economica“.

Il 25 aprile 2022 ha partecipato alla manifestazione della liberazione dal nazifascismo sventolando una bandiera della NATO: rivendica tuttora quella scelta?

Assolutamente sì. Credo che il 25 aprile sia una giornata che deve continuare a vivere e ad attualizzarsi. La NATO, nonostante i suoi errori, ha svolto un ruolo fondamentale nel garantire la pace e nel dissuadere regimi totalitari da attacchi come quello avvenuto in Ucraina. Più che accantonata andrebbe superata con un esercito comune europeo“.

Qual è la sua posizione sul conflitto in Ucraina e come pensa che l’Italia e l’Unione Europea dovrebbero agire nell’immediato?

Credo che l’Europa debba essere unita e alleata degli Stati Uniti, non equidistante rispetto alla Russia. È fondamentale sviluppare una politica estera e di difesa comune, e anche appunto un esercito comune, per migliorare la gestione delle crisi. Condivido la posizione di Macron, è arrivato il momento che l’Europa, non la NATO o gli Stati Uniti, si prenda la responsabilità di fissare dei paletti. Non è tollerabile che dopo due anni di conflitto la Russia continui a bloccare i negoziati al punto di partenza, chiedendo come unica possibile condizione per far finire la guerra la resa dell’Ucraina e la sua trasformazione in uno stato vassallo. Quello di Macron è un impegno per la pace molto più concreto di quello dei tanti presunti ‘pacifisti’ che vorrebbero sospendere gli aiuti militari. È un impegno diretto che, se fosse seguito da altri in Europa, aiuterebbe a fissare dei paletti alle pretese di Putin e accelerare il processo verso una pace giusta. Dobbiamo metterci in testa che non esiste futuro in cui Putin riesce a soddisfare le mire imperialiste e il mondo torna ad essere un luogo di pace. La storia non è clemente con chi sottovaluta le ambizioni degli autocrati”.

In tutta Europa si va verso la legalizzazione della cannabis e la depenalizzazione delle droghe. Perché in Italia non si esce da questo stallo?

In Italia, la situazione è peggiorata a causa della propaganda di questo governo, che utilizza il tema della droga per ottenere consenso. Invece di adottare politiche progressiste, il governo ha inasprito le leggi, come con il decreto Caivano, che criminalizza ancora di più i giovani. È necessario un cambio di approccio per migliorare la situazione“.

Qual è la Sua idea sull’eutanasia?

La politica è molto più indietro rispetto ai cittadini su questo tema. La maggioranza delle persone è favorevole a una legge sul fine vita, inclusi molti elettori di destra. La politica dovrebbe intercettare queste necessità e sensibilità, ma purtroppo in Italia si combatte ancora per diritti che dovrebbero essere scontati. È incredibile che, nonostante le sentenze dei tribunali e la richieste dei cittadini, la politica abbia ancora paura di agire“.

Quali sono le sue priorità come nuovo segretario dei Radicali Italiani?

Come segretario dei Radicali Italiani, le mie priorità includono campagne classiche come quella sul sistema carcerario, ma anche temi internazionali come, appunto, quello dell’Ucraina. Abbiamo organizzato gemellaggi tra città italiane e ucraine per dare un aiuto concreto. Un altro traguardo importante è stato ottenere che il Comune di Roma dedicasse una via ad Alexei Navalny. Sosteniamo un ambientalismo scientifico razionale e promuoviamo un mix energetico che includa il nucleare. Le nostre campagne future si concentreranno sulla concorrenza e sull’innovazione tecnologica in ambito agroalimentare“.

Come concilia i suoi impegni istituzionali con il percorso universitario?

È difficile conciliare gli impegni politici con l’università, ma ci sto riuscendo. Studio Scienze Politiche Internazionali a Bologna, una città che amo profondamente. Anche se la politica è totalizzante, non voglio trascurare il mio percorso universitario. Per il futuro, mi piacerebbe continuare a studiare e a impegnarmi politicamente“.

Come pensa di gestire l’eredità storica dei Radicali Italiani nel Suo nuovo ruolo di segretario?

L’obiettivo è conciliare il passato con il futuro, portando avanti le battaglie storiche per i diritti civili e le libertà, ma anche aggiungendo nuove tematiche come la concorrenza e l’ambientalismo scientifico. Il nostro gruppo dirigente è giovane, ma facciamo tesoro delle esperienze della vecchia guardia. Vogliamo declinare il metodo radicale, fatto di iniziative dirompenti, in un modo innovativo, mettendolo al servizio di quell’Italia che non vuole arrendersi al declino“.

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