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Kill me if you can, Infascelli racconta il primo dirottatore Minichiello

E’ ancora cinema in piazza ad Avellino grazie alla rassegna promossa da Comune e Zia Lidia. Martedì 22 agosto, ore 21, piazzale Eliseo, gran finale con Kill me if you can di Alex Infascelli (90’) in collaborazione con Wanted Cinema e con la presenza del regista

Uccidetemi se ci riuscite. E’ questa l’espressione incisa sull’elmetto da guerra del marine famoso per essere diventato l’uomo che ha condotto il primo dirottamento di un aereo più lungo della storia, Raffaele Minichiello. Un “eroe”, come è stato definito dai telegiornali e dal popolo nazionale subito dopo il suo arresto all’aeroporto di Roma Fiumicino.Tratto dal libro Il marine – Storia di Raffaele Minichiello di Pierluigi Vercesi e Raffaele Minichiello e presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso anno, Alex Infascelli racconta una storia a tappe in un misto di incredulità e sorpresa, offrendo il ritratto di un personaggio controverso. E’ il 31 ottobre 1969 le trasmissioni tv degli Stati Uniti vengono interrotte da un incredibile annuncio: un uomo armato ha preso il controllo di un aereo della Twa in partenza da Los Angeles e diretto a San Francisco. Destinazione finale: Il Cairo, in realtà Roma. Inizia il più lungo dirottamento nella storia dell’aviazione e ha come protagonista Raffaele Minichiello, un diciannovenne immigrato dall’Irpinia negli States dopo il tragico terremoto del 1962.  All’arrivo a Roma, dopo mille peripezie, l’arresto. Ma per certi versi è solo l’inizio di una vicenda che sembra il romanzo su un uomo che, senza volerlo, diventerà un simbolo e persino un eroe. Un italo-americano che si porta dietro un vissuto costellato da tragedie personali e guai di ogni sorta. Unico filo conduttore: la voglia di viver.. Impressionato dalle azioni del soldato di Melito Irpino, Silvester Stallone avrebbe infatti deciso di prendere spunto dal suo profilo per rendere più ‘umano’ il protagonista della saga tratta dal romanzo “First Blood” dello scrittore canadese David Morrell.

La sua impresa record – più di 19 ore di volo per un totale di quasi 11mila chilometri in aria – venne portata a termine a causa di 200 dollari, la cifra mancante nei pagamenti ricevuti una volta tornato dal Vietnam. A mandare su tutte le furie il dirottatore era stato il trattamento ricevuto dal Paese per il quale avrebbe dato tutto, fino a sacrificare la vita. In particolare, un colonnello lo aveva trattato come un criminale bugiardo. Da qui la mutazione dell’amore in rabbia, in voglia di rivalsa.

Nel corso degli anni non sono mancate le interpretazioni distorte, fino a rendere l’italo-americano un eroe emblema di tutte le proteste di piazza in giro per l’Occidente. O ancora, il simbolo della condizione psicologica disagiata di chi andava in guerra in Vietnam e ne tornava traumatizzato. In realtà si trattò di un semplice colpo di testa per vendicarsi di una sorta di tradimento.

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